16a | VEELLU MUTARIN | CAPITOLO SECONDO | NEDARIM |
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[da daf 15b: Mishna.
Chi
disse: Shevu'a
che non dormo, che non parlo, che non vado gli è proibito eseguire queste azioni. Chi disse al suo compagno: Sia korbanquello che non mangerò da te, questo è un korban, che mangerò da te, è un tipo di shevu'a "per la vita del korban" senza valore, non sia korban ma chullin quello che non mangerò da te, gli è permesso mangiare dal compagno, perchè queste espressioni non sono di neder.da daf 15b] |
Ghemara.
La Ghemara
chiede:
Di chi è la nostra Mishna? La Ghemara risponde: È di R'Meyr, che ci insegna: Persino se disse solo "korban" non è neder. perchè se fosse di R'Yehuda, per lui non fa differenza se disse: Korban per lui non fa differenza se disse: Questo è il korban! Per R'Yehuda nessuna delle due è neder. La Ghemara chiede: Dì la sefa : A colui che dice: Sia PER UN KORBAN QUELLO CHE NON MANGERÒ DA TE, È PERMESSO mangiare dal compagno. Eppure la Mishna insegna a daf 13a: A colui che dice: Sia PER UN KORBAN QUELLO CHE NON MANGERÒ DA TE, R'MEYR PROIBISCE di mangiare dall'amico, e a questo proposito disse R'Abba: Facciamo come se abbia detto: Al posto di un korban esso sarà, per questo non mangerò del tuo. La Ghemara risponde: Non è così difficile: Questo a daf13a è nel caso in cui disse: PER UN KORBAN = al posto di un korban questo della nostra Mishna è nel caso in cui disse: Per un korban = NON UN KORBAN, con l'intenzione di dire: Che non sia un korban. |
Questa spiegazione si basa sul fatto [intraducibile nelle lingue occidentali] che la lettera lamed punteggiata con sheva ha il significato di per, ma la lamed punteggiata con patach assomiglia nella pronuncia ad un lamed-alef ,che significa non. |
Mishna.
A colui che disse: Shevu'a che non mangerò da te, questa è una shevu'a, che mangerò da te, non è una shevu'a che non mangerò da te, è proibito mangiare dal suo compagno. |
Ghemara. La Ghemara
fa notare una contraddizione tra la nostra Mishna e una Baraita:
Da ciò deduci che "questa è una shevu'a, che mangerò da te" vuol dire che non mangia, ed eccoti una Baraita contradittoria: LE SHEVU'OT SONO DUE CHE SONO QUATTRO: CHE MANGERÒ E CHE NON MANGERÒ CHE MANGIAI E CHE NON MANGIAI da ciò che disse CHE NON MANGERÒ CHE MANGIAI E CHE NON MANGIAI deduci che CHE MANGERÒ vuol dire che mangia. La Ghemara spiega: Disse Abbaye: CHE MANGERÒ può avere due significati: Stavano insistendo perchè lui mangiasse, e lui disse: Mangerò, mangerò, e quando continuarono ad insistere disse inoltre: shevu'a che mangerò, vuol dire che mangerà. Tuttavia se disse: Non mangerò, non mangerò, e quando continuarono ad insistere disse inoltre: shevu'a che mangerò, ha detto che non mangerà. La Ghemara fornisce un'altra spiegazione: R'Ashi disse: Il CHE MANGERÒ delle shevu'ot in pratica ha detto "che non mangerà". La Ghemara ribatte: Allora è tutto ovvio, perchè dirlo? La Ghemara spiega: Che sarebbe se tu dicessi: Mi si è ingarbugliata la lingua ma volevo dire che mangerò, perciò il Tanna viene ad informarci che non gli prestiamo fede e la shevu'a gli proibisce di mangiare. La Ghemara spiega la ragione per cui Abbaye non accettava la spiegazione di R'Ashi: Abbaye non insegnava un ragionamento come R'Ashi, perchè nella Mishna non viene insegnato "che non mangerà". La Ghemara spiega la ragione per cui R'Ashi non accettava la spiegazione di Abbaye: R'Ashi teneva le distanze dal ragionamento di Abbaye, perchè egli pensava, CHE NON MANGERÒ anche significa due cose: Stavano insistendo perchè lui mangiasse, e lui disse: Non mangerò?, non mangerò?, e quando continuarono ad insistere disse inoltre: shevu'a, sia che ha detto shevu'a che mangerà, sia che ha detto shevu'a che non mangerà, questo vuol dire che ha detto che mangerà. Ma si può anche spiegare che l'espressione shevu'a CHE NON MANGERÒ vuol dire che ha detto una shevu'a che non mangerà. Piuttosto bisogna concludere che il Tanna decise che shevu'a CHE MANGERÒ vuol dire che mangerà, e shevu'a CHE NON MANGERÒ vuol dire che non mangerà. |
Mishna.
Questo è l'elemento più stringente nelle shevu'ot che nei nedarim. E questo è l'elemento più stringente nei nedarim che nelle shevu'ot. Come sarebbe a dire? A colui che disse: Sia konam la sukka che io faccio, il lulav che io tengo, i tefillin che io metto, nei nedarim gli è proibito l'uso di quegli oggetti, mentre nelle shevu'ot gli è permesso l'uso di quegli oggetti, perchè non si può fare una shevu'a di trasgredire alle mitzvot. daf 16b |
Ghemara. La Ghemara
obietta circa il linguaggio della Mishna:
Quello che ci insegnò il Tanna della nostra Mishna: Questo è l'elemento più stringente nelle shevu'ot che nei nedarim, implica che esso è un neder anche se non così stringente. Ma se il Tanna voleva dire che le espressioni della Mishna di 15b (Sia korban quello che non mangerò da te, ecc.) pur essendo shevu'ot sono più stringenti di nedarim, ma la Mishna decide che sono permessi! La Ghemara spiega: La Mishna si riferisce alla sefa di quell'altra entrata a daf 15b, "sefa" della Mishna a daf 14b: Chi disse: SHEVU'A CHE NON DORMO, CHE NON PARLO, CHE NON VADO, gli È PROIBITO eseguire queste azioni. Questo è l'elemento più stringente nelle shevu'ot che nei nedarim. La Ghemara riporta la continuazione della nostra Mishna: E questo è l'elemento PIÙ STRINGENTE NEI NEDARIM CHE NELLE SHEVU'OT. ecc. La Ghemara chiede: R'Kahana insegnò: Disse R'Ghidel in nome di Rav, mentre R'Taviumi insegnò: Disse R'Ghidel in nome di Shmuel: Da dove sappiamo che non si può far una shevu'a di trasgredire alle mitzvot? La Tora insegna: (Numeri 30, 3) Non profanerà la sua parola, da cui impariamo: La sua parola non profanerà, ma gli è perdonato cioè viola la sua shevu'a quando essa riguarda le cose del cielo, le mitzvot. La Ghemara obietta: Che differenza c'è tra neder per cui è scritto: (Numeri 30, 3) Un uomo che fara neder dinnanzi a Dio . . . non profanerà la sua parola, quanto alla shevu'a anche è scritto: (Numeri 30, 3) o una shevu'a dinnanzi a Dio . . . non profanerà la sua parola ?! Perchè nel caso della shevu'a può violarla quando si tratta di mitzvot? La Ghemara spiega: Disse Abbaye: Questo che disse il Tanna che il neder vale anche se si tratta di mitzvot, è quando uno disse: Konam su di me il godimento della sukka, questo che disse il Tanna che la shevu'a va violata se si tratta di mitzvot, è quando uno disse: Shevu'a che non trarrò godimento dalla sukka. La Ghemara obietta: Disse Rava: Ma forse che le mitzvot furono date per il godimento? Piuttosto, disse Rava: Questo che disse il Tanna che il neder vale anche se si tratta di mitzvot, è quando uno disse: Konam su di me lo star seduto nella sukka, e questo che disse il Tanna che la shevu'a va violata se si tratta di mitzvot, è quando uno disse: Shevu'a che non starò seduto nella sukka. La Ghemara chiede: E che non si può far una shevu'a di trasgredire ad una mitzva, è da qui che lo impariamo? Da "la sua parola", da cui impariamo: La sua parola non profanerà, ma gli è perdonato, cioè viola la sua shevu'a quando essa riguarda le cose del cielo, le mitzvot. Da là piuttosto lo impariamo, perchè è insegnato in una Baraita: PUÒ ESSERE CHE UNO CHE FECE UNA SHEVU'A PER ANNULLARE UNA MITZVA, e poi violò la sua shevu'a E NON ANNULLÒ la mitzva, PUÒ ESSERE CHE SIA CHAYAV per aver violato una shevu'a? |
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