Daf9 | MASHKIN BET HASHELACHIN | CAPITOLO PRIMO | MO'ED KATAN |
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permesso copiare e divulgare la presente pagina a condizione che a capo
e
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9a |
[da Daf 8b:
La Mishna disse che uno non può prender moglie perchè ciò è per lui una fonte di gioia. La Ghemara chiede: E se ciò è per lui una fonte di gioia che male è? La Ghemara risponde: Disse Rav Yehuda in nome di Shmuel, e così anche disse R'Elazar in nome di R'Oshaya, e alcuni dicono che R'Elazar disse in nome di R'Chanina: Perchè non mescoliamo una gioia con un'altra gioia. La Ghemara riporta un'altra ragione: Rabba bar Huna disse: Perchè [lo sposo] mette da parte la gioia della festa, e si dedica alla gioia di sua moglie. La Ghemara precisa: Gli disse Abbaye a rav Yosef: Quel detto di Rabba bar Huna è veramente un insegnamento di Rav. Perchè disse Rav Daniel bar Ketina in nome di Rav: Da dove deriviamo che non possiamo prendere moglie durante il Chol Hamo'ed? Perchè è detto: E tu gioirai nelle tue feste, che viene interpretato nelle tue "feste" e non in tua moglie. La Ghemara riporta un'altra ragione: Ulla disse: A causa dell'eccessiva fatica a cui è sottoposto lo sposo per i preparativi del matrimonio. La Ghemara riporta un'altra ragione: R'Yzchak Nafcha disse: Perchè tra feste e preparativi per il matrimonio va negletta la mizva della procreazione. La Ghemara attacca tutte le ragioni su citate: Essi attaccarono le ragioni su citate dalla seguente Baraita: Quanto a TUTTE QUELLEdonne CHE [I CHACHAMIM] DISSERO che È PROIBITO SPOSARE DURANTE LA FESTA,-- fino a qui da Daf 8b] È PERMESSO SPOSARLE NELLA VIGILIA DELLA FESTA, anche se i sette giorni di festeggiamento (cioè i giorni delle sheva berachot) si protrarranno nella festa. La Baraita pone una difficoltà a tutte le opinioni precedenti. La Ghemara risponde: Non sussiste alcuna difficoltà. Per chi disse che la ragione di non sposare durante la festa è per via della gioia, non vi è alcun problema a sposarsi nella vigilia della festa, perchè la parte principale della gioia è un giorno, il primo giorno di matrimonio. Per chi disse che la ragione di non sposare durante la festa è per via dello sforzo eccessivo, per i preparativi del pranzo di nozze, non vi è alcun problema a sposarsi nella vigilia della festa, perchè la parte principale della fatica è un giorno. Per chi disse che la ragione di non sposare durante la festa è per via che va negletta la mizva della procreazione (perchè molti ritarderebbero il matrimonio per far coincidere il pranzo nuziale con un pasto festivo), non vi è alcun problema a sposarsi nella vigilia della festa, perchè per un solo giorno (cioè la vigilia della festa), uno non ritarda il matrimonio. La Ghemara ricerca le fonti scritturali della regola che non si mescolano gioie con gioie: E la regola che non mescoliamo gioia con gioia, da dove la deriviamo? Perchè è scritto sulla dedicazione del Tempio di Salomone: A quel tempo Salomone istituì la celebrazione, e tutto Israel con lui, una grande radunanza, da Levo Hamat fino a Nachal Mizraim, dinnanzi a Hashem nostro Dio, sette giorni e sette giorni, quattordici giorni. Cioè essi celebrarono i sette giorni prima di Sukkot in onore del Tempio e protrassero la celebrazione nei sette giorni di Sukkot in onore della festa per un totale di quattordici giorni. E se fosse dato di mescolare gioia con gioia, [Salomone] avrebbe atteso fino alla festa di Sukkot, e celebrato sette giorni per questo (il Tempio) e per questo (Sukkot). Il fatto che Salomone celebrò sette più sette conferma la nostra regola che non mescoliamo gioia con gioia. La Ghemara mette in discussione questa prova: Ma forse ritardare la celebrazione del Tempio, ormai ultimato, per farla coincidere con Sukkot, Salomone non l'avrebbe ritardata, tuttavia, quando accade che due gioie coincidono, si può fare di combinare due gioiose occasioni? La Ghemara risponde: Senza eccessiva difficoltà Salomone avrebbe potuto lasciare incompiuta una piccola parte da completare immediatamente prima di Sukkot sì da far coicidere le due celebrazioni. Se non lo fece è perchè non mescoliamo gioia con gioia. La Ghemara respinge questa spiegazione: Certamente non si può lasciare una parte del Tempio incompiuta perchè è sconveniente e di cattivo auspicio fare una cosa simile. Salomone non avrebbe adottato il metodo proposto dalla Ghemara. La Ghemara continua a sostenere la sua spiegazione: Quello che tu dici è vero per le strutture fondamentali del Tempio. Ma [Salomone] doveva solo lasciare incompiuta la "ama del caccia-corvi", che non è una parte essenziale dell'edificio del Tempio e completarla alla fine sì da far coincidere la dedicazione del Tempio con la festa di Sukkot. Siccome non fece così ne deduciamo che non si mescola gioia con gioia. La Ghemara rifiuta anche questa soluzione: La "ama del caccia-corvi" è una parte necessaria all'edificio del Tempio. Salomone non avrebbe potuto tralasciarla. Quindi non abbiamo nessuna prova per ritenere che se due occasioni gioiose capita che coincidano non si possa celebrarle assieme. La Ghemara cerca allora di derivare la regola che non si mescola gioia con gioia da un'altra parte del versetto citato: La prova che cerchiamo è invece dalla ridondanza del versetto. Ora, vediamo: è scritto: "quattordici giorni". A cosa mi serve "sette giorni e sette giorni"? Impara da ciò: questi della dedicazione del Tempio per conto loro, e quest di Sukkot per conto loro e non vanno mescolati. Essendo stata ricordata la dedicazione del Tempio, la Ghemara cita un insegnamento correlato: Disse R'Parnach in nome di R'Yochanan: Quell'anno della dedicazione del Tempio Israel non osservò Yom Kippur, ed erano preoccupati e dicevano: Forse che "i nemici di Israel" (eufemismo per Israel in caso di espressioni di malaugurio o di condanna) si son meritati l'annientamento per questo peccato! Uscì una Bat Kol e disse loro: Voi tutti siete preparati per la vita del Mondo a Venire. La Ghemara cerca la fonte scritturale per cui fu permesso a Israel di continuare i festeggiamenti del Tempio attraverso Yom Kippur: Quale versetto fu interpretato? Essi dissero un kal vachomer: E se la dedicazione del Tabernacolo, la cui kedusha è provvisoria, e i sacrifici recati dai principi di Israel son considerati korban yachid, sacrificio del singolo, ciononostante ebbe la precedenza sullo Shabbat, le cui proibizioni se trasgredite sono punite con la lapidazione, la dedicazione del Tempio, la cui kedusha è eterna, e i sacrifici ivi recati son considerati korban zibbur sacrificio pubblico, non è a maggior ragione che avrà la precedenza su Yom Kippur, la cui punizione è il karet, una pena meno severa della lapidazione? Una volta concluso che gli Yehudim impararono da un kal vachomer che quell'anno non erano tenuti ad osservare Yom Kippur, la Ghemara chiede: Ma allora di che si preoccupavano? La Ghemara risponde che c'era modo di mettere in dubbio la validità del kal vachomer: Là, circa la dedicazione del Tabernacolo puoi dire che il motivo per cui i sacrifici avevano la precedenza sullo Shabbat è perchè essi erano necessari come offerte per l'Altissimo. Mentre qui, nella dedicazione del Tempio, il mangiare e bere festivi erano solo necessari della gente comune. Forse questo non aveva la precedenza sullo Shabbat? E siccome avevano questo dubbio sul kal vachomer, erano preoccupati. La Ghemara chiede: Anche qui, nella dedicazione del Tempio, che gioissero e sacrificassero, ma non mangiassero nè bevessero? La Ghemara risponde: Non c'è gioia senza mangiare e bere. Il kal vachomer di cui si parla è basato sul dato che durante la dedicazione del Tabernacolo i sacrifici recati dai principi di Israel avessero la precedenza sullo Shabbat. La Ghemara cerca la fonte scritturale per questo punto: Da dove deriviamo che il Tabernacolo prevale sullo Shabbat? Diciamo che derivi da quanto è scritto: Nel primo giorno e nel settimo giorno, cioè Shabbat, questo non è necessariamente il significato del versetto. Forse il versetto parla del settimo giorno della cerimonia dei sacrifici. Disse Rav Nachman bar Yzchak: Il versetto disse: Nel giorno undicesimo giorno. La ripetizione della parola giorno viene a paragonare gli undici giorni a un singolo giorno, come segue: Come un singolo giorno ècontinuo, così anche gli undici giorni della dedicazione del Tabernacolo erano tutti in continuazione, senza interruzione neanche per lo Shabbat. La Ghemara cerca di confutare questa prova: Ma forse i giorni consecutivi comprendevano solo i giorni adatti per portare i sacrifici escludendo quindi lo Shabbat? La Ghemara risponde: In un altro versetto è scritto: Nel giorno dodicesimo giorno. La ripetizione della parola giorno viene a paragonare i dodici giorni a un singolo giorno, come segue: Come un singolo giorno ècontinuo, così anche i dodici giorni della dedicazione del Tabernacolo erano tutti in continuazione, senza interruzione neanche per lo Shabbat. La Ghemara pone la stessa domanda come sopra: Ma forse i giorni consecutivi comprendevano solo i giorni adatti per portare i sacrifici escludendo quindi lo Shabbat? La Ghemara risponde: Se è così perchè due versetti ad insegnare la stessa cosa? Se il versetto avesse voluto accennare solo ai giorni adatti, non si sarebbe ripetuto due volte. La Ghemara ritorna all'argomento dello Yom Kippur all'epoca della dedicazione del Tempio: Da dove deriviamo che il Tempio prevale sullo Yom Kippur? Diciamo che derivi da quanto è scritto: "quattordici giorni" che implica quattordici giorni di festeggiamenti per la dedicazione del Tempio, ininterrotti e comprendenti Yom Kippur, ma forse il versetto intende i giorni adatti a pasti festivi, escludendo Yom Kippur! Come quindi R'Yochanan sa che il versetto intende che essi celebrarono quattordici giorni consecutivi, compreso Yom Kippur? La Ghemara risponde: Egli deriva ciò dalla ghezera shava "giorno", "giorno" da là (i versetti che parlano della dedicazione del Tabernacolo). Come i giorni della dedicazione del Tabernacolo erano consecutivi e comprendevano lo Shabbat, così anche i giorni della dedicazione del Tempio erano consecutivi e comprendevano lo Yom Kippur. |
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