La Ghemara chiede:
Quale è la pratica differenza tra le due spiegazioni?
La
pratica
differenza
tre esse emerge se muore l'acquirente
dopo che il ladro ha comperato
la terra dai legittimi proprietari. Essi sono in disaccordo sulla possibilità
del ladro di togliere la terra agli eredi del suo acquirente. Quello
che disse Mar Zutra:
Gli piace di non venir chiamato ladro -
[daf 16a] porta
a concludere che il ladro può ora togliere la terra agli eredi del
suo acquirente, infatti quello è morto e al ladro non interessa
l'opinione degli eredi. Secondo Mar Zutra con l'acquisto del terreno il
venditore vuole proteggere i diritti del suo acquirente ma non quelli dei
suoi figli. E quello che disse R'Ashi: Gli piace di mantenere
la sua parola - porta a concludere che il ladro
non può togliere la terra agli eredi del suo acquirente, infatti
anche
presso i figli gli piace mantenere la sua parola. Secondo R'Ashi con
l'acquisto del terreno il venditore vuole proteggere assieme ai diritti
del suo acquirente anche quelli dei suoi figli.
La Ghemara respinge la differenza tra
le due spiegazioni descritta sopra e ne propone un'altra:
Alla fine i figli dell'acquirente lo chiameranno ladro e quindi
anche secondo Mar Zutra con l'acquisto del terreno
il venditore vuole proteggere assieme ai diritti del suo acquirente anche
quelli dei figli di lui. Piuttosto, la
pratica
differenza
tre esse emerge se muore il ladro dopo aver comperato la terra
dai legittimi proprietari. Essi sono in disaccordo sulla possibilità
dei figli del ladro di togliere la terra all'acquirente del loro padre.
Quello
che disse Mar Zutra:
A uno piace che non lo chiamino ladro - porta
a concludere che i figli del ladro possono ora togliere la terra al suo
acquirente, infatti quello è morto
e non si cura più
dell'opinione della gente. Secondo Mar Zutra con l'acquisto del terreno
il venditore vuole proteggere i diritti del suo acquirente durante la sua
vita ma non dopo la sua morte. E quello che disse R'Ashi: Gli
piace mantenere la sua parola - porta a concludere
che i figli del ladro non possono togliere la terra al suo acquirente,
infatti
anche ora, benché sia morto, gli piace mantenere la sua
parola. Secondo R'Ashi con l'acquisto del terreno il venditore vuole
proteggerei diritti del suo acquirente anche dopo la sua morte.
La Ghemara respinge anche questa differenza
e ne propone un'altra:
Alla fine chiameranno i suoi figli "i figli del ladro" e quindi
anche secondo Mar Zutra con l'acquisto del terreno
il venditore vuole proteggere i diritti del suo acquirente anche dopo la
sua morte. Piuttosto, la
pratica
differenza tre
esse emerge se il ladro diede quel terreno in regalo
e
non lo vendette. Essi sono in disaccordo sulla possibilità del ladro
di togliere la terra al beneficiario del suo "dono" se in un secondo tempo
egli acquistasse la terra dal legittimo proprietario. Quello che disse
R'Ashi:
Gli
piace di mantenere la sua parola - porta a concludere
che egli non potrà togliere la terra al suo beneficiario perché
anche
quando è un regalo gli piace mantenere la sua parola.
Secondo
R'Ashi con l'acquisto del terreno il venditore vuole proteggere i diritti
del suo beneficiario.
E quello che disse Mar Zutra:
A
uno piace che non lo chiamino ladro - porta a
concludere che egli può togliere la terra al suo beneficiario,
infatti potrebbe dirgli: Cosa mai ti ho rubato? Niente ti regalai
e niente ti porto ora via! Secondo
Mar Zutra
con l'acquisto del terreno il venditore vuole proteggere i diritti di un
suo eventuale compratore ma non quelli di un suo beneficiario.
La Ghemara continua la trattazione
del problema della vendita di un terreno rubato che successivamente il
ladro acquistò dai legittimi proprietari:
É ovvio che se il ladro vendette il terreno rubato
ad un secondo acquirente, oppure lo lasciò in eredità
ad
uno dei suoi figli, oppure lo diede in regalo a qualcun altro
- non intende assicurare la proprietà del campo nei riguardi
dell'acquirente del primo acquirente.
É altrettanto ovvio che se quel terreno, dopo che lo ebbe venduto,
divenne
suo per eredità - egli può prenderlo al suo acquirente
perchè un'eredità vien da sola, ed egli non ha dovuto
affannarsi dietro ad essa per riceverla, e non vi è alcuna indicazione
che egli intende salvaguardare i diritti del suo primo acquirente.
Se dopo aver venduto il terreno, il ladro, che era creditore del legittimo
proprietario, prese egli stesso possesso di quel terreno come pagamento
per
il debito di quello del legittimo proprietario, bisogno vedere:
Se il proprietario aveva altri terreni, e il ladro disse:
Voglio questo che ho rubato per pagamento del tuo debito - abbiamo
un'indicazione che egli intende assicurare la proprietà
del
campo nei riguardi dell'acquirente del primo acquirente e non è
autorizzato a toglierglielo, altrimenti nel caso in cui il suo debitore,
che è il proprietario del campo rubato e venduto, non ha altri terreni
- vuol dire che il ladro voleva semplicemente riscuotere i suoi
quattrini e non vi è alcuna indicazione che egli intende salvaguardare
i diritti del suo primo acquirente.
Se dopo che il ladro vendette il terreno, il proprietario glielo
concesse in regalo - su questo disputarono R'Acha e Ravina. Uno disse:
Un regalo è simile ad un'eredità, perché come
l'eredità vien da solo e non vi è alcuna indicazione
che egli intende salvaguardare i diritti del suo primo acquirente. E
l'altro disse: Un regalo è simile ad una compravendita, perché
se non si dava daffare per rendersi gradito dinnanzi a lui al proprietario
- non glielo avrebbe dato per regalo, perciò egli si dette daffare
per rendersi grato dinnanzi a lui, in modo che quello glielo regalasse,
ed egli potesse mantenere la sua parola nei riguardi dell'acquirente.
La Ghemara definisce i limiti dell'ordinamento
di Rav per cui il ladro non può portar via la terra al suo compratore
dopo averla acquistata dal proprietario:
E fino a quando dopo che ha venduto il campo rubato noi ancora
presumiamo che l'acquisto del terreno in questione sia un'indicazione che
egli
il
ladro vuol salvaguardare i diritti del suo compratore e mantenere
la sua parola?
La Ghemara presenta tre opinioni:
Disse R'Huna: Fino al momento del processo in cui il Bet Din
stabilisce il risarcimento per colui che acquistò il campo rubato
che ora gli è stato tolto dal legittimo proprietario. Se il ladro
non mostrò fino ad ora che l'acquisto del campo dal proprietario
deriva dal desiderio di mantenere la sua parola con il suo acquirente,
noi presumiamo che non lo faccia più.
Chiya bar Rav disse: Fino a quando il documento di appropriamento
di
uno dei beni del ladro giunge in suo possesso dell'acquirente, come
risarcimento del denaro pagato per il campo che gli è stato tolto
dal legittimo proprietario. Fino ad ora, se il ladro voleva salvaguardare
gli interessi del suo compratore e mantenere la propria parola poteva farlo.
R'Pappa disse: Fino a quando iniziano i giorni dell'editto pubblico
di vendita dei terreni del ladro.
La Ghemara attacca l'ordinamento di
Rav per cui il ladro non può portar via la terra al suo compratore
dopo averla acquistata dal proprietario:
Rami bar Chama muove un attacco a quanto detto sopra: Ora ragioniamo,
l'acquirente
di
cui si parla con cosa comperò quel terreno? Con quel documento,
ma
quel
documento vale quanto un qualsiasi coccio!
La Ghemara risponde:
Gli disse Rava: Quanto all'ordinamento di Rav che esso si
realizzi nel caso di uno che gli crede al ladro, e il ladro, per
il piacere che ha che quello non gli disse niente, e si fidò di
lui - si dà daffare per acquistarlo, e decide in cuor suo di farglielo
avere quando l'avrà comperato dal proprietaro.
La Ghemara obietta a questa spiegazione
da una Baraita:
R'Sheshet mise alla prova questo ragionamento alla luce di
una Baraita: QUEL CHE EREDITERÒ DA PAPÀ È A TE VENDUTO,
QUELLO CHE CADRÀ NELLA MIA TRAPPOLA È A TE VENDUTO - NON
HA DETTO NULLA. QUEL CHE OGGI EREDITERÒ DA PAPÀ È
A TE VENDUTO, QUELLO CHE OGGI CADRÀ NELLA MIA TRAPPOLA È
A TE VENDUTO - LE SUE PAROLE HANNO VALORE. Disse Rami bar Chama: Ecco un
grand uomo R'Sheshet ed ecco la confutazione da lui portata!
La Ghemara respinge la confutazione
di R'Sheshet:
Disse Rava: Vedo un grand uomo ma non vedo una altrettanto grande
confutazione.
Qui quanto all'ordinamento di Rav, il compratore si fidava, qui
nel
caso descritto dalla Baraita, il compratore non si fidava. Qui
il
compratore si fidava - che il venditore si darà daffare
per fargli avere il terreno, per non venir chiamato ladro
e
per questo la compravendita ha valore. Qui nel caso della Baraita,
il compratore non era fiducioso che il venditore avrebbe ereditato
suo padre e perciò la compravendita non vale.
La Ghemara riporta alcuni casi in
cui il problema fu trattato in modo analogo:
La confutazione di R'Sheshet fu mandata per essere discussa
alla
presenza di R'Abba bar Zavda, disse loro: Questa confutazione di R'Sheshet
non
è necessaria qua dentro tra le mura dell'Accademia.
Disse
Rava: Questa confutazione di R'Sheshet è necessaria qua dentro
tra
le mura dell'Accademia, e proprio qua dentro
va risolta così:
Qui
quanto
all'ordinamento di Rav, il compratore si fidava, qui
nel caso descritto
dalla Baraita, il compratore
non si fidava.
Vi fu un incidente a Pumbadita che fu risolto in accordo con
l'insegnamento di Rav, e attaccarono R'Yosef da quella Baraita,
come aveva fatto R'Sheshet. Disse loro R'Yosef: Questa confutazione
non
è necessaria qua dentro tra le mura dell'Accademia. Ma Abbaye
gli rispose: Questa confutazione è oltremodo necessaria
qua dentro tra le mura dell'Accademia, e proprio
qua dentro
va
risolta così: Qui quanto all'ordinamento di Rav, il compratore
si
fidava, qui nel caso descritto dalla Baraita, il compratore
non
si fidava.
La Ghemara si volge ad analizzare
la Baraita:
Quale è la differenza tra la reshadella
Baraita in cui si dice che la vendita non ha valore e la sefadella
Baraita in cui si dice che la vendita ha valore? In entrambi i casi il
compratore non si fida.
La Ghemara risponde:
Disse R'Yochanan: La sefa vuol dire che quando una persona
dice: QUEL CHE OGGI EREDITERÒ DA PAPÀ è a te
venduto, la vendita è valida per l'onore del padre. Quando
una persona dice a un altro: QUELLO CHE OGGI CADRÀ NELLA MIA
TRAPPOLA è a te venduto, la vendita è valida [daf
16b] per la sua sopravvivenza del cacciatore.
La Ghemara discute un altro
caso di vendita di una proprietà prima del suo acquisto:
Disse R'Huna in nome di Rav: Se uno dice al suo compagno: Il campo
che io sto per acquistare, quando lo acquisterò si consideri da
te acquisito fin d'ora, il suo compagno ha acquisito quel campo
fin d'ora, solo che la sua acquisizione avviene nel momento che l'altro
acquista il campo.
La Ghemara obietta:
Disse Rava: L'ordinamento di Rav è ragionevole per quanto
riguarda un generico campo che questo promette di acquistare per l'altro,
ma
se si tratta di questo campo qui - no, l'acquisizione non ha luogo,
infatti chi ti dice che il proprietario del campo glielo venderà?
Ma, Dio mi è testimone che Rav disse che l'acquisizione
ha valore persino quando si tratta di questo campo qui. Ora vediamo,
Rav
secondo chi stabilì il suo insegnamento? Come R'Meyr che disse:
Uno può far acquisire una cosa che non è venuta al mondo,
come è insegnato in una Baraita: UNO CHE DICE A UNA DONNA: PRENDI
I KIDDUSHIN
DA ME PER QUANDO MI SARÒ CONVERTITO, PER QUANDO TI SARAI CONVERTITA,
PER QUANDO DIVERRÒ LIBERO, PER QUANDO DIVERRAI LIBERA, PER QUANDO
MORIRÀ TUO MARITO, PER QUANDO IL TUO YAVAM FARÀ PER
TE LA CHALITZA, PER QUANDO MORIRÀ TUA SORELLA - NON È
MEKUDDESHET,
R'MEYR DICE: È MEKUDDESHET. Ora il caso di fidanzamento
anticipato di una donna è simile all'acquisizione anticipata
di questo campo qui, e R'Meyr disse che la donna è mekuddeshet,
analogamente
Rav può dire che anche se quello disse "questo campo qui" l'acquisizione
anticipata ha valore.
La Ghemara ritorna all'argomento
della restituzione di documenti rinvenuti:
Disse Shmuel: Chi trova al mercato un documento di acquisizione
che
impegna il debitore a pagare una data somma a prescindere dal fatto che
abbia ricevuto o no il prestito - lo restituisca al proprietario
cioé
il creditore. Quale ragione potrebbe avere il rinvenitore per non farlo?
Se tu dici che non deve restituirlo perché
forse quello
scrisse il documento per prendere del denaro
a prestito ma
poi non lo prese - ma quello si impegnò
a
pagare a prescindere dal fatto che abbia preso il prestito o no!
Ma
se tu dici che non deve restituirlo per via di un precedente
pagamento - questa non è una considerazione e noi non temiamo
un pagamento già avvenuto perché se fosse vero ché
ha già pagato - il debitore lo avrebbe già
ben che stracciato il documento e non può essere che
sia andato perso.
La Ghemara si interroga sull'autenticità
dell'opinione:
Disse R'Nachman: Mio padre era uno degli scribi del tribunale di
Mar Shmuel, ed io avevo allora già sei o sette anni, e ricordo
che annunciavano e dicevano: Questi documenti di acquisizione che furono
rinvenuti al mercato - siano restituiti ai proprietari.
La Ghemara risponde:reca un sostegno
all'opinione di Shmuel:
Disse R'Amram: Similmente imparammo in una Mishna: (Baba Metzy'a
20a) TUTTI GLI ATTI DEL TRIBUNALE - LI RESTITUISCA, quindi: Non temiamo
un pagamento già avvenuto.
La Ghemara respinge questa prova:
Gli disse R'Zera: Quella Mishna si occupa di documenti di possesso
e di appropriamento, che non sono soggetti a pagamento e perciò
possono essere restituiti. Un documento di prestito invece non deve essere
restituito perché potrebbe essere già stato pagato.
La Ghemara chiede:
Disse Rava: Ma è proprio vero che quei documenti di
possesso e di appropriamento di cui sopra non sono soggetti a pagamento?
Eppure gli studenti di Nehardea dissero: L'esproprio di un terreno
per risarcire un creditore torna indietro se il debitore paga il
debito fino a dodici mesi dall'esproprio. E disse Amemar: Io
sono di Neardea, e son dell'opinione che l'esproprio torna indietro sempre,
se il debitore paga il denaro che lo aveva causato. Quindi, a quanto
pare, il debito può essere pagato anche dopo che viene emesso un
editto di appropriazione o di possesso per il creditore. Se temessimo che
il debito sia già stato pagato non dovremmo restituire il documento
di appropriamento al creditore. Siccome la Mishna ordina di restituirlo
essa non considera la possibilità che il debito sia stato già
pagato e quindi conferma l'opinione di Shmuel.
La Ghemara spiega che nonostante
tutto la Mishna citata non offre un sostegno all'insegnamento di Shmuel:
Piuttosto disse Rava: Là nella Mishna, il motivo per
cui restituiamo il documento al creditore è che diciamo che
se il debitore pagò il suo debito è lui che danneggia
sé stesso, perché al momento del pagamento stava a lui di
stracciare il documento di appropiamento in possesso del creditore
oppure egli doveva farsi scrivere dal creditore un altro
documento su di esso sul terreno di cui egli tornava in possesso avendo
pagato il proprio debito. Siccome egli non fece né questo né
quello noi riteniamo che il debito non sia stato ripagato ed è questo
il motivo per cui viene restituito al creditore.
La Ghemara si sofferma a spiegare
come avvenga che il debitore chieda che venga redatto un documento attestante
il suo ritorno a possedere il campo:
Perché a rigor di legge, la terra non dovrebbe esser restituita
al debitore, a meno che il creditore non lo desideri, ed è solo
perché è scritto Tu farai ciò che è retto
e buono agli occhi del Signore che Rabbanan dissero: Restituisci la
terra al tuo debitore, per questo egli il debitore ora acquista
quel campo ex novo, perciò deve far scrivere un documento
d'acquisto.
La Ghemara spiega ora la differenza
tra un certificato di apparopriamento, che si restituisce al creditore,
e un certificato di debito, che non si restituisce perché si teme
che sia già stato pagato:
Nei riguardi di un documento di debito cosa c'è da dire?
Che se fosse vero che ha pagato avrebbe dovuto stracciare il documento?
Non è necessario supporre così perché io posso
dire che forse il creditore si liberò di lui quando il
debitore gli chiedeva di restiutirgli il documento dicendogli: Domani
te lo porto, che adesso non l'ho con me oppure - glielo trattenne il
documento finché il debitore non lo ripaghi per le monete dello
scriba che scrisse il documento. Perciò il documento se rinvenuto,
non può essere restituito al creditore perché forse non fu
stracciato pur essendo già stato pagato. Quindi l'insegnamento di
Shmuel non è avallato dalla Mishna.
La Ghemara porta un insegnamento
contrastante quello di Shmuel:
Disse R'Abbahu in nome di R'Yochanan: Se uno trova un documento
di debito al mercato, persino se vi è notata una ceritificazione
del Bet Din sull'autenticità delle firme dei testimoni, non
può restituirlo al proprietario il creditore. Non basta insegnare
che è proibito restituire il documento di debito quando non vi
è notata una ceritificazione del Bet Din sull'autenticità
delle firme dei testimoni - perché si potrebbe dire che fece
scrivere quel documento per prendere a prestito ma poi non
prese a prestito nulla e quindi con quel documento il creditore
che vi è segnato potrebbe riscuotere un debito che non fu mai contratto,
ma persino se vi è notata una ceritificazione del Bet Din
e infatti cosa mai sarebbe? La prova che il documento
è stato certificato! Ciò nonostante non può
restituirlo, perché temiamo un pagamento già avvenuto.
La Ghemara muove un'obiezione
a questa possibilità a partire dalla Mishna già citata:
R'Yirmiya attaccò R'Abbahu dalla Mishna: (Baba
Metzy'a 20a) TUTTI GLI ATTI DEL TRIBUNALE - LI RESTITUISCA.
La Ghemara risponde:
Gli disse: Yirmiya figlio mio, non tutti gli atti del tribunale
sono uguali a questi effetti. Piuttosto la Mishna di cui sopra
si riferisce al caso in cui il debitore è stato presunto
bugiardo. In un simile caso l'atto deve essere restituito, ma in casi
normali, in cui se il debitore sostiene di aver già pagato è
creduto, non si deve restituire un documento trovato.
La Ghemara si oppone a questa
spiegazione della Mishna:
Disse Rava: E siccome il debitore è stato presunto
bugiardo una volta, poi non pagherà per niente? Anche in questo
caso esiste la possibilità che il documento sia già stato
pagato!
La Ghemara propone una spiegazione
alternativa:
Piuttosto disse Rava: La Mishna che ordina di restituire gli
atti del tribunale si riferisce a certificati di appropriamento e di
possesso e secondo R'Zera che è dell'opinione che quando si
tratta di simili certificati non temiamo che siano stati pagati.Tuttavia
normali documenti di debito, anche se contengono la certificazione del
Bet Din sull'autenticità delle firme dei testimoni, non devono essere
restituiti al creditore se il debitore sostiene di aver già pagato.
La Ghemara passa a trattare le
leggi di un debitore presunto bugiardo:
E a proposito del mentitore, siccome ci è capitato
di parlarne, diciamo su di lui qualche parola. Infatti disse R'Yosef
bar Maniomi in nome di R'Yochanan: Se i giudici del Bet Din gli
dissero al debitore: Va a dargli il denaro che gli devi, |