22a
[da Daf 21b:
La Ghemara riporta l'analisi di Ulla sui problemi connessi
alla suddivisione del brano di Tora (parasha) che si legge a Rosh
Chodesh:
Il brano che inizia con "Zav et-bene Ysra'el veamarta alehem
et-korbani lachmi ", che consiste di otto pesukim (versetti),
come
facciamo a suddividerlo? Che leggano i primi due che
salgono al Sefer, ciascuno tre pesukim? Restano due
pesukim,
e
non possiamo lasciare non letti
in un paragrafomeno di tre
pesukim.
Che
li leggano
i primi due quattro a quattro, terminando così
tutto il primo paragrafo? Rimangono loro sette
pesukim
per
concludere la lettura del giorno - "Uviom hashabbat" sono due
"Uvroshe
chodshechem" sono cinque. Come faremo a dividerli tra i rimanenti
due che debbono salire al Sefer?
Facciamo leggere
al terzo
due
pesukim
da
questo
paragrafo
ed unoda quelli dell'ultimo paragrafo?
Ma questo è inammissibile, perchè] Non si può iniziare
un paragrafo leggendo
meno di tre pesukim. Che il terzo
legga
due
pesukim
da questo paragrafo e tre da questo,
dal terzoed ultimo paragrafo? Ma anche questa non è una soluzione,
perchè
restano due
pesukim
nell'ultimo paragrafo e
non possiamo lasciare non letti in un paragrafo meno di tre
pesukim.
Come
si ha da dividere la lettura di Rosh Chodesh tra i quattro che salgono
al
Sefer?
La Ghemara riporta la reazione di Rava all'analisi di
Ulla bar Rav:
Gli disse [Rava a Ulla bar Rav]: Questo specifico caso non
l'ho mai sentito. Qualcosa di simile, in cui ciò
che ne esce ha un'applicazione nel nostro caso, l'ho invece
sentito.
Perchè imparammo in una Mishna: ALLA DOMENICA essi, gli uomini
del Maamad, leggono i paragrafi BERESHIT E
VIHI
RAKIA. Ed una Baraita insegnò a tale riguardo: Il paragrafo
che inizia con BERESHIT va letto IN DUE persone,
il
paragrafo che inizia con VIHI RAKIA IN UNA persona.
E
noi vi obiettammo: Ammettiamo pure che "Vihi rakia"
sia letto
da
uno, infatti ha tre pesukim, e questo è il numero minimo
per una persona. Ma come mai "Bereshit"
viene letto
da
due? Vi sono cinque pesukim! E fu insegnato in una Baraita: CHI
LEGGE LA TORA in pubblico NON LEGGA MENO DI TRE PESUKIM.Come
possono due persone dividere un paragrafo di cinque versetti in modo che
ciascuno ne legga tre? E fu detto in risposta a questo: Rav disse: [Il
secondo che sale al Sefer] salta un versetto all'indietro e rilegge
l'ultimo versetto letto da chi lo ha preceduto.
E Shmuel disse: Divide
il
terzo versetto in due, di modo che ci sono ora tre versetti per il primo
e tre per il secondo.
La Ghemara analizza la disputa tra Rav e Shmuel:
Rav ha detto "salta", per che ragione non ha detto "divide"?
La Ghemara spiega:
[Rav] ritiene che ogni pasuk che Moshe non ha diviso noi
non possiamo dividerlo.
A proposito la Ghemara chiede:
E Shmuel disse che si può dividerlo? Ma non disse R'Chanania
Kara (l'esperto in Scritture): Gran pena sopportai presso R'Chanina
il Grande perchè egli mi permettesse di dividere un versetto
in due, ed egli non mi permise di dividere alcun versetto eccetto
che per i bambini della scuola, a scopo didattico, perchè
così
divisi sono adatti ad essere imparati. Come poteva Shmuel permettere
che fossero divisi nella lettura degli uomini delle Maamadot?
La Ghemara risponde:
Là nel caso dei bambini di scuola quale è la
ragione per cui è permesso dividere i versetti? Perchè
è impossibile insegnarli in un'altra maniera. Anche qui non
è possibile eseguire la lettura degli uomini delle Maamadot
senza
dividere un versetto. Perciò è permesso.
La Ghemara si domanda:
E Shmuel che disse "divide" il terzo versetto in due,
per che ragione non ha detto "salta" all'indietro e rilegge l'ultimo
versetto letto da chi lo precedette?
La Ghemara risponde:
È proibito perchè Rabbanan adottarono un provvedimento
che tiene conto di travisamenti a cui andrebbero soggetti
coloro
che entrano in Sinagoga in ritardo
e coloro che escono dalla
Sinagoga in anticipo.
La Ghemara domanda:
Essi attaccarono il precedente ordinamento in base alla seguente
Baraita: UN PARAGRAFO DI SEI VERSETTI, LO LEGGONO IN DUE, DI CINQUE VERSETTI
lo
legge UNO. Ne HA LETTI IL PRIMO TRE, IL SECONDO LEGGE DUE DA
QUESTO PARAGRAFO E UNO DALL'ALTRO PARAGRAFO. E ALCUNI DICONO: TRE, PERCHÈ
NON SI PUÒ COMINCIARE UN PARAGRAFO e leggere
MENO DI TRE
VERSETTI.
La Ghemara conclude la sua obiezione:
Ma se è come dissero prima Rav e Shmuel, secondo chi
disse "salta" saltiamo, e secondo chi disse "divide" dividiamo! Perchè
la Baraita non adottò nessuna delle due soluzioni?
La Ghemara risponde:
Là, nella Baraita, è diverso, perchè
è possibile così, cioè c'è la possibilità
di leggere tre versetti nel paragrafo successivo. Nel caso trattato da
Rav e Shmuel ciò non era possibile.
La Ghemara fa notare a proposito della Baraita appena
citata:
Disse R'Tanchum in nome di R'Yehosha ben Levi: L'halacha
è secondo E ALCUNI DICONO.
La Ghemara riporta un altro ordinamento:
Disse ancora R'Tanchum in nome di R'Yehosha ben Levi: Come non si
può iniziare un paragrafo leggendo
meno di tre pesukim,
così
non si possono lasciare non letti in un paragrafo meno di tre pesukim.
La Ghemara mette in discussione la necessità di
quest'ultimo ordinamento:
Ma è ovvio! Se nel caso di iniziare a leggere un paragrafo
leggendo meno di tre pesukim, mentre il Tanna Kamma
della
Baraita facilita, gli "alcuni dicono" sono stringenti, nel caso di lasciare
non
letti meno di tre pesukim dove il Tanna Kamma è stringente
non saranno gli "alcuni dicono" stringenti a maggior ragione?
Perchè
deve R'Yehosha ben Levi promulgare uno specifico insegnamento a proposito
del non lasciare meno di tre pesukim
non letti a fine paragrafo?
La Ghemara dimostra la necessità di affermare
separatamente il secondo ordinamento:
Se tu avessi soltanto la regola che non si inzia un nuovo paragrafo
leggendo meno di tre versetti, tu potresti dire che gente che entra
in
Sinagoga a lettura della Tora iniziata è frequente,
e da
questo deriva la necessità di proferire a proposito uno specifico
ordinamento, mentre coloro che escono non sono comuni,
gente che
abbandona il Sefer Tora nel bel mezzo della lettura e se
ne va! Perciò [R'Yehoshua ben Levi] ci informa che gli
"alcuni dicono" considerano la possibilità che ci sia gente che
deve abbandonare la lettura della Tora nel mezzo e quindi si premurano
di asserire al proposito uno specifico ordinamento.
La Ghemara mette in discussione il ragionamento del Tanna
Kamma:
E secondo il Tanna Kamma, in che cosa è diverso il
lasciare non letti meno di tre versetti in un paragrafo che non
è permesso, a causa della gente che esce nel mezzo della
lettura della Tora e potrebbe pensare che il prossimo chiamato al
Sefer
leggerà
solo uno o due versetti del paragrafo?
Il cominciare
un paragrafo
leggendo meno di tre versetti deve anche
essere proibito come
misura precauzionale nei riguardi di coloro che entrano in Sinagoga
nel mezzo della lettura della Tora e potrebbero pensare che il chiamato
al Sefer precedente non lesse più di un o due versetti del
paragrafo. Perchè il Tanna Kamma si preoccupò solo di coloro
che escono prima della fine e non di quelli che entrano dopo l'inizio della
lettura della Tora?
La Ghemara risponde:
Si può dire: Chi entra nel mezzo della lettura
della Tora e sente che il chiamato al Sefer successivo comincia
con il secondo o il terzo versetto del peragrafo, certamente domanderà
agli
altri in Sinagoga e questi lo informeranno. Il ritardatario, insomma, non
corre tanto il pericolo di restare con la falsa impressione che si posso
leggere meno di tre versetti.
La Ghemara riporta un fatto:
Mandò Rabba il figlio di Rava a Rav Yosef la seguente
domanda: Quale è l'halacha riguardo a come si divide
la lettura degli uomini del Maamad? Si segue Rav o Shmuel?
Gli
mandò indietro la risposta: L'halacha è "salta"
un
pasuk
indietro
e rilegge l'ultimo pasuk appena letto,
ed è quello di
mezzo a "saltare", cioè il secondo dei tre chiamati al Sefer.
La Ghemara cita il prossimo passo della nostra Mishna:
QUESTA È LA REGOLA GENERALE: OGNI GIORNO IN CUI C'È
MUSSAF
ecc.
La Ghemara si domanda:
Essi si domandarono: Nel digiuno pubblico quanti sono chiamati
al Sefer?
La Ghemara analizza il problema:
A Rosh Chodesh e Chol Hamo'ed, in cui c'è il sacrificio di
mussaf,
salgono
al Sefer quattro, ma qui, nel caso del digiuno pubblico,
che
non c'è il sacrificio di mussaf,
no. O forse anche qui vi
è un'aggiunta nella preghiera,
mussaf tefilla,cioè
'anenu,
e allora salgono quattro?
La Ghemara risponde:
Vieni a imparare da quanto si può dedurre dalla nostra
Mishna: A ROSH CHODESH E CHOL HAMO'ED LEGGONO QUATTRO. Questo implica:
invece
in un digiuno pubblico leggono tre.
La Ghemara respinge questa prova:
Cita piuttosto la proposizione iniziale della Mishna:
AL
LUNEDÌ E AL GIOVEDÌ E DI SHABBAT A MINCHA LEGGONO
TRE. Ciò implica: Ma nel giorno di pubblico digiuno, quattro.
Piuttosto diciamo che da questa Mishna nulla si può
imparare sul nostro argomento.
La Ghemara cerca un'altra prova:
Vieni a imparare una prova dal seguente episodio: A Rav capitò
di trovarsi in Bavel per un digiuno pubblico. Si alzò e lesse il
Sefer
Tora per la comunità. Quando iniziò
la lettura
recitò
una benedizione, ma quando concluse
la lettura
non recitò
una benedizione. Così pure durante il servizio,
tutta la
comunità si prosternò con le facce
a terra nel recitare
il tachanun, e Rav non si prosternò.
La Ghemara trae ora delle deduzioni dall'incidente:
Orbene, Rav lesse nel brano destinato a Israel, il terzo,
perchè
egli non era nè Kohen nè Levi.
Per che motivo concluse
e non recitò una benedizione? Non è perchè un altro
doveva leggere dopo di lui, e Rav, che era il terzo, non era l'ultimo
a salire al Sefer? Eccoci una prova che nel digiuno pubblico salgono
al Sefer quattro persone.
La Ghemara respinge questa prova:
No, Rav lesse nel brano destinato al Kohen, infatti Rav Huna
era
solito leggere nel brano destinato al Kohen, in quanto era
il maggior studioso della Tora dei suoi tempi. Così fece anche Rav.
La Ghemara mette in discussione il confronto tra Rav
e Rav Huna:
Vada per Rav Huna che leggesse la porzione del Kohen, perchè
persino Rav Ami e Rav Assi, che erano i Kohanim importanti di Erez Ysrael,
si piegavano a Rav Huna. Ma Rav? C'era ai suoi tempi Shmuel, che
era Kohen, e aveva la precedenza su di lui!
La Ghemara ribatte:
Anche Shmuel si piegava di fronte a Rav ed era Rav a dargli onore.
E quando gli dava onore? Solo in sua presenza. Non in sua
presenza, non gli dava onore. È quindi possibile che Rav, come
massimo studioso in quella regione, salisse al Sefer al posto del
Kohen.
La Ghemara contiua:
In effetti è logico che Rav abbia letto la porzione del Kohen,
che se tu pensi che abbia letto la porzione di Israel, per che ragione
egli avrebbe recitarto una benedizione all'inizio? Come stabilito dalla
Mishna, solo il primo recita la benedizione iniziale. Così si deve
dedurre che egli lesse la porzione del Kohen.
La Ghemara respinge questa prova:
Fu dopo il provvedimento che stabilì che ognuno che sale
alla Tora recita una benedizione all'inizio.
La Ghemara chiede:
Se è così che il fatto avvenne dopo il provvedimento,
egli
avrebbe dovuto recitare una benedizione anche dopo
la lettura, perchè
anche questo era compreso nel provvedimento a cui ci si riferisce.
La Ghemara ribatte:
È diverso alla presenza di Rav, la gente forse venne
tardi in Sinagoga,
22b
ma quanto a uscire prima della fine, non uscirono, per
riverenza verso Rav. Non vi era quindi alcun motivo di sospettare che qualcuno,
uscendo prima della fine, pensasse che non si benedice alla conclusione
della lettura della Tora.
In conclusione: Anche se la Ghemara non è riuscita a provare
che Rav lesse la porzione del Kohen, siccome ciò è possibile
non possiamo provare da questo incidente che nei digiuni pubblici salgono
quattro alla Tora. Perciò la Ghemara cerca un'altra
prova:
Vieni a imparare una prova dalla seguente Baraita: QUESTA
È LA REGOLA GENERALE: OGNI giorno NEL QUALE C'È PERDITA
DI LAVORO PER IL POPOLO, COME IL PUBBLICO DIGIUNO E IL NOVE DI AV, LEGGONO
TRE, E i giorni NEI QUALI NON C'È PERDITA DI LAVORO PER IL
POPOLO, COME PER ROSH CHODESH E CHOL HAMO'ED, LEGGONO QUATTRO.
La Ghemara conclude la sua prova dalla Baraita:
Impara da questo una prova conclusiva, perchè è
esplicitamente affermato nella Baraita che nei digiuni pubblici solo tre
salgono alla Tora.
La Ghemara obietta:
Disse Rav Ashi: Ma noi non abbiamo imparato così nella nostra
Mishna, perchè la nostra Mishna afferma: QUESTA È
LA REGOLA GENERALE: OGNI giorno NEL QUALE C'È
MUSSAF
MA
NON È UN YOM TOV, LEGGONO QUATTRO. Che cosa viene ad includere?
Non viene ciò ad includere il pubblico digiuno e il Nove di Av?
Infatti
essi hanno un'aggiunta, un mussaf, nella tefilla, 'anenu,
e non sono Yom Tov.
La Ghemara tuttavia non approva la spiegazione della
Mishna data da Rav Ashi:
Ma secondo Rav Ashi, chi è l'autore della Mishna? Nè
Tanna Kamma, nè R'Yose. Perchè fu insegnato in una Baraita:
SE [IL NOVE DI AV] CADE DI LUNEDÌ O DI GIOVEDÌ TRE LEGGONO
la
Tora E UNO CONCLUDE con il brano dai Profeti, l'hafatara.
Se cade DI MARTEDÌ O DI MERCOLEDÌ UNO LEGGE
la Tora
E
UNO CONCLUDE con il brano dai Profeti, l'hafatara.R'YOSE
DICE: IN OGNI CASO, LEGGONO TRE la Tora E UNO CONCLUDE
con l'hafatara.
Nè
Tanna Kamma nè R'Yose parlano di quattro persone.
Ma la Ghemara controbatte:
Ma se respingiamo l'interpretazione di Rav Ashi, ci risulta
difficile capire che cosa venga ad includere l'espressione QUESTA
È LA REGOLA GENERALE.
La Ghemara risponde:
No, l'espressione non viene ad includere i digiuni. Piuttosto
viene
ad includere Rosh Chodesh e Chol Hamo'ed come giorni in cui salgono
alla Tora quattro persone.
La Ghemara obietta:
Ma questi giorni sono esplicitamente menzionati nella Mishna:PER
ROSH CHODESH E CHOL HAMO'ED, LEGGONO QUATTRO. Perchè è
necessaria la regola generale per includerli?
La Ghemara risponde:
[La Mishna] non volle includere, con l'espressione "questa è
la regola generale", altri giorni in cui salgono quattro alla Tora, ma
riporta
un generico segnale, in modo che tu non dica che Yom Tov e Chol Hamo'ed
vanno assieme per quanto concerne il numero di coloro che salgono alla
Tora. Piuttosto, prendi questa regola generale tra le mani: Ogni
giorno
che
ha qualcosa più di un altro giorno ha una persona in più
che sale alla Tora. Perciò a Rosh Chodesh e Chol Hamo'ed,
in cui c'è il sacrificio di
mussaf,
salgono al Sefer
quattro. Nel Yom Tov, in cui è proibito compiere lavoro, cinque.
A Yom Kippur, in cui si è punibili di karet,
sei. Di Shabbat,
in cui ci sono proibizioni punibili
con la lapidazione, sette.
La Ghemara vuole ora soffermarsi sull'episodio accaduto
a Rav, e di cui parlammo sopra:
Ecco il testo stesso su cui vogliamo soffermarci: A
Rav capitò di trovarsi in Bavel per un digiuno pubblico. Si alzò
e lesse il Sefer Tora per la comunità. Quando iniziò
la
lettura recitò una benedizione, ma quando concluse
la
lettura non recitò una benedizione. Così pure durante
il servizio, tutta la comunità si prosternò con le facce
a
terra nel recitare il tachanun, e Rav non si prosternò.
La Ghemara chiede:
Per quale ragione Rav non si prosternò con la faccia
a
terra nel recitare il tachanun?
La Ghemara risponde:
C'era un pavimento di pietre e fu insegnato in una Baraita: E UN
RIVESTIMENTO DI PIETRA VOI NON PORRETE NELLA VOSTRA TERRA, cioè
nel posto in cui vivete, PER PROSTRARVI SU DI ESSO. Il che implica:
SU
DI ESSO NON TI PROSTRERAI NELLA TUA TERRA MA TI PROSTRERAI SULLE PIETRE
DEL TEMPIO. E ciò è come disse
Ulla: Perchè
Ulla disse: Non ha proibito la Tora altro che un pavimento di pietre.
La Ghemara domanda:
Se è così, perchè si parla di Rav che non
si prosternò con la faccia sul pavimento, anche tutti
gli
altri membri della comunità non avrebbero dovuto farlo!
La Ghemara risponde:
[Il pavimento di pietra] era soltanto di fronte a Rav.
La Ghemara non si accontenta della risposta e ribatte:
Se le cose stanno così, [Rav] doveva andare verso il
luogo dove si trovava la comunità e prosternarsi là con
la faccia a terra e dire il tachanun.
La Ghemara risponde:
Non voleva dar disturbo alla comunità che al suo passaggio
si sarebbe alzata in piedi.
La Ghemara riporta una risposta alternativa:
E se preferisci, puoi dire che il pavimento di tutta la Sinagoga
era di pietra, tuttavia: Rav, a differenza del popolo della Sinagoga,
quando si prosternava a terra per dire tachanun lo faceva a braccia
e gambe distese, ed è questo completo prostrarsi che è
proibito su di un pavimento di pietra, come disse Ulla. Perchè
Ulla disse: Non proibì la Tora se non il prostrarsi a braccia
e gambe distese.
La Ghemara chiede:
Poteva, allora, prostrarsi con la faccia a terra senza
distendere braccia e gambe!
La Ghemara risponde:
[Rav] non cambiava dal suo minhag, dalla sua solita maniera
di recitare il tachanun prostrandosi a braccia e gambe distese.
La Ghemara riporta una risposta alternativa:
E se preferisci, puoi dire che Rav non si prosternò perchè
per una persona importante è diverso, come
disse R'Elazar.
Perchè R'Elazar disse: Una persona importante non deve prostrarsi
con la faccia a terra a meno che non sia certo di essere esaudito.
Come vedemmo nel caso di Yehoshua bin Nun, come è scritto:
E disse Hashem a Yehoshua: Alzati [ecc.]
La Ghemara cita una Baraita che definisce i vari tipi
di prosternarsi:
Rabbanan insegnrono in una Baraita: "KIDA' È SULLA
FACCIA, COME È DETTO: E SI INCHINÒ BAT SHEVA CON LA FACCIA
A TERRA. "KERI'A" È SULLE GINOCCHIA, E COSÌ EGLI
DICE: DALL'INGINOCCHIARSI SULLE SUE GINOCCHIA. "HISHTACHAVA"
È
CON BRACCIA E GAMBE DISTESE, COME È DETTO:
VERREMO IO, TUA MADRE
E I TUOI FRATELLI A PROSTERNARCI A TERRA DI FRONTE A TE?
La Ghemara riporta un episodio connesso:
Levi eseguì una kida dinnanzi a Rebbi, e ne restò
azzoppato.
La Ghemara chiede:
E fu questo a causarglielo? Ma disse R'Elazar: Giammai scagli l'uomo
parole di protesta verso l'alto, perchè un grand uomo scagliò
parole di protesta verso l'alto e ne restò azzoppato. E chi
era costui? Levi.
La Ghemara rispondee:
Questo e quello assieme glielo causarono.
La Ghemara continua discutendo la regola che una persona
importante non può prosternarsi:
Disse Rav Chiya bar Avin: Io vidi Abbaye |