In ricordo dei bei momenti di studio della Tora alla Yeshivat Kaiz organizzata a Trieste nella Colonia di Villa Opicina
in onore 
delle ragazze e dei ragazzi, convenuti da ogni parte d'Italia 
di Rav Umberto Piperno, del Sig.Iso Cesana e degli altri organizzatori,  partecipanti e insegnanti
Tammuz 5759

 
Daf 22 HAKORE 'OMED CAPITOLO TERZO MEGHILLA
È permesso copiare e divulgare la presente pagina a condizione che a capo pagina sia riportata la scritta: da "Chavruta" di Rav Mordechai Goldstein
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22a

[da Daf 21b:
La Ghemara riporta l'analisi di Ulla sui problemi connessi alla suddivisione del brano di Tora (parasha) che si legge a Rosh Chodesh:
Il brano che inizia con "Zav et-bene Ysra'el veamarta alehem et-korbani lachmi ", che consiste di otto pesukim (versetti), come facciamo a suddividerlo? Che leggano i primi due che salgono al Sefer, ciascuno tre pesukim? Restano due pesukim, e non possiamo lasciare  non letti in un paragrafomeno di tre pesukim. Che li leggano i primi due quattro a quattro, terminando così tutto il primo paragrafo? Rimangono loro sette pesukim per concludere la lettura del giorno - "Uviom hashabbat" sono due "Uvroshe chodshechem"  sono cinque. Come faremo a dividerli tra i rimanenti due che debbono salire al Sefer? Facciamo leggere al terzo due pesukim da questo paragrafo ed unoda quelli  dell'ultimo paragrafo? Ma questo è inammissibile, perchè] Non si può iniziare un paragrafo leggendo meno di tre pesukim. Che il terzo legga due pesukim da questo paragrafo e tre da questo, dal terzoed ultimo paragrafo? Ma anche questa non è una soluzione, perchè restano due pesukim nell'ultimo paragrafo e non possiamo lasciare non letti in un paragrafo meno di tre pesukim. Come si ha da dividere la lettura di Rosh Chodesh tra i quattro che salgono al Sefer?
La Ghemara riporta la reazione di Rava all'analisi di Ulla bar Rav:
Gli disse [Rava a Ulla bar Rav]: Questo specifico caso non l'ho mai sentito. Qualcosa di simile, in cui ciò che ne esce ha un'applicazione nel nostro caso, l'ho invece sentito. Perchè imparammo in una Mishna: ALLA DOMENICA essi, gli uomini del Maamad, leggono i paragrafi BERESHIT  E VIHI RAKIA. Ed una Baraita insegnò a tale riguardo: Il paragrafo che inizia con BERESHIT  va letto IN DUE persone, il paragrafo che inizia con VIHI RAKIA IN UNA persona. E noi vi obiettammo: Ammettiamo pure che "Vihi rakia" sia letto da uno, infatti ha tre pesukim, e questo è il numero minimo per una persona. Ma come mai "Bereshit" viene letto da due? Vi sono cinque pesukim! E fu insegnato in una Baraita: CHI LEGGE LA TORA in pubblico NON LEGGA MENO DI TRE PESUKIM.Come possono due persone dividere un paragrafo di cinque versetti in modo che ciascuno ne legga tre? E fu detto in risposta a questo: Rav disse: [Il secondo che sale al Sefer] salta un versetto all'indietro e rilegge l'ultimo versetto letto da chi lo ha preceduto. E Shmuel disse: Divide il terzo versetto in due, di modo che ci sono ora tre versetti per il primo e tre per il secondo.
La Ghemara analizza la disputa tra Rav e Shmuel:
Rav ha detto "salta", per che ragione non ha detto "divide"?
La Ghemara spiega:
[Rav] ritiene che ogni pasuk che Moshe non ha diviso noi non possiamo dividerlo.
A proposito la Ghemara chiede:
E Shmuel disse che si può dividerlo? Ma non disse R'Chanania Kara (l'esperto in Scritture): Gran pena sopportai presso R'Chanina il Grande perchè egli mi permettesse di dividere un versetto in due, ed egli non mi permise di dividere alcun versetto eccetto che per i bambini della scuola, a scopo didattico, perchè così divisi sono adatti ad essere imparati. Come poteva Shmuel permettere che fossero divisi nella lettura degli uomini delle Maamadot?
La Ghemara risponde:
nel caso dei bambini di scuola quale è la ragione per cui è permesso dividere i versetti? Perchè è impossibile insegnarli in un'altra maniera. Anche qui non è possibile eseguire la lettura degli uomini delle Maamadot senza dividere un versetto. Perciò è permesso.
La Ghemara si domanda:
E Shmuel che disse "divide" il terzo versetto in due, per che ragione non ha detto "salta" all'indietro e rilegge l'ultimo versetto letto da chi lo precedette?
La Ghemara risponde:
È proibito perchè Rabbanan adottarono un provvedimento che tiene conto di travisamenti a cui andrebbero soggetti coloro che entrano in Sinagoga in ritardo e coloro che escono dalla Sinagoga in anticipo.
La Ghemara domanda:
Essi attaccarono il precedente ordinamento in base alla seguente Baraita: UN PARAGRAFO DI SEI VERSETTI, LO LEGGONO IN DUE, DI CINQUE VERSETTI lo legge UNO. Ne HA LETTI IL PRIMO TRE, IL SECONDO LEGGE DUE DA QUESTO PARAGRAFO E UNO DALL'ALTRO PARAGRAFO. E ALCUNI DICONO: TRE, PERCHÈ NON SI PUÒ COMINCIARE UN PARAGRAFO e leggere MENO DI TRE VERSETTI.
La Ghemara conclude la sua obiezione:
Ma se è come dissero prima Rav e Shmuel, secondo chi disse "salta" saltiamo, e secondo chi disse "divide" dividiamo! Perchè la Baraita non adottò nessuna delle due soluzioni?
La Ghemara risponde:
Là, nella Baraita, è diverso, perchè è possibile così, cioè c'è la possibilità di leggere tre versetti nel paragrafo successivo. Nel caso trattato da Rav e Shmuel ciò non era possibile.
La Ghemara fa notare a proposito della Baraita appena citata:
Disse R'Tanchum in nome di R'Yehosha ben Levi: L'halacha è secondo E ALCUNI DICONO.
La Ghemara riporta un altro ordinamento:
Disse ancora R'Tanchum in nome di R'Yehosha ben Levi: Come non si può iniziare un paragrafo leggendo meno di tre pesukim, così non si possono lasciare non letti in un paragrafo meno di tre pesukim.
La Ghemara mette in discussione la necessità di quest'ultimo ordinamento:
Ma è ovvio! Se nel caso di iniziare a leggere un paragrafo leggendo meno di tre pesukim, mentre il Tanna Kamma della Baraita facilita, gli "alcuni dicono" sono stringenti, nel caso di lasciare non letti meno di tre pesukim dove il Tanna Kamma è stringente non saranno gli "alcuni dicono" stringenti a maggior ragione? Perchè deve R'Yehosha ben Levi promulgare uno specifico insegnamento a proposito del non lasciare meno di tre pesukim non letti a fine paragrafo?
La Ghemara dimostra la necessità di affermare separatamente il secondo ordinamento:
Se tu avessi soltanto la regola che non si inzia un nuovo paragrafo leggendo meno di tre versetti, tu potresti dire che gente che entra in Sinagoga a lettura della Tora iniziata è frequente, e da questo deriva la necessità di proferire a proposito uno specifico ordinamento, mentre coloro che escono non sono comuni, gente che abbandona il Sefer Tora nel bel mezzo della lettura e se ne va! Perciò [R'Yehoshua ben Levi] ci informa che gli "alcuni dicono" considerano la possibilità che ci sia gente che deve abbandonare la lettura della Tora nel mezzo e quindi si premurano di asserire al proposito uno specifico ordinamento.
La Ghemara mette in discussione il ragionamento del Tanna Kamma:
E secondo il Tanna Kamma, in che cosa è diverso il lasciare non letti meno di tre versetti in un paragrafo che non è permesso, a causa della gente che esce nel mezzo della lettura della Tora e potrebbe pensare che il prossimo chiamato al Sefer leggerà solo uno o due versetti del paragrafo? Il cominciare un paragrafo leggendo meno di tre versetti deve anche essere proibito come misura precauzionale nei riguardi di coloro che entrano in Sinagoga nel mezzo della lettura della Tora e potrebbero pensare che il chiamato al Sefer precedente non lesse più di un o due versetti del paragrafo. Perchè il Tanna Kamma si preoccupò solo di coloro che escono prima della fine e non di quelli che entrano dopo l'inizio della lettura della Tora?
La Ghemara risponde:
 Si può dire: Chi entra nel mezzo della lettura della Tora e sente che il chiamato al Sefer successivo comincia con il secondo o il terzo versetto del peragrafo, certamente domanderà agli altri in Sinagoga e questi lo informeranno. Il ritardatario, insomma, non corre tanto il pericolo di restare con la falsa impressione che si posso leggere meno di tre versetti.
La Ghemara riporta un fatto:
Mandò Rabba il figlio di Rava a Rav Yosef la seguente domanda: Quale è l'halacha riguardo a come si divide la lettura degli uomini del Maamad? Si segue Rav o Shmuel? Gli mandò indietro la risposta: L'halacha è "salta" un pasuk indietro e rilegge l'ultimo pasuk appena letto, ed è quello di mezzo a "saltare", cioè il secondo dei tre chiamati al Sefer.
La Ghemara cita il prossimo passo della nostra Mishna:
QUESTA È LA REGOLA GENERALE: OGNI GIORNO IN CUI C'È MUSSAF ecc.
La Ghemara si domanda:
Essi si domandarono: Nel digiuno pubblico quanti sono chiamati al Sefer?
La Ghemara analizza il problema:
A Rosh Chodesh e Chol Hamo'ed, in cui c'è il sacrificio di mussaf, salgono al Sefer quattro, ma qui, nel caso del digiuno pubblico, che non c'è il sacrificio di mussaf, no. O forse anche qui vi è un'aggiunta nella preghiera, mussaf tefilla,cioè 'anenu, e allora salgono quattro?
La Ghemara risponde:
Vieni a imparare da quanto si può dedurre dalla nostra Mishna: A ROSH CHODESH E CHOL HAMO'ED LEGGONO QUATTRO. Questo implica: invece in un digiuno pubblico leggono tre.
La Ghemara respinge questa prova:
Cita piuttosto la proposizione iniziale della Mishna: AL LUNEDÌ E AL GIOVEDÌ E DI SHABBAT A MINCHA LEGGONO TRE. Ciò implica: Ma nel giorno di pubblico digiuno, quattro. Piuttosto diciamo che da questa Mishna nulla si può imparare sul nostro argomento.
La Ghemara cerca un'altra prova:
Vieni a imparare una prova dal seguente episodio: A Rav capitò di trovarsi in Bavel per un digiuno pubblico. Si alzò e lesse il Sefer Tora per la comunità. Quando iniziò la lettura recitò una benedizione, ma quando concluse la lettura non recitò una benedizione. Così pure durante il servizio, tutta la comunità si prosternò con le facce a terra nel recitare il tachanun, e Rav non si prosternò.
La Ghemara trae ora delle deduzioni dall'incidente:
Orbene, Rav lesse nel brano destinato a Israel, il terzo, perchè egli non era nè Kohen nè Levi. Per che motivo concluse e non recitò una benedizione? Non è perchè un altro doveva leggere dopo di lui, e Rav, che era il terzo, non era l'ultimo a salire al Sefer? Eccoci una prova che nel digiuno pubblico salgono al Sefer quattro persone.
La Ghemara respinge questa prova:
No, Rav lesse nel brano destinato al Kohen, infatti Rav Huna era solito leggere nel brano destinato al Kohen, in quanto era il maggior studioso della Tora dei suoi tempi. Così fece anche Rav.
La Ghemara mette in discussione il confronto tra Rav e Rav Huna:
Vada per Rav Huna che leggesse la porzione del Kohen, perchè persino Rav Ami e Rav Assi, che erano i Kohanim importanti di Erez Ysrael, si piegavano a Rav Huna. Ma Rav? C'era ai suoi tempi Shmuel, che era Kohen, e aveva la precedenza su di lui!
La Ghemara ribatte:
Anche Shmuel si piegava di fronte a Rav ed era Rav a dargli onore. E quando gli dava onore? Solo in sua presenza. Non in sua presenza, non gli dava onore. È quindi possibile che Rav, come massimo studioso in quella regione, salisse al Sefer al posto del Kohen.
La Ghemara contiua:
In effetti è logico che Rav abbia letto la porzione del Kohen, che se tu pensi che abbia letto la porzione di Israel, per che ragione egli avrebbe recitarto una benedizione all'inizio? Come stabilito dalla Mishna, solo il primo recita la benedizione iniziale. Così si deve dedurre che egli lesse la porzione del Kohen.
La Ghemara respinge questa prova:
Fu dopo il provvedimento che stabilì che ognuno che sale alla Tora recita una benedizione all'inizio.
La Ghemara chiede:
Se è così che il fatto avvenne dopo il provvedimento, egli avrebbe dovuto recitare una benedizione anche dopo la lettura, perchè anche questo era compreso nel provvedimento a cui ci si riferisce.
La Ghemara ribatte:
È diverso alla presenza di Rav, la gente forse venne tardi in Sinagoga, 

22b

ma quanto a uscire prima della fine, non uscirono, per riverenza verso Rav. Non vi era quindi alcun motivo di sospettare che qualcuno, uscendo prima della fine, pensasse che non si benedice alla conclusione della lettura della Tora.
In conclusione: Anche se la Ghemara non è riuscita a provare che Rav lesse la porzione del Kohen, siccome ciò è possibile non possiamo provare da questo incidente che nei digiuni pubblici salgono quattro alla Tora. Perciò la Ghemara cerca un'altra prova:
Vieni a imparare una prova dalla seguente Baraita: QUESTA È LA REGOLA GENERALE: OGNI giorno NEL QUALE C'È PERDITA DI LAVORO PER IL POPOLO, COME IL PUBBLICO DIGIUNO E IL NOVE DI AV, LEGGONO TRE, E i giorni NEI QUALI NON C'È PERDITA DI LAVORO PER IL POPOLO, COME PER ROSH CHODESH E CHOL HAMO'ED, LEGGONO QUATTRO.
La Ghemara conclude la sua prova dalla Baraita:
Impara da questo una prova conclusiva, perchè è esplicitamente affermato nella Baraita che nei digiuni pubblici solo tre salgono alla Tora.
La Ghemara obietta:
Disse Rav Ashi: Ma noi non abbiamo imparato così nella nostra Mishna, perchè la nostra Mishna afferma: QUESTA È LA REGOLA GENERALE: OGNI giorno NEL QUALE C'È MUSSAF MA NON È UN YOM TOV, LEGGONO QUATTRO. Che cosa viene ad includere? Non viene ciò ad includere il pubblico digiuno e il Nove di Av? Infatti essi hanno un'aggiunta, un mussaf, nella tefilla, 'anenu, e non sono Yom Tov.
La Ghemara tuttavia non approva la spiegazione della Mishna data da Rav Ashi:
Ma secondo Rav Ashi, chi è l'autore della Mishna? Nè Tanna Kamma, nè R'Yose. Perchè fu insegnato in una Baraita: SE [IL NOVE DI AV] CADE DI LUNEDÌ O DI GIOVEDÌ TRE LEGGONO la Tora E UNO CONCLUDE con il brano dai Profeti, l'hafatara. Se cade DI MARTEDÌ O DI MERCOLEDÌ UNO LEGGE la Tora E UNO CONCLUDE con il brano dai Profeti, l'hafatara.R'YOSE DICE: IN OGNI CASO, LEGGONO TRE la Tora E UNO CONCLUDE con l'hafatara. Nè Tanna Kamma nè R'Yose parlano di quattro persone.
Ma la Ghemara controbatte:
Ma se respingiamo l'interpretazione di Rav Ashi, ci risulta difficile capire che cosa venga ad includere l'espressione QUESTA È LA REGOLA GENERALE.
La Ghemara risponde:
No, l'espressione non viene ad includere i digiuni. Piuttosto viene ad includere Rosh Chodesh e Chol Hamo'ed come giorni in cui salgono alla Tora quattro persone.
La Ghemara obietta:
Ma questi giorni sono esplicitamente menzionati nella Mishna:PER ROSH CHODESH E CHOL HAMO'ED, LEGGONO QUATTRO. Perchè è necessaria la regola generale per includerli?
La Ghemara risponde:
[La Mishna] non volle includere, con l'espressione "questa è la regola generale", altri giorni in cui salgono quattro alla Tora, ma riporta un generico segnale, in modo che tu non dica che Yom Tov e Chol Hamo'ed vanno assieme per quanto concerne il numero di coloro che salgono alla Tora. Piuttosto, prendi questa regola generale tra le mani: Ogni giorno che ha qualcosa più di un altro giorno ha una persona in più che sale alla Tora. Perciò a Rosh Chodesh e Chol Hamo'ed, in cui c'è il sacrificio di mussaf, salgono al Sefer quattro. Nel Yom Tov, in cui è proibito compiere lavoro, cinque. A Yom Kippur, in cui si è punibili di karet, sei. Di Shabbat, in cui ci sono proibizioni punibili con la lapidazione, sette.
La Ghemara vuole ora soffermarsi sull'episodio accaduto a Rav, e di cui parlammo sopra:
Ecco il testo stesso su cui vogliamo soffermarci:  A Rav capitò di trovarsi in Bavel per un digiuno pubblico. Si alzò e lesse il Sefer Tora per la comunità. Quando iniziò la lettura recitò una benedizione, ma quando concluse la lettura non recitò una benedizione. Così pure durante il servizio, tutta la comunità si prosternò con le facce a terra nel recitare il tachanun, e Rav non si prosternò.
La Ghemara chiede:
Per quale ragione Rav non si prosternò con la faccia a terra nel recitare il tachanun?
La Ghemara risponde:
C'era un pavimento di pietre e fu insegnato in una Baraita: E UN RIVESTIMENTO DI PIETRA VOI NON PORRETE NELLA VOSTRA TERRA, cioè nel posto in cui vivete, PER PROSTRARVI SU DI ESSO. Il che implica: SU DI ESSO NON TI PROSTRERAI NELLA TUA TERRA MA TI PROSTRERAI SULLE PIETRE DEL TEMPIO. E ciò è come disse Ulla: Perchè Ulla disse: Non ha proibito la Tora altro che un pavimento di pietre.
La Ghemara domanda:
Se è così, perchè si parla di Rav che non si prosternò con la faccia sul pavimento, anche tutti gli altri membri della comunità non avrebbero dovuto farlo!
La Ghemara risponde:
[Il pavimento di pietra] era soltanto di fronte a Rav.
La Ghemara non si accontenta della risposta e ribatte:
Se le cose stanno così, [Rav] doveva andare verso il luogo dove si trovava la comunità e prosternarsi là con la faccia a terra e dire il tachanun.
La Ghemara risponde:
Non voleva dar disturbo alla comunità che al suo passaggio si sarebbe alzata in piedi.
La Ghemara riporta una risposta alternativa:
E se preferisci, puoi dire che il pavimento di tutta la Sinagoga era di pietra, tuttavia: Rav, a differenza del popolo della Sinagoga, quando si prosternava a terra per dire tachanun lo faceva a braccia e gambe distese, ed è questo completo prostrarsi che è proibito su di un pavimento di pietra, come disse Ulla. Perchè Ulla disse: Non proibì la Tora se non il prostrarsi a braccia e gambe distese.
La Ghemara chiede:
Poteva, allora, prostrarsi con la faccia a terra senza distendere braccia e gambe!
La Ghemara risponde:
[Rav] non cambiava dal suo minhag, dalla sua solita maniera di recitare il tachanun prostrandosi a braccia e gambe distese.
La Ghemara riporta una risposta alternativa:
E se preferisci, puoi dire che Rav non si prosternò perchè per una persona importante è diverso, come disse R'Elazar. Perchè R'Elazar disse: Una persona importante non deve prostrarsi con la faccia a terra a meno che non sia certo di essere esaudito. Come vedemmo nel caso di Yehoshua bin Nun, come è scritto: E disse Hashem a Yehoshua: Alzati [ecc.]
La Ghemara cita una Baraita che definisce i vari tipi di prosternarsi:
Rabbanan insegnrono in una Baraita: "KIDA' È SULLA FACCIA, COME È DETTO: E SI INCHINÒ BAT SHEVA CON LA FACCIA A TERRA. "KERI'A" È SULLE GINOCCHIA, E COSÌ EGLI  DICE: DALL'INGINOCCHIARSI SULLE SUE GINOCCHIA. "HISHTACHAVA" È CON BRACCIA E GAMBE DISTESE, COME È DETTO: VERREMO IO, TUA MADRE E I TUOI FRATELLI A PROSTERNARCI A TERRA DI FRONTE A TE?
La Ghemara riporta un episodio connesso:
Levi eseguì una kida dinnanzi a Rebbi, e ne restò azzoppato.
La Ghemara chiede:
E fu questo a causarglielo? Ma disse R'Elazar: Giammai scagli l'uomo parole di protesta verso l'alto, perchè un grand uomo scagliò parole di protesta verso l'alto e ne restò azzoppato. E chi era costui? Levi.
La Ghemara rispondee:
Questo e quello assieme glielo causarono.
La Ghemara continua discutendo la regola che una persona importante non può prosternarsi:
Disse Rav Chiya bar Avin: Io vidi Abbaye

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