La Ghemara porta un episodio connesso
con il din in questione:
Issur e R'Safra fecero un affare assieme cioé presero
assieme della merce per venderla durante un certo periodo da loro concordato.
Alla fine di tale periodo R'Safra andò e si prese la parte sua
della
merce senza che Issar lo sapesse dinnanzi a due testimoniin modo
da non venir sospettato sulla correttezza della suddivisione. Quando Issar
se ne accorse sostenne di non aver ricevuto la parte a lui dovuta. R'Safra
si
presentò dinnanzi a Rabba bar R'Huna per un giudizio. Questi
gli
disse: Va e porta tre testimoni dinnanzi ai quali hai diviso, oppure
[daf
32a] due dei tre in presenza dei quali dividesti la merce
o
anche due testimoni che dividesti
la merce alla presenza di tre.
Gli disse R'Safra a Rabba bar R'Huna:
Da dove ti viene questo
din?
Gli
disse
Rabba bar R'Huna a R'Safra: Perché nella Mishna insegnarono:
SE VI È UN BET DIN - PRESENTA LE SUE CONDIZIONI DINNANZI AD ESSI
i
tre membri del Bet Din SE NON VI È LÌ UN BET DIN - DINNANZI
A CHI PRESENTERÀ LE SUE CONDIZIONI? IL SUO INTERESSE VIENE PRIMA.
La Ghemara muove un'obiezione a questo
ragionamento:
Gli disse R'Safra a Rabba bar R'Huna: È forse simile?
Là nel caso discusso dalla Mishna in cui il Bet Din toglie
denaro a questo al proprietario dell'oggetto smarrito e lo dà
a quello il rinvenitore - ci vuole un Bet Din, ma qui nel caso
della divisione della merce, chi divide la merce quello che è
già
suo
egli prende, in tal caso la testimonianza
è solo una
verifica dei fatti, sono sufficienti due testimoni e non occorre un
Bet Din.
La Ghemara porta una prova da una Mishna:
Sappi infatti che la Mishna insegna: UNA VEDOVA PUÒ
VENDERE dei beni appartenenti al defunto marito SENZA l'intervento
del BET DIN da cui impari che chi ha diritto ad una parte di un
dato bene, può prendersi la sua parte senza la sanzione del Bet
Din.
La Ghemara respinge la prova a
favore di R'Safra:
Gli disse Abbaye: Ma su di essa Mishna non fu detto: Disse
R'Yosef bar Maniume in nome di R'Nachman: Una vedova che vende dei
beni del defunto marito per mantenersi non ha bisogno di un Bet Din
di giudici esperti ma ha bisogno di un Bet Din cioé di
tre hediotot.
Mishna: Se uno LO TROVÒ
l'animale
IN
UNA STALLA, NON È OBBLIGATO A prendersi cura di ESSO
e
a restituirla, ma se lo trovò IN LUOGO PUBBLICO - È OBBLIGATO
A prendersi cura di ESSO e a restituirlo. E SE FOSSE NEL
CIMITERO di modo che per andarlo a prendere e restituirlo deve contrarre
tuma
e lui è un Kohen NON SI RENDA TAME
PER ESSO. SE SUO PADRE GLI DISSE: RENDITI TAME O CHE GLI DISSE:
NON RESTITUIRE un oggetto smarrito - NON LO ASCOLTI.
SCARICÒ E CARICÒ, SCARICÒ
E CARICÒ, PERSINO QUATTRO O CINQUE VOLTE - È OBBLIGATO a
farlo ancora se il proprietario dell'animale ne ha bisogno, PERCHÉ
È DETTO: (Esodo 23, 5) AIUTA TU AIUTERAI. ANDÒ
A SEDERSI E DISSE: SICCOME CHE TU HAI LA MITZVA,
SE VUOI SCARICARE SCARICA pure ma non chiedere il mio aiuto - l'altro
È
DISPENSATO dall'obbligo di scaricare l'animale, PERCHÉ È
DETTO: (Esodo 23, 5) Aiuta aiuterai CON LUI. SE ERA
VECCHIO O MALATO - È OBBLIGATO ad aiutarlo anche da solo.
LA MITZVA DELLA TORA È DI SCARICARE,
MA NON DI CARICARE. R'SHIMON DICE: ANCHE DI CARICARE.
R'YOSE HAGLILI DICE: SE SU DI LUI C'ERA PIÙ
CHE IL SUO CARICO a lui adatto - NON HA ALCUN OBBLIGO NEI SUOI RIGUARDI,
PERCHÉ È DETTO: (Esodo 23, 5) SOTTO IL SUO CARICO
- che vuol dire UN CARICO CHE PUÒ SOPPORTARE.
La Ghemara fornisce dei chiarimenti
a proposito della stalla di cui parla la Mishna:
Disse Rava: La stalla di cui parlarono nella Mishna non è
una che travia l'animale e lo induce a scappare, e non è
una che custodisce l'animale e non gli permette di uscire.
La Ghemara dimostra la sua asserzione
analizzando il linguaggio della Mishna:
Che la stalla di cui parla la Mishna è una che non travia
- lo impariamo da ciò che la Mishna insegna: LO TROVÒ
l'animale
IN
UNA STALLA, NON È OBBLIGATO A prendersi cura di ESSO e
se fosse in procinto di fuggire, perché la stalla lo travia e lo
induce a fuggire, chi ve lo trova avrebbe l'obbligo di restituirlo al proprietario
in un ambiente più sicuro, e che la stalla di cui parla la
Mishna è una che non custodisce - lo impariamo da ciò
che la Mishna deve insegnare: LO TROVÒ
l'animale
IN UNA STALLA,
NON È OBBLIGATO A prendersi cura di ESSO, se infatti tu pensassi
che quella stalla di cui parla la Mishna lo custodisce - ora ha
senso che la Mishna insegni che se la trova fuori - lo porti dentro,
ma
se
la trova dentro una stalla che la custodisce bisogna
insegnare
che non lo deve restituire? Se non c'è alcun pericolo che
si perda è ovvio che non ha il dovere di restituirlo!
Impara
da qui: La stalla di cui parla la Mishna non custodisce
l'animale
ma esso, se vuole, può uscire. Imparalo da qui.
La Ghemara porta un altro passo della
nostra Mishna:
Se uno TROVÒ
l'animale
IN UNA STALLA, NON È
OBBLIGATO a restituirlo.
La Ghemara delimita il din
della Mishna.
Disse R'Yitzchak: E ciò che non è obbligato a
restituirlo è quando la stalla, che è dominio privato,
si
trova all'interno dell'area urbana della città vicina.
La Ghemara riporta un secondo din
che si deduce dal primo:
Il che implica che se l'animale fu trovato invece che nel dominio
privato nel dominio pubblico, persino all'interno dell'area urbana -
è anche obbligato a restituirlo.
La Ghemara riporta una versione
alternativa dell'insegnamento di R'Yitzchak:
C'è chi lo insegna in riferimento alla sefa:
Ma
se lo trovò IN LUOGO PUBBLICO - È OBBLIGATO A prendersi
cura di ESSO.
La Ghemara delimita il din
della Mishna.
Disse R'Yitzchak: E ciò che è obbligato a restituirlo
è
quando l'animale si trova in luogo pubblico all'esterno dell'area
urbana.
La Ghemara spiega l'inizio della
Mishna alla luce di questa versione:
Il che implica che se l'animale fu trovato invece che nel dominio
pubblico nella stalla che è dominio privato, persino all'esterno
dell'area urbana - anche non è obbligato nei suoi riguardi.
Tavola riassuntiva |
NELLA STALLA
prima versione |
seconda versione |
|
NEL DOMINIO PUBBLICO
prima versione |
seconda versione |
|
ALL'INTERNO DELL'AREA URBANA
ALL'ESTERNO DELL'AREA URBANA |
|
è obbligato |
non è obbligato |
|
è obbligato |
non è obbligato |
|
|
La Ghemara riporta un altro
passo della nostra Mishna:
E SE FOSSE NEL CIMITERO di modo che per andarlo a prendere e
restituirlo deve contrarre
tuma e lui è un Kohen NON SI
RENDA TAME PER ESSO.
La Ghemara riporta una Baraita
che illustra meglio l'argomento della Mishna:
Insegnarono Rabbanan in una Baraita: DA DOVE impariamo
CHE SE SUO PADRE GLI DISSE: "RENDITI TAME" O GLI DISSE: "NON
RESTITUIRE quell'oggetto smarrito" NON LO ASCOLTI - PERCHÉ
È DETTO: (Levitico 19, 3) TEMA L'UOMO SUO PADRE E SUA
MADRE E RISPETTI I MIEI SABATI - IO SONO IL SIGNORE - TUTTI VOI figli
e genitori SIETE TENUTI A DARMI ONORE.
La Ghemara prende in esame la
Baraita:
La ragione per cui non si deve ascoltare il padre quando ordina
di non restituire un oggetto smarrito è perché il Misericordioso
scrisse Rispetti i miei Sabati, ma se non fosse per questo - avrei
detto: Obbediscigli e non restituire quell'oggetto smarrito! E perché?
Quello di obbedire al padre e alla madre è soltanto un
'asee
invece
quello
di
restituire l'oggetto smarrito è un
lo
ta'ase ve'ase, e vige il principio che non viene un 'ase
e respinge un lo ta'ase ve'ase! Quindi anche senza quel versetto
saprei che non si deve obbedire al genitore quando ordina di non restituire
un oggetto smarrito!
La Ghemara spiega:
È necessario che la Tora lo insegni, infatti potrei
credere: Siccome è stato assimilato l'onore del padre e la madre
all'onore dell'Onnipresente, perché è detto qui (Esodo
20, 11) Onora tuo padre e tua madre,
ed è detto dopo (Proverbi 3, 9) Onora
il Signore con le tue sostanze. Perciò obbediscigli a tuo
padre anche quando ti ordina di non restituire un oggetto smarrito! Per
questo ci informa il versetto Rispetti i miei Sabati di
non ascoltarlo quando ti ordina di non rispettare i precetti della
Tora.
La Ghemara esamina un'altra passo
della nostra Mishna:
LA MITZVA DELLA TORA È DI SCARICARE, MA NON DI CARICARE.
La Ghemara chiede:
Quale è l'intenzione della Mishna nel dire MA NON
DI CARICARE? Se dirai che l'intenzione della Mishna è:
Ma
non vi è la mitzva di caricare affatto - in cosa differisce
lo scaricare che la Mishna giudica sì una mitzva? E se
tu dirai che lo scaricare è una mitzva perché è
scritto (Esodo 23, 5) Aiuta tu aiuterai con lui,
ti risponderò
che anche per il caricare c'è un versetto, infatti
è scritto: (Deuteronomio 22, 4) Solleva tu solleverai
con lui! Quale è allora l'intenzione della Mishna?
La Ghemara chiarisce:
Piuttosto: È una mitzva della Tora scaricare gratuitamente
e non caricare gratuitamente - ma a pagamento. R'Shimon dice: Anche caricare
gratuitamente è una mitza della Tora.
La Ghemara porta una Baraita
che chiarisce quanto detto sopra:
Secondo l'interpretazione apparsa sopra risulta che abbiamo imparato
nella Mishna quello che Rabbanan insegnarono in una Baraita: La mitzva
di aiutare uno a SCARICARE È GRATIS, mentre la mitzva
di aiutarlo a CARICARE È A PAGAMENTO. R'SHIMON DICE: QUESTO E
QUELLO È GRATIS.
La Ghemara spiega la controversia:
Quale è il motivo di Rabbanan per cui essi ritengono
che per caricare si può chiedere un pagamento? Essi ritengono che
il caricare sia a pagamento perché se tu pensassi come R'Shimon
che
sia scaricare che caricare sono gratuiti - che il Misericordioso scriva
il caricare e non occorre scrivere lo scaricare perché io
da
solo direi: Se nei riguardi del caricare in cui non vi è
il
movente della sofferenza per l'animale e non vi è perdita per
la tasca del padrone dell'animale se non lo si aiuta a caricare - uno
è obbligato ad aiutare, nei riguardi dello scaricare in cui
vi è il movente della sofferenza per l'animale e vi è
altresì perdita per la tasca del padrone dell'animale se
non lo si aiuta a scaricare - non è tanto più giusto
che vi sia l'obbligo di aiutare? E allora per insegnare quale
halacha
il Misericordioso lo ha scritto il versetto riguardante lo scaricare?
Per
insegnarti:
Che lo scaricare è gratuito, il caricare è
a pagamento.
La Ghemara chiede:
E R'Shimon, quale è il suo motivo per cui sia caricare
che scaricare sono gratuiti? Il motivo è perché i versetti
non definiscono in modo univoco con precisione che vi è una
mitza
di scaricare e una di caricare e se ci fosse un solo versetto impareremmo
solo la mitzva del caricare.
La Ghemara riporta la risposta
di Rabbanan:
E perché i versetti non definiscono? Qui è scritto
(Esodo
23, 5) Stramazzato sotto il suo peso, dove è chiaro
che si parla dello scaricare, là è scritto (Deuteronomio
22, 4) Che cadono sulla via indica che sia essi gli animali
che
i loro carichi sono sulla strada e quindi l'aiuto consiste nel caricare
di nuovo il carico su di essi.
La Ghemara riporta la risposta
di R'Shimon:
E R'Shimon ti dirà: Che cadono sulla via indica
che essi gli animali sono stramazzati sulla strada con i
loro carichi addosso e quindi l'aiuto consiste nello scaricare il carico
da essi. Entrambi i versetti parlano dello scaricare e la loro ripetizione
include il caricare.
La Ghemara deduce un nuovo din
dalla machloket
tra Rabbanan e R'Shimon:
Disse Rava: [daf 32b] Dalle
parole di entrambi Rabbanan e R'Shimon impariamo: La proibizione
di causare sofferenza agli esseri viventi e il dovere di evitarla
è deoraita.
Infatti
Rabbanan ritengono che aiutare a scaricare l'animale dal carico sotta al
quale è stramazzato è un obbligo più grave dell'obbligo
di aiutare a ricaricare sull'animale un carico che gli cadde di dosso e
su di ciò essi basano il loro kal vachomer e persino R'Shimon
non lo disse che la Tora deve scrivere uno speciale insegnamento per
l'obbligo di scaricare l'animale se non perché
secondo lui
i
versetti non definiscono in modo univoco l'obbligo di caricare,
ma
se i versetti lo definissero in modo univoco
anche R'Shimon
direbbe che certo impariamo quel kal vachomer
tramite
il quale Rabbanan imparano l'obbligo di scaricare da quello di caricare,
perché anche per lui lo scaricare è un obbligo più
grave del caricare. Perché mai funziona quel kal vachomer?
Non è forse perché impariamo dalla proibizione
di causare sofferenza agli esseri viventi? Infatti così suona
il kal vachomer in maniera abbreviata: Se è un obbligo aiutare
a ricaricare sull'animale il carico che gli è caduto di groppa,
benché ciò non gli allevii alcuna sofferenza, l'aiutare a
scaricare l'animale che è stramazzato sotto il carico, che certo
allevia la sua sofferenza, non lo è tanto di più?
La Ghemara respinge il ragionamento:
Forse il motivo per cui scaricare è più grave
del caricare è perché c'è in vista una perdita
per la tasca per il proprietario dell'animale, nel caso il cui non
lo si aiuti a togliergli il carico di dosso. E così suonerebbe
il
kal
vachomer: Se quando al caricare, in cui non c'è
in vista
una perdita per la tasca - è obbligato ad aiutare,
quanto
allo scaricare, in cui c'è in vista una perdita per la tasca
- non lo è tanto di più?
La Ghemara ribatte:
Ma quando al caricare, non c'è in vista una perdita
per la tasca? Non ci stiamo preoccupando del fatto che tutto
il tempo che la merce giace sul terreno egli il padrone dell'animale
è inattivo al mercato e non può vendere la merce, o
anche che verranno i ladri e prenderanno tutto quello che ha con
sé tutta la merce che sta in mezzo alla strada? Quanto a perdite
caricare e scaricare sono pari e resta il fatto che scaricare è
più grave perché evita la sofferenza agli esseri viventi.
La Ghemara cerca di confermare
quest'ultima conclusione portando un'affermazione della nostra Mishna:
Sappi che la sofferenza degli esseri viventi è deoraita
da quanto insegna la sefa: R'YOSE HAGLILI DICE: SE SU DI LUI C'ERA
PIÙ CHE IL SUO CARICO a lui adatto - NON HA ALCUN OBBLIGO
NEI SUOI RIGUARDI, PERCHÉ È DETTO: (Esodo 23, 5) SOTTO
IL SUO CARICO - che vuol dire UN CARICO CHE PUÒ SOPPORTARE.
Non concludi da ciò che Tanna Kamma cioé Rabbanan e R'Shimon
che si espressero nella resha della nostra Mishna e dai quali R'Yose
discorda riteneva che anche se il carico è superiore alle
forze dell'animale, chi lo vede stramazzato sotto il carico ha l'obbligo
nei suoi riguardi di aiutare a scaricarlo? E quale ne è il
motivo? Non è perché l'obbligo di evitare la sofferenza
degli esseri viventi è un obbligo deoraita?
La Ghemara respinge questa prova:
Forse su l'opportunità di interpretare il versetto sotto
il suo carico essi Tanna Kamma e R'Yose Haglili discordano,
perché R'Yose Haglili riteneva che si debba interpretare
sotto
il suo carico - nel senso di un carico che può sopportare,
mentre Rabbanan ritenevano che non si debba interpretare
sotto
il suo carico.
La Ghemara cerca di dimostrare
che Rabbanan e R'Shimon in effetti non ritengono che la sofferenza degli
esseri viventi sia un argomento deoraita:
Sappi che la sofferenza degli esseri viventi non è deoraita,
da quello che insegna la resha della nostra Mishna: ANDÒ
A SEDERSI E DISSE: SICCOME CHE TU HAI LA MITZVA, SE VUOI SCARICARE
SCARICA pure ma non chiedere il mio aiuto - l'altro
È DISPENSATO
dall'obbligo
di scaricare l'animale, PERCHÉ È DETTO:
(Esodo 23,
5) Aiuta aiuterai CON LUI. E se tu pensassi che evitare
la
sofferenza degli esseri viventi è un obbligo
deoraita,
cosa m'importa se il padrone sta a scaricare con lui e cosa m'importa
se il padrone non sta a scaricare con lui?
La Ghemara respinge quest'ultima
prova:
Resti fermo che evitare la sofferenza degli esseri viventi
è un obbligo deoraita. Forse hai creduto che quando
la Mishna dice È DISPENSATO - vuol dire è dispensato
del tutto? Ma forse vuol dire: È dispensato - gratuitamente,
ma è obbligato - a pagamento. E così disse il Misericordioso:
Quando il padrone sta a scaricare con lui - lavori con lui gratuitamente,
quando il padrone non sta a scaricare con lui - lavori con lui a
pagamento, ma resta fermo che l'obbligo di evitare la sofferenza
degli esseri viventi è un obbligo deoraita.
La Ghemara fornisce un aiuto menemonico
per ricordare le cinque Baraitot che verranno citate nel seguito come prove
del din sulla sofferenza degli esseri viventi:
(Aiuto mnemonico: BEHEMA"T BEHEMA"T OHE"V SON"E
RAVTZA"N) Qualcosa come: Bestia che Bestia Amante - Odia
L'accoccolante.
La Ghemara porta una prova
da una Baraita:
Diciamo che la seguente Baraita gli viene in aiuto a
Rava secondo il quale il din della sofferenza degli esseri viventi
è deoraita: Chi vede L'ANIMALE DELL'IDOLATRA stramazzare
sotto il carico SE NE PRENDE CURA COME se si trattasse di UN
ANIMALE DI UN ISRAEL. Se ancora ancora hai detto: L'obbligo di evitare
la
sofferenza degli esseri viventi è un obbligo deoraita
- per questo se ne prende cura come un animale di un Israel. Ma se hai
detto: L'obbligo di evitare la sofferenza degli esseri viventi non
è un obbligo deoraita, perché mai se ne prende
cura come un animale di un Israel?
La Ghemara respinge la prova:
Là è per via dell'odio che susciterebbe un comportamento
diverso nell'idolatra.
La Ghemara porta una prova che
la Baraita va interpretata così:
E così anche sembra sia giusto perché insegna
una Baraita: SE l'animale ERA CARICO DI VINO PROIBITO - NON HA OBBLIGHI
NEI SUOI RIGUARDI. Se ancora ancora hai detto: L'obbligo di evitare
la sofferenza degli esseri viventi non è un obbligo deoraita
- per questo non ha obblighi nei suoi riguardi, ma se hai detto: L'obbligo
di evitare la sofferenza degli esseri viventi è un obbligo
deoraita,
perché mai non ha obblighi nei suoi riguardi?
La Ghemara respinge la prova:
Così intendeva dire la Baraita: Ma quanto a caricarvi sull'animale
dell'idolatra vino proibito - non ha obblighi nei suoi riguardi. Ma
se l'animale è stramazzato sotto il carico, anche se è un
carico di vino proibito, deve aiutarlo a scaricare perché la sofferenza
degli esseri viventi è un argomento deoraita.
La Ghemara porta una nuova prova
da una Baraita:
Vieni a sentire una prova da una Baraita: Nel caso in cui L'ANIMALE
che
è stramazzato sotto il carico APPARTIENE AD UN IDOLATRA E IL
CARICO APPARTIENE A UN ISRAEL devi basarti su quello che il versetto
(Esodo 23, 5) dice: TU PUOI ASTENERTI dall'aiutarlo a scaricare
l'animale, e se hai detto che l'obbligo di evitare
la sofferenza
degli esseri viventi è un obbligo deoraita, perché
la
Baraita dice che deve comportarsi secondo le parole del versetto
tu
puoi astenerti? Aiuta tu aiuterai è il versetto che
ci
vuole! Se la Baraita dice che deve comportarsi secondo il versetto
tu
puoi astenerti vuol dire che la sofferenza degli esseri vivienti non
è un argomento deoraita!
La Ghemara respinge questa
prova:
Resta fermo che l'obbligo di evitare
la sofferenza degli
esseri viventi è un obbligo deoraita, e il motivo
per cui la Baraita dice tu puoi astenerti dall'aiutare l'idolatra
è perché là si tratta di un animale a cui è
caduto il carico e bisogna aiutare a caricare, il che non allevia
la sofferenza dell'animale e per questo, se vuoi, puoi astenerti dall'aiutare.
La Ghemara muove un'obiezione
a questa spiegazione:
Se così è che la Baraita parla di un animale a
cui cadde il carico e si tratta di aiutare a caricare, diciamo allora
la
sefadella
stessa Baraita: Nel caso in cui L'ANIMALEAPPARTIENE AD UN ISRAEL E IL
CARICO APPARTIENE A UN IDOLATRA devi basarti su quello che il versetto
(Esodo 23, 5) dice: AIUTA TU AIUTERAI, ma se si tratta di caricare,
perché bisogna comportarsi secondo il versetto aiuta tu
aiuterai? L'obbligo di aiutare a caricare c'è soltanto quando
sia il carico che l'animale sono di un Israel!
La Ghemara spiega:
L'obbligo di aiutare a caricare in questo caso è per via
della sofferenza dell'Israel che deve aspettare fino a che la sua merce
venga ricaricata sull'animale.
La Ghemara muove un'obiezione
a questa spiegazione:
Se così è che bisogna evitare la sofferenza dell'Israel
persino
nella resha che la Baraita prescriva di aiutare l'Israel a ricaricare
la sua merce che è caduta dall'animale, e anche
lì
dica aiuta tu aiuterai!
La Ghemara risponde:
La resha parla del caso in cui il conducente dell'asino
che
deve portare la merce a destinazione è un idolatra e l'Israel
non è presente per addolorarsi se la merce è caduta e ci
vuole del tempo per ricaricarla, la sefa parla del caso in
cui il conducente dell'asino che deve portare la merce a destinazione
è
un Israel e a lui tocca di ricaricare la merce sull'asino.
La Ghemara obietta:
Perché tu presupponi che se l'asino è di un idolatra
anche il conducente è un idolatra e se l'asino è di un Israel
anche il conducente è un Israel? Può anche darsi che l'asino
sia di un idolatra e il conducente sia un Israel o viceversa!
La Ghemara spiega:
La regola generale è che una persona va dietro al suo asino
ed
è il padrone dell'asino che lo conduce.
La Ghemara spiegò che
la Baraita parla di un caso in cui la merce cadde dall'animale e si tratta
ora di decidere quando si debba aiutare a ricaricare la merce e ciò
allo scopo di poter evitare che la Baraita divenga una prova che l'obbligo
di evitare la sofferenza degli esseri viventi non è deoraita.
Ora viene sollevata un'obiezione a questa spiegazione:
Ma i versetti tu puoi astenerti e aiuta tu aiuterai
sono scritti a proposito dello scaricare la merce da un animale che
è stramazzato sotto il carico, e quindi la Baraita che usa di quei
versetti certo si occupa di un caso di scaricare e non di caricare. Quindi
la Baraita è sì una prova che l'obbligo di evitare la sofferenza
degli esseri viventi non è deoraita!
La Ghemara accetta l'obiezione,
ma continua a sostenere l'opinione di Rava che l'obbligo di evitare la
sofferenza degli esseri viventi sia deoraita:
Gli disse: Questa Baraita secondo la shita di chi
è? È secondo la shita di R'Yose Haglili che
disse: L'obbligo di evitare la sofferenza degli esseri viventi non è
deoraita!
Rava
invece la pensa come i Tannaim che discordano da R'Yose Haglili e ritengono
che l'obbligo di evitare la sofferenza degli esseri viventi sia deoraita.
La Ghemara cita un'altra Baraita
da cui si può dedurre che l'obbligo di evitare la sofferenza
degli esseri viventi non è deoraita:
Vieni a sentire una prova da una Baraita: Uno vide dinnanzi
a sé due animali di cui uno appartiene a UNO CHE EGLI AMA e
c'è DA SCARICARE E uno appartiene a UNO CHE EGLI ODIA
e
c'è DA CARICARE - É MITZVA OCCUPARSI DI QUELLO
CHE LUI ODIA IN MODO DA PIEGARE IL PROPRIO ISTINTO. E se tu pensassi che
l'obbligo
di evitare la sofferenza degli esseri viventi è
deoraita
- questo obbligo di scaricare che allevia l'animale sarebbe preferibile
a quello!
La Ghemara risponde:
Resta che evitare la sofferenza degli esseri viventi può essere
che sia deoraita tuttavia con tutto ciò, al fine di piegare
il proprio istinto all'osservanza dei precetti della Tora è
preferibile occuparsi dell'animale di chi si odia prima e dopo dell'animale
di chi si ama.
La Ghemara cita un'altra Baraita
da cui si può dedurre che l'obbligo di evitare la sofferenza
degli esseri viventi non è deoraita:
Vieni a sentire una prova da una Baraita: L'ODIOSO DI CUI
PARLARONO nel versetto (Esodo 23, 5) Quando vedrai l'asino di chi
ti odia stramazzare sotto il suo carico È UN ODIOSO ISRAEL
E NON UN ODIOSO IDOLATRA. Ora se tu dicessi che l'obbligo di evitare
la sofferenza degli esseri viventi è
deoraita - che mi interessa
se l'odioso è un Israel e cosa mi interessa se l'odioso è
un idolatra?
La Ghemara respinge la
prova:
Forse hai pensato che la Baraita tratta dell'odioso del versetto
il
cui problema è di scaricare? La Baraita tratta dell'odioso della
Baraita di cui parlammo sopra, il cui problema è di caricare.
Quindi da questa Baraita non ricaviamo alcuna prova che l'obbligo
di evitare la sofferenza degli esseri viventi non sia deoraita!
La Ghemara cita un'altra
Baraita da cui si può dedurre che l'obbligo di evitare la
sofferenza degli esseri viventi non è deoraita:
Vieni a sentire una prova da una Baraita: |