20a VEELU MEGALLECHIN CAPITOLO TERZO MO'ED KATAN

 
 
È permesso copiare e divulgare la presente pagina a condizione che a capo e 
a piè pagina sia riportata la scritta da "Chavruta" di Rav Mordechai Goldstein

 
 
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[da Daf 19b:
Come abbiamo visto, se uno seppellì il suo parente durante la festa stessa, la shiva non viene osservata fino a dopo la festa, ciò che porta alla seguente domanda che la Ghemara riporta:
Gli chiese Abbaye a Rabba: Se egli seppellì il suo parente durante la festa, i giorni stessi della festa valgono nella conta dei trenta giorni degli sheloshim o i giorni stessi della festa non valgono nella conta dei trenta giorni degli sheloshim?
La Ghemara riporta le considerazioni di Abbaye:
Che valgano nella conta dei sette, non ho dubbi che no, perchè le restrizioni dei sette giorni di shiva non vengono osservate durante la festa. Quello che non mi è chiaro è se la festa è inclusa nella conta dei trenta giorni degli sheloshim, perchè siccome le restrizioni dei trenta giorni degli sheloshim sono rispettate durante la festa, si potrebbe arguire che i giorni della festa dovrebbero valere nella conta dei trenta giorni degli sheloshim. Quale è la legge al riguardo?
La Ghemara riporta la risposta di Rabba:
Gli disse: Non vale nella conta, piuttosto, la conta ha inizio dopo la festa.
La Ghemara riporta la reazione di Abbaye:
Egli contestò quanto detto da Rabba alla luce della seguente Baraita: UNO CHE SEPPELLISCE IL SUO MORTO DUE GIORNO PRIMA DELLA FESTA, CONTA CINQUE GIORNI di shiva DOPO LA FESTA, durante i quali IL SUO LAVORO PUÒ ESSERE FATTO DA ALTRI per suo conto, E I SUOI SCHIAVI E LE SUE SERVE POSSONO FARE del lavoro per lui NELLA SUA CASA CON RISERBO, E IL PUBBLICO NON SI OCCUPA DI LUI, di fargli visite di condoglianze, -- fino a qui da Daf 19b] PERCHÈ GIÀ SI OCCUPARONO DI LUI DURANTE LA FESTA. LA REGOLA È: TUTTO CIÒ CHE RIGUARDA L'AVEL È INTERROTTO DALLA FESTA,TUTTO CIÒ CHE RIGUARDA LE PUBBLICHE RELAZIONI NON È INTERROTTO DALLA FESTA.
Dopo aver discusso il caso in cui la sepoltura avvenne poco prima della festa, la Ghemara riporta una Baraita che discute di un caso in cui la sepoltura avvenne durante la festa stessa:
LO SEPPELLÌ NEL TERZULTIMO GIORNO DELLA FESTA, EGLI CONTA SETTE GIORNI di shiva DOPO LA FESTA.  I PRIMI QUATTRO GIORNI di questi sette IL PUBBLICO SI OCCUPA DI LUI, di fargli visite di condoglianze, ma durante GLI ULTIMI TRE di questi sette GIORNI  IL PUBBLICO NON SI OCCUPA DI LUI,  DAL MOMENTO CHE ESSI GIÀ SI OCCUPARONO di lui DURANTE LA FESTA.
Visto che la festa non conta nella shiva, la Ghemara riporta una Baraita che discute della validità dei giorni della festa nella conta degli sheloshim:
E LA FESTA GLI VALE nella conta degli sheloshim.
La Ghemara riporta la conclusione di Abbaye:
Ora a quale caso si riferisce la conclusione della Baraita - che la festa vale nella conta degli sheloshim? Non si riferisce forse all'ultima proposizione che la precedeva, in cui la sepoltura avvenne durante la festa stessa? E se così è, la Baraita non contraddice forse l'ordinamento di Rabba che in tal caso la festa non vale nella conta degli sheloshim?
La Ghemara risponde:
No; la conclusione della Baraita si riferisce alla prima proposizione, in cui la sepoltura avvenne due giorni prima della festa. In quel caso, siccome la shiva iniziò prima della festa, la festa stessa vale nella conta degli sheloshim. Ma quando la sepoltura avvenne durante la festa stessa, allora la festa non vale nella conta degli sheloshim, come disse Rabba.
La Ghemara riporta un altro attacco di Abbaye nei confronti di Rabba:
Egli lo attaccò dalla seguente Baraita: LA FESTA GLI VALE NELLA CONTA DEI TRENTA. E COME? LO SEPPELLÌ ALL'INIZIO DELLA FESTA, CONTA tutti i SETTE giorni di shiva DOPO LA FESTA, E IL SUI LAVORO VIENE FATTO DA ALTRI  per suo conto, E I SUOI SCHIAVI E LE SUE SERVE POSSONO FARE del lavoro per lui NELLA SUA CASA CON RISERBO, E IL PUBBLICO NON SI OCCUPA DI LUI, di fargli visite di condoglianze, PERCHÈ GIÀ SI OCCUPARONO DI LUI DURANTE LA FESTA.  E LA FESTA GLI VALE nella conta degli sheloshim. Questa Baraita chiaramente asserisce che - contrariamente a quanto sostiene Rabba - anche quando la sepoltura avvenne durante la festa stessa, i giorni della festa valgono nella conta degli sheloshim!
La Ghemara non ha più nulla da obiettare:
Tiuvta! Questa è in effetti una confutazione!
La conclusione della Ghemara è che anche quando la sepoltura avvenne durante la festa stessa, i giorni della festa valgono nella conta degli sheloshim! La Ghemara cita altri Amoraim che arrivarono alle stesse conclusioni:
Quando Ravin venne a Babilonia disse in nome di R'Yochanan: Anche se lo seppellì durante la festa, i giorni della festa valgono nella conta degli sheloshim. E così gli insegnò R'Elazar a R'Pedat, suo figlio: Anche se lo seppellì durante la festa, i giorni della festa valgono nella conta degli sheloshim.
Nella Mishna imparammo che la festa abolisce la shiva solo se la  la sepoltura avvenne tre giorni prima della festa. La La La La Ghemara cita ora una Baraita che tratta questo argomento:
Rabbanan insegnarono in una Baraita: Se EGLI ADEMPÌ all'obbligo DI CAPOVOLGERE IL LETTO per TRE GIORNI PRIMA DELLA FESTA, NON GLI È RICHIESTO DI CAPOVOLGERLO ancora DOPO LA FESTA, in quanto la festa abolisce la shiva, PAROLE DI R'ELIEZER. MAI CHACHAMIM DICONO PERSINO se capovolse il letto UN solo GIORNO,PERSINO se lo capovolse UNA sola ORA prima della festa, la festa abolisce la shiva.
La Baraita continua, citando un altro Tanna secondo il quale questa disputa echeggia una più antica disputa di Tannaim:
DISSE R'ELAZAR IL FIGLIO DI R'SHIMON: QUESTE QUESTE SONO LE PAROLE DI BET SHAMMAI, QUESTE QUESTE SONO LE PAROLE DI BET HILLEL, PERCHÈ BET SHAMMAI DICE: TRE GIORNI di shiva debbono essere osservati perchè la festa abolisca la shiva, BETHILLEL DICE: PERSINO UN solo GIORNO di shiva è sufficiente perchè la festa abolisca la shiva.
La Ghemara cita differenti opinioni sulla definizione halachica della questione:
Disse R'Huna in nome di R'Chiya bar Abba che disse in nome di R'Yochanan e alcuni dicono che R'Yochanan disse a R'Chiya bar Abba e a R'Huna: Persino un giorno, persino un ora di shiva che osservò, viene la festa ed abolisce la shiva. Ma Rava disse che l'halacha è secondo il Tanna della nostra Mishna che dice che tre giorni di shiva sono richiesti.
La Ghemara cita un incidente relativo:
Ravina una volta si trovò nella città di Sura sull'Eufrate: Gli disse Rav Chaviva a Ravina: Quale è l'halacha su questo argomento? Gli disse: Persino un giorno, persino un ora di shiva che osservò, viene la festa ed abolisce la shiva
La Ghemara riporta una fonte scritturale per il periodo di lutto di sette giorni:
Sedeva R'Chiya bar Abba e R'Ami e R'Yizchak Nafcha nella veranda di R'Yzchak il figlio di Ealazar, e  l'argomento seguente uscì tra loro: Da dove deriviamo che il primo periodo di lutto è di sette giorni? Perchè è scritto: Ed io cambierò le vostre feste in lutto, come le feste sono di sette giorni, anche il lutto è di sette giorni.
La Ghemara chiede:
Ma diciamo che il lutto deve essere paragonato a Shavuot, che è di un giorno, i in conseguenza la shiva sarebbe di un giorno?
La Ghemara risponde:
Quella analogia con Shavuot è necessaria per la spiegazione di Resh Lakish, perchè disse Resh Lakish in nome di R'Yehuda Nesia: Da dove deriviamo che il lutto che deriva da una notizia ritardata non vige che un giorno solo? Perchè è scritto: Ed io cambierò le vostre feste in lutto, e troviamo nel caso di Shavuot che un giorno è chiamato festa.
La Ghemara cita una Baraita sull'obbligo di iniziare il lutto in base alla notizia che un parente è morto:
Rabbanan insegnarono in una Baraita: Nel ricevereUNA NOTIZIA RECENTE della morte di un parente il lutto VIGE PER SETTE GIORNI, shiva, E PER TRENTA GIORNI, sheloshim, a partire dal momento della notizia,UNA NOTIZIA RITARDATA NON VIGE CHE UN GIORNO SOLO. QUALE NOTIZIA si considera RECENTE E QUALE si considera RITARDATA? LA RECENTEè quella ricevuta ENTRO TRENTA giorni dalla morte,LA RITARDATA è quella ricevutaDOPO I TRENTAgiorni dalla morte, PAROLE DI R'AKIVA. MA I CHACHAMIM DICONO: SIA LA notiziaRECENTE CHE LAnotiziaRITARDATA causano un lutto cheVIGE SETTE E TRENTA giorni.
La Ghemara discute su quale di queste opinioni sia halacha:
Disse Rabba bar bar Chana in nome di R'Yochanan: Ovunque tu trovi l'ordinamento di un singolo facilitante e molti che lo contestano con un ordinamento stringente, l'halacha segue la maggioranza, fuori che in questo, dove sebbene R'Akiva ordina il facilitante e i Chachamim ordinano lo stringente, l'halacha segue R'Akiva. Perchè disse Shmuel: L'halacha segue sempre l'opinione più facilitante in fatto di lutto.
La Ghemara cita alcuni episodi in cui altri Amoraim decisero come R'Akiva in caso di notizia ritardata:
A Rav Chanina giunse la notizia ritardata della morte di suo padre da Be Chozai. Venne al cospetto di Rav Chisda per domandargli come comportarsi. Gli disse: una notizia ritardata non vige che un giorno solo, come aveva detto R'Akiva nella Baraita.
A Rav Natan bar Ami giunse la notizia ritardata della morte di sua madre da Be Chozai. Venne al cospetto di Rava per domandargli come comportarsi. Gli disse: Ebbene dissero: una notizia ritardata non vige che un giorno soltanto.
La Ghemara riporta l'attacco di Rav Natan bar Ami a questo ordinamento:
Avendo udito ciò egli attaccò [Rava] a partire da questa Baraita: IN QUALI CASI QUESTO ordinamentoSI APPLICA? Solo NEl caso deI CINQUE altri PARENTI per i quali è MIZVA prendere il lutto, MA nel caso di SUO PADRE E DI SUA MADRE egli osserva SETTE E TRENTA, anche in seguito a notizia ritardata. Perciò Rav Natan bar Ami, a cui era morta la madre avrebbe dovuto rispettare shiva e sheloshim!
La Ghemara riporta la risposta di Rava:
Gli disse: Quella Baraita rappresenta il parere di un singolo Tanna, e noi non accettiamo la sua opinione.
La Ghemara identifica il Tanna in questione:
Perchè imparammo in in una Baraita:  ACCADDE CHE MORÌ IL PADRE DI R'ZADOK A GHINZAK, E LO INFORMARONO TRE ANNI DOPO. ED EGLI VENNE E DOMANDÒ AD ELISHA BEN ABUIA E AGLI ANZIANI CHE ERANO CON LUI come egli avesse da comportarsi. E DISSERO:OSSERVA I SETTE E I TRENTA.
La Baraita continua:
E QUANDO MORÌ IL FIGLIO DI R'ACHIYA NELLA DIASPORA e suo padre, in Erez Israel fu informato più di trenta giorni dopo, EGLI SEDETTE PER LUI SETTE E TRENTA. 
Sembra quindi che R'Achiya non seguisse l'opinione di R'Akiva. La Ghemara si chiede:
Davvero? Ma Rav era il figlio del fratello di R'Chiya, Aivu, e anche il figlio della sorella di R'Chiya. Quando [Rav] salì da quelle parti, cioè da Babilinia ad Erez Israel, dove R'Chiya viveva, gli chiese [R'Chiya a Rav]: Tuo padre vive?
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Non volendo riferire cattive notizie, gli disse [Rav a R'Chiya]: Mia madre vive? Gli disse[R'Chiya a Rav]: Tua madre vive? Gli disse [Rav a R'Chiya]: Mio padre vive? Comprendendo che sia suo fratello che sua sorella erano morti, [R'Chiya] disse al suo servitore: Toglimi le scarpe, e porta i miei vestiti dopo di me al bagno.
La Ghemara fa notare i vari insegnamenti che si possono trarre dall'ordine di R'Chiya al suo servitore e l'apparente contraddizione che vi è in uno di essi:
Impara da esso tre leggi: Impara da esso che alla persona in lutto è proibito calzare scarpe. E impara da esso che un lutto che deriva da una notizia ritardata non vige che un giornosolo. E impara da esso che una parte del giorno è come l'intero[giorno]. Ma se R'Chiya sostiene che una notizia ritardata richiede solo un lutto minimo, allora perchè egli osservò sette e trenta quando ricevette la notizia ritardata della morte del figlio, come narrato nella precedente Baraita? 
La Ghemara risponde:
R'Chiya per conto suo e R'Achiya per conto suo.
La Ghemara continua a trattare il caso di notizia ritardata:
Disse R'Yose bar Avin: Ricevette una notizia recente nella festa, ma alla fine della festa divenne ritardata, la festa vale nel calcolo dei trenta giorni ed egli osserva solo un giorno di lutto.
La Ghemara cita un altro ordinamento simile:
R'Adda da Kesari insegnò una Baraita alla presenza di R'Yochanan: RICEVETTE UNA NOTIZIA RECENTE DI SHABBAT MA ALLA FINE DI SHABBAT DIVENNE RITARDATA, EGLI OSSERVA SOLO UN GIORNO di lutto.
La Ghemara solleva un problema connesso:
Nel caso di notizia ritardata, strappa l'abito o non strappa l'abito? 
La Ghemara riporta due contrastanti risposte:
R'Mani disse: Non strappa. R'Chanina disse: Strappa.
La Ghemara riporta l'attacco di R'Mani a R'Chanina:
Gli disse R'Mani a R'Chanina: Va tutto bene secondo il mio punto di vista, che ritengo che non strappa, infatti non vi sono sette giorni di lutto. Perchè io ritengo che l'obbligo dello strappo sia in concomitanza con l'obbligo dei sette giorni. Ma secondo il tuo punto di vista, che ritieni che strappa, può esservi strappo senza sette giorni?
La Ghemara attacca la posizione di R'Mani:
Ma è proprio vero che non può esservi strappo senza shiva? Ma Isi, il padre di R'Zera, insegnò una Baraita, ed altri dicono il fratello di R'Zera, al cospetto di R'Zera:UNO CHE NON HA UN INDUMENTO DA STRAPPARE sul momento, E poi NE OTTIENE UNO DURANTE I SETTE giorni della shiva, EGLI STRAPPA allora, ma DOPO I SETTE GIORNI, NON STRAPPA. Udendo questa Baraita, R'Zera rispose: Quando si applica questa regola? Quando si tratta dei cinque parenti per i quali è mizva prendere il lutto, cioè fratello, sorella, figlio, figlia e moglie. Ma per il proprio padre e la propria madre uno strappa anche dopo la shiva. Emerge dall'affermazione di R'Zera che è possibile osservare l'obbligo dello strappo anche quando la shiva è finita, quindi le due osservanze non sono tra loro legate!
La Ghemara risponde a difesa di R'Mani:
Quell'ordinamento di R'Zera, che uno strappa per uno dei genitori anche dopo la shiva, fu insegnato solo per rispetto per suo padre e sua madre, e non come osservanza dell'obbligo di strappare l'abito.

La Ghemara cita una Baraita che elenca i parenti sui quali c'è l'obbligo di prendere il lutto:
Rabbanan insegnarono in una Baraita: TUTTI quei parenti SUI QUALI È DETTO NELLA PARASHA DEI KOHANIM CHE IL KOHEN SI RENDE IMPURO PER LORO, OGNI PERSONA PRENDE IL LUTTO PER LORO. E QUESTI SONO:  SUA MOGLIE,  SUO PADRE,  SUA MADRE,  SUO FRATELLO paterno, SUA SORELLA paterna e vergine, SUO FIGLIO E SUA FIGLIA.  ESSI [Rabbanan] AGGIUNSERO a loro i seguenti parenti sui quali si prende il lutto anche se il kohen non si rende impuro per loro: SUO FRATELLO MATERNO E SUA SORELLA MATERNA VERGINE,  E SUA SORELLA SPOSATA,  SIA PATERNA CHE MATERNA.
Altre agguinte:
E COSÌ COME PRENDE IL LUTTO PER ESSI,  PRENDE IL LUTTO PER I LORO SECONDARI,  PAROLE DI R'AKIVA.  R'SHIMON BEN ELAZAR DICE: NON PRENDE IL LUTTO per alcun parente secondario SALVO CHE PER IL FIGLIO DI SUO FIGLIO E IL PADRE DI SUO PADRE,  E I CHACHAMIM DICONO: OGNI PARENTE PER IL QUALE EGLI È TENUTO A PRENDERE IL LUTTO,  ASSIEME A LUI EGLI PRENDE IL LUTTO.
La Ghemara chiede:
Il parere dei Chachamim è apparentemente uguale a quello del Tanna Kamma, cioè R'Akiva! Perchè sono presentati nella Baraita come due diverse opinioni?
La Ghemara risponde:
La differenza tra loro è se il lutto per un parente secondario sia o no limitato ad un parente secondario che vive con lui in casa. Come quanto disse Rav a Chiya, suo figlio: Tu devi osservare il lutto in sua presenza [di sua moglie quando lei è in lutto per un suo stretto parente], ma non in sua presenza tu non sei tenuto ad osservare il lutto.

La Ghemara cita un incidente relativo:
A Mar 'Ukva morì il figlio di suo suocero. Pensò di sedere per lui sette e trenta. Salì da lui Rav Huna e lo trovò in lutto. Gli disse [Rav Huna]: Vuoi certamente mangiare il pasto delle persone in lutto! Non dissero di prendere il lutto per rispetto alla moglie, che per suo suocero e sua suocera.
La Ghemara porta le basi dell'insegnamento di Rav Huna:
Perchè fu insegnato in una Baraita: COLUI A CUI MORÌ SUO SUOCERO O SUA SUOCERA,  NON PUÒ COSTRINGERE SUA MOGLIE A TRUCCARSI GLI OCCHI DI AZZURRO E DI ROSSO.  DEVE INVECE CAPOVOLGERE IL SUO LETTO E PRENDERE IL LUTTO CON LEI, E, ALTRETTANTO, COLEIa cui morì SUO SUOCERO O SUA SUOCERA, NON PUÒ TRUCCARSI GLI OCCHI DI AZZURRO E DI ROSSO. DEVE INVECE CAPOVOLGERE IL SUO LETTO E PRENDERE IL LUTTO CON LUI. Questa Baraita indica che marito e moglie prendono il lutto per i genitori del consorte. Ma fu insegnato in un'altra Baraita: ANCHE SE [I CHACHAMIM] DISSERO CHE NON PUÒ COSTRINGERE SUA MOGLIE, mentre ella è in lutto, A TRUCCARSI GLI OCCHI DI AZZURRO E DI ROSSO per rendersi attraente con lui perchè questo violerebbe il lutto di lei, IN VERITÀ ESSI DISSERO CHE LEI PUÒ VERSARGLI UN BICCHIERE, FARGLI IL LETTO E LAVARGLI LA FACCIA, LE MANI E I PIEDI. Queste due Baraitot apparentemente si contraddicono a vicenda!
La Ghemara riporta la conclusione di Rav Huna:
Ma non trarre alcuna conclusione da ciò, da questa apparente contraddizione, perchè qui nella prima Baraita si parla di suo suocero e sua suocera, per i quali il marito è tenuto a prendere il lutto, mentre qui nella seconda Baraita si parla degli altri parenti, per i quali il marito non è tenuto a prendere il lutto.
La Ghemara conclude:
In effetti, trai da ciò la conclusione che questa distinzione è valida.
La Ghemara cita una Baraita in cui questa distinzione è esplicita:
Così insegnò anche una Baraita: NON DISSERO DI PRENDERE IL LUTTO PER RISPETTO ALLA MOGLIE, CHE PER SUO SUOCERO E PER SUA SUOCERA SOLTANTO.

La Ghemara cita un incidente relativo:
Ad Amemar morì il figlio del figlio. Egli strappò il suo abito per lui. Suo figlio arrivò, ed egli strappò nuovamente in sua presenza. Egli allora si ricordò che aveva strappato da seduto, si alzò e strappò nuovamente in piedi.
La Ghemara chiede:
Gli disse Rav Ashi ad Amemar: Da dove deriviamo che lo strappo si deve fare in piedi? Amemar rispose: Da quanto è scritto: E Iov si alzò e strappò il suo abito.

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