Se nell'Ordine delle Taharot, che è l'ultima delle grandi suddivisioni
del Talmud, non ci sono che quattro argomenti in cui, a detta di Shmuel,
l'halacha
segue Rabbi Eliezer, negli altri Ordini del Talmud ce ne devono essere
molti altri. La Ghemara si dà alla ricerca di altri argomenti
in cui l'halacha segua Rabbi Eliezer nei più svariati trattati.
Nel trattato di Yevamot a proposito di miun
sembra che tale decisione non sia solo per merito di Rabbi Eliezer. Nel
trattato Challa sembra che ci sia un esempio sicuro. Nel trattato Berachot
esiste una tale affermazione da parte di Rabbi Elazar, ma poi sembra appoggiarsi
all'autorità di Rabbi Chanina ben Gamliel.
La Ghemara ritorna alla nostra Mishna che aveva elencato
la vergine tra le quattro donne esenti dall'impurita retroattiva da mestruazione,
e l'aveva definita come colei che non aveva visto sangue mestruale in vita
sua, se pur sposata. La Ghemara distingue tra due tipi di verginità.
C'è la betulat damim che è quella che non ha mai visto
il sangue della mestruazione e la betulat betulim che è quella
che non ha avuto rapporti sessuali. Tuttavia dopo aver analizzato una Baraita
riportata da Rav Kahana che disquisisce sul concetto di verginità
applicato alla donna, al campo e al fico selvatico, la Ghemara sembra
concludere che il termine verginità non si addice alla donna che
non ha avuto le mestruazioni che in un senso traslato.
La seconda donna esente dall'impurità retroattiva è la
donna in gravidanza che la Mishna definisce come colei in cui si
riconosce il feto. La Ghemara specifica che ciò avviene a
un terzo della gravidanza intorno al terzo mese. Passa poi a considerare
un caso di falsa gravidanza e le sue implicazioni agli effetti dell'esenzione
dall'impurità retroattiva. |