13b
UNA "BOGHERET"
(ragazza che ha superato i dodici anni e mezzo) NON LE È PERMESSO
DI RENDERSI IMPRESENTABILE NEI GIORNI DEL LUTTO DI SUO PADRE, si da
rimanere attraente ad eventuali pretendenti. Da cui si deduce: Però
una na'ara, che non ha tanta urgenza di trovar marito,
le è permesso rendersi impresentabile durante il lutto.
La Ghemara scende nei particolari:
che cosa è permesso
alla bogheret? Non è il lavarsi? E con che?
Se tu dici con acqua calda, UNA "BOGHERET" NON LE È
PERMESSO!, non è possibile che le venga permessa l'acqua calda!
Infatti disse Rav Chisda: Ad una persona in lutto non è permesso
mettere un dito nell'acqua calda! Ma non è forse con l'acqua fredda
che le è permesso di lavarsi in quanto bogheret e ciò
implica che a tutti gli altri è proibito e non come disse Rava.
La Ghemara risponde:
No! La Baraita si riferisce
a dipingere gli occhi
e a intrecciare i capelli. Queste
sono le attività normalmente proibite ai luttuanti e permesse alla
bogheret. E ciò non interferisce con quanto detto da Rava.
La Ghemara offre ora un supporto
all'ordinamento di Rava:
Diciamo che viene in aiuto [a Rava]:
perchè disse R'Abba il Kohen a nome di R'Yose il Kohen: Ci fu
un caso e morirono i figli di R'Iose figlio di R'Chanina, e [R'Yose] si
lavò con acqua fredda per tutti i sette giorni del lutto.
Dunque R'Yose si comportò secondo il parere di Rava.
La Ghemara respinge la prova:
Dissero: Là, era un caso
in cui si susseguironodue periodi di lutto uno dopo l'altro.
perchè fu insegnato in una Baraita: QUANDO I SUOI PERIODI DI LUTTO
SI SUSSEGUONO L'UN L'ALTRO, SE LA SUA CAPIGLIATURA DIVIENE TROPPO VOLUMINOSA
PUÒ SFOLTIRLA COL RASOIO, ED EGLI LAVA LA SUA VESTE NELL'ACQUA.
Questo nello speciale caso di R'Yose, ma normalmente nel lutto è
proibito lavarsi anche con l'acqua fredda. L'episodio non fornisce quindi
un sostegno per Rava.
La Ghemara spiega meglio l'ultimo
ordinamento della Baraita:
Disse Rav Chisda: COL RASOIO
ma non con le forbici. NELL'ACQUA ma non con soda nè con sabbia,
nè con ahal (una sostanza vegetale usata nel bucato, forse
Aloe) come si usava.
La Ghemara cita una differente versione
dell'ordinamento di Rava e degli attacchi ad esso:
Ci son quelli che dicono: Disse
Rava: Ad un luttuante è proibito lavarsi con acqua fredda
per tutti i sette giorni del lutto.
La Ghemara chiede:
In che cosa ciò è
diverso da
mangiare carne e bere vino, cose permesse
nel lutto?
La Ghemara risponde:
Là egli lo fa (mangia
carne e beve vino)per alleviare la sua angoscia. La stessa utilità
non è evidente nel lavarsi.
La Ghemara cerca di rafforzare l'opinione
di Rava:
Diciamo che la seguente Baraita
gli viene in soccorso: UNA
"BOGHERET" (ragazza che ha superato
i dodici anni e mezzo) NON LE È PERMESSO DI RENDERSI IMPRESENTABILE
nei
giorni di lutto, da cui si deduce: Però una na'ara,
le è permesso rendersi impresentabile durante il lutto.
La Ghemara, come fece sopra, concede
che la Baraita alluda alla proibizione di lavarsi. Nei particolari:
Con che? Se tu dici con
acqua calda, UNA "BOGHERET" NON LE È PERMESSO!, non
è possibile che le venga permessa l'acqua calda! Infatti disse
Rav Chisda: Ad una persona in lutto non è permesso mettere un dito
nell'acqua calda! Ma non è forse con l'acqua fredda che le è
permesso di lavarsi in quanto
bogheret e ciò implica che
a tutti gli altri è proibito, come disse Rava in questa seconda
versione.
La Ghemara respinge la prova:
No! La Baraita si riferisce
a dipingere gli occhi
e a intrecciare i capelli. Queste
sono le attività normalmente proibite ai luttuanti e permesse alla
bogheret. E ciò non corrobora l'ordinamento di Rava che parla
del lavarsi.
La Ghemara commenta :
Disse Rav Chisda: Vale a dire
che il luttuante è proibito di fare il bucato tutti i sette
giorni di lutto.
La Ghemara conclude l'argomento
del lavarsi nel periodo di lutto:
E l'halacha è: Una persona
in lutto ha la proibizione di lavarsi l'intero corpo sia con acqua calda
che fredda per tutti i sette giorni di lutto. Ma faccia,mani e piedi,
con acqua calda è proibito, con acqua fredda è
permesso. Ma ungersi, seppure in piccolissima misura, è proibito,
ma per rimuovere qualche sozzura, è permesso.
La Ghemara passa alla collocazione
della formula 'Anenu nella preghiera dei giorni di digiuno:
La preghiera del digiuno,
'Anenu, dove la ricordiamo?Rav Yehuda portò Rav Yizchak,
suo figlio, in una passeggiata e gli spiegò: Il singolo che prese
su di sè un digiuno, prega la preghiera del digiuno,'Anenu.
E dove , nello Shemona 'Esre, la dice? Tra "Goel" e "Rofe"
(tra la settima e l'ottava benedizione.
Rav Yizchak discute l'insegnamento
di suo padre:
Rav Yizchak attaccò [questo
ordinamento]: Ma che un singolo possa stabilire una beracha per
conto suo? Piuttosto, disse Rav Yizchak che
l' 'Anenu sia recitato in "Shomea tefilla". E così disse
Rav Sheshet che 'Anenu si recita nella beracha
"Shomea Tefilla".
La Ghemara mette alla prova Rav
Yizchak (e Rav Sheshet):
L'attacco viene da una Baraita:
NON C'E differenza TRA SINGOLO E PUBBLICO nella preghiera nei
digiuni SE NON CHE QUESTO il singolo PREGA DICIOTTO, con
'Anenu inserita in "Shomea Tefilla" E QUESTO il pubblico
PREGA DICIANNOVE, con 'Anenu recitato separatamente tra
"Goel" e "Rofe".
La Ghemara definisce ora due termini
"chiave" nella Baraita:
Cosè "iachid",
sindolo, e cos'&edsa
"zibbur", pubblico? Se tu dici che "singolo"
(iachid) è proprio un singolo, che fa un digiuno privato,
e "pubblico" (zibbur) è l'emissario del pubblico (shaliach
zibbur), che guida la preghiera nei digiuni, sono le berachot diciannove?
Son ventiquattro! Quindi il termine "pubblico" usato nella Baraita
non si addice allo shaliach zibbur!
La Ghemara conclude che i termini
si riferiscono a due tipi di digiuni:
Piuttosto, non è questo
ciò che ha detto la Baraita?:Non c'egrave; nessuna
differenza tra un singolo che ha preso su di sè un digiuno privato
e un singolo che ha preso su di sè un digiuno pubblico cioè
un digiuno privato soggetto alle prescrizioni di un digiuno pubblico, eccetto
che questo prega diciotto e questo prega diciannove??
La Ghemara arriva all'attacco vero
e proprio a Rav Yizchak:
Impara da ciò: Un singolo
può stabilire una beracha per conto suo, come nel caso appena
esaminato che ha accettato su di sè un digiuno soggetto alle prescrizioni
di un digiuno pubblico!Ma Rav Yizchak escluse ciò categoricamente!!
La Ghemara resiste a questo attacco:
No! Il termine "pubblico"
non va inteso nel senso di un singolo che ha preso su di sè un digiuno
pubblico. Per sempre ti dirò, è l'emissario del pubblico.E
se ti resta difficile da capire l'espressione: l'emissario del pubblico
prega ventiquattro, non ci vuol molto a spiegarlo, La Baraita parla
dei primi tre digiuni pubblici, dove non ci sono ventiquattro
berachot. La Baraita ci informa che nella prima serie di digiuni l'emissario
della comunità recita soltanto diciannove berachot. Quindi la Baraita
non porta nessuna prova che un singolo recita 'Anenu come beracha indipendente,
piuttosto concorda con la posizione di Rav Yizchak.
La Ghemara solleva un'obiezione
a questa interpretazione:
E le ventiquattro berachot
non sono recitate nella prima serie di digiuni? Ma la
Baraita insegnò:"Non c'egrave; distinzione tra" nella seguente
maniera: NON C'È NULLA che distingua TRA I PRIMI TRE
digiuni E I TRE digiuni DI MEZZO ECCETTO CHE IN QUESTI primi
È PERMESSO SVOLGERE LAVORI E IN QUESTI di mezzo È
PROIBITO SVOLGERE LAVORI. La Ghemara perciò conclude: Ma
riguardo le ventiquattro berachot recitate dall'emissario della comunità
questi e quelli sono uguali. Come le ventiquattro son recitate nella
seconda serie così sono recitate nella prima.Non è quindi
corretto dire che il termine "pubblico" si riferisce al "shaliach zibbur"
e che la Baraita insegna che egli recita diciannove berachot nella prima
serie di digiuni.
La Ghemara risponde:
La Baraita ha insegnato e
ha poi lasciato indietro altri insegnamenti , per esempio che le
ventiquattro berachot non sono recitate nella prima serie di digiuni.
La Ghemara si domanda:
Che cosa fu tralasciato ancora
dalla lista delle distinzioni tra le due serie di digiuni, che questa
distinzione riguardante le diciannove berachot fu tralasciata? La
Baraita in genere non tralascia un solo argomento importante! E inoltre,
la Baraita insegnò: "Non c'è nulla tra", che è un
esclusione di ogni altra distinzione!
La Ghemara rifiuta tale conclusione:
Ma il Tanna discusse le proibizioni,
non discusse le preghiere