La Ghemara limita l'insegnamento della
Mishna:
Disse Resh Lakish in nome di R'Yannai: Non insegnarono che il
compratore può prendere per sé le monete trovate tra i frutti
se
non [daf 27a] quando uno acquista quei
frutti da un commerciante, ma quando uno li acquista dal padrone
di casa - è tenuto a restituire le monete trovate.
La Ghemara riporta la fonte di questo
insegnamento:
E così insegnava un Tanna cioé, in questo caso,
uno studioso che registrava a memoria e ripeteva le Baraitot alla presenza
di R'Nachman: NON INSEGNARONO che il compratore può prendere
per sé le monete trovate tra i frutti SE NON QUANDO UNO ACQUISTA
DA UN COMMERCIANTE, MA QUANDO UNO ACQUISTA DAL PADRONE DI CASA - È
TENUTO A RESTITUIRE.
La Ghemara obietta:
Gli disse R'Nachman al ripetitore di Baraitot: Forse che
fu il padrone di casa a battere il grano tra il quale il compratore
trovò le monete? Certamente no! Chissà quale operaio o trasportatore
che venne a contatto con quel carico di frutti dimenticò lì
quelle monete. Siccome il padrone delle monete comprende che chi le trova
non sa a chi restituirle, dispera di tornarne in possesso e quindi appartengono
a chi le trova. Perché la Mishna dice che appartengono al padrone
di casa?
La Ghemara riporta la reazione
del Tanna e la risposta di R'Nachman:
Gli disse il Tanna a R'Nachman: La devo cancellare? Cioé,
forse non conviene che continui a ricordare a memoria quella Baraita? Gli
disse R'Nachman al Tanna : No, non devi cancellarla, piuttosto
interpreta la tua Baraita come una che si occupa del caso in
cui il padrone lo batté quel grano in cui furono trovate
le monete a mezzo del suo schiavo o della sua schiava cananei.
Mishna: ANCHE "L'ABITO"
ERA NELL'INSIEME DI TUTTI QUELLI gli oggetti cioé che
debbono venir restituiti
E PERCHÉ ve ne USCÌ?
Infatti il versetto (Deuteronomio 22, 3), dopo aver accennato all'asino:
E
lo stesso farai al suo asino dice: e lo stesso farai al suo abito,
e poi continua: e lo stesso farai a tutti gli oggetti
smarriti del tuo fratello. PER INCLUDERE nelle leggi della restituzione
QUELLI
gli
oggetti SIMILI A LUI cioé PER INSEGNARTI: COME "L'ABITO"
È UNICO IN CIÒ CHE PORTA DEI SEGNI DI RICONOSCIMENTO E HA
CHI LO VIENE A CHIEDERE, COSÌ ANCHE OGNI OGGETTO CHE PORTA DEI SEGNI
DI RICONOSCIMENTO E HA CHI LO VIENE A CHIEDERE, UNO È TENUTO AD
ANNUNCIARE che è stato ritrovato e verrà restituito a
chi fornirà i segni di riconoscimento.
Ghemara. La Ghemara
procede alla verifica del significato dell'inizio della Mishna:
Cosa vuol dire NELL'INSIEME DI TUTTI QUELLI?
La Ghemara spiega:
Disse Rava: La Mishna intende dire che l'abito è incluso
nell'insieme
di cui parla il versetto (Deuteronomio 22, 3) e lo stesso farai
a tutti gli oggetti smarriti del tuo fratello, e siccome
l'abito fa parte di quell'insieme di oggetti e ne condivide le prerogative
quanto alle leggi della restituzione in caso di smarrimento - l'espressione
e
lo stesso farai al suo abito
risulta superflua.
La Ghemara chiede:
Disse Rava: A cosa mi serve che il Misericordioso scrisse toro
asino pecora e abito? Non sono anch'essi compresi in tutti gli
oggetti smarriti del tuo fratello? Cosa serve nominarli in particolare?
La Ghemara risponde:
Servono tutti, perché se il Misericordioso avesse
scritto solo un abito - avrei detto: Ciò che fu detto
che vi è la mitzva di restituire l'oggetto smarrito è
nel caso di uno che pretende la restituzione dell'oggetto recando
testimoni in grado di testimoniare sull'oggetto stesso, o segni
di riconoscimento dell'oggetto stesso, ma nel caso di un asino in
cui chi ne pretende la restituzione viene con testimoni sulla
sella
che l'asino portava o segni di riconoscimento della sella
- potremmo dire che non dobbiamo restituirgli l'asino, perciò
il
Misericordioso scrisse nel versetto asino per insegnare
che un
asino
viene restituito persino in base a segni di riconoscimento
della sella
da lui portata al momento del ritrovamento anche in assenza
di segni dell'asino stesso.
La Ghemara ora muove l'obiezione di
Rava nei riguardi degli altri oggetti menzionati nel versetto:
A cosa mi serve che il Misericordioso scrisse toro e pecora?
Non
sono anch'essi compresi in tutti gli oggetti smarriti del tuo fratello?
Cosa serve nominarli in particolare?
La Ghemara risponde:
La parola toro - vuol dire che chi ha trovato
un toro deve restituirlo persino con i peli della coda anche se
essi sono poca cosa, e la parola pecora - vuol dire
che chi ha trovato una pecora deve restituirla con la lana della
sua tosatura.
La Ghemara obietta:
Se così è, che il Misericordioso scriva toro che
prescrive a chi ha trovato un toro di restituirlo persino con i peli
della coda, e noi da soli dedurremo che tanto più chi
ha trovato una pecora deve restituirla con la lana della sua
tosatura!
La Ghemara riconosce la validità
di questa obiezione:
Piuttosto disse Rava: La parola asino che la Tora
usa come esempio di una cosa che è stata danneggiata nel
cadere in un pozzo, secondo R'Yehuda, e la parola agnello
che
la Tora usa come esempio di oggetto smarrito, secondo tutte le opinioni,
sono difficili da spiegare cioé appaiono entrambe superflue
e non capiamo perché la Tora le abbia scritte.
La Ghemara propone un'interpretazione
per la parola superflua agnello:
Diciamo allora che la parola agnello viene per
insegnare che persino gli escrementi di un animale smarrito debbono
essere restituiti
La Ghemara respinge questa interpretazione:
Ma alla proprietà degli escrementi dei suoi animali ogni
proprietario rinuncia!
La Ghemara propone un'altra interpretazione
per la parola superflua agnello:
Ma forse la parola superflua agnello viene per
insegnare che secondo la Tora, i segni di riconoscimento sono un
mezzo per provare la proprietà altrettanto valido che i testimoni?
Perché
ci venne sottoposto il problema: I segni di riconoscimento
come mezzi
per provare la proprietà di oggetti smarriti sono
deoraita
o sono derabbanan?
Ma fu il Misericordioso che scrisse agnello - per
insegnarci che persino tramite segni di riconoscimento noi restituiamo
gli
oggetti smarriti e quindi i segni di riconoscimento sono
deoraita!
La Ghemara respinge anche questa
interpretazione:
Potremmo dire in risposta a quanto detto: Da ciò che
il Tanna della nostra Mishna insegnò la validità dei
segni di riconoscimento in connessione con l'abito, in quanto insegnò:
COME "L'ABITO" È UNICO IN CIÒ CHE PORTA DEI SEGNI DI RICONOSCIMENTO
E HA CHI LO VIENE A CHIEDERE, COSÌ ANCHE OGNI OGGETTO CHE PORTA
DEI SEGNI DI RICONOSCIMENTO E HA CHI LO VIENE A CHIEDERE, UNO È
TENUTO AD ANNUNCIARE, impara da qui che la parola agnello
non viene per insegnare la validità dei segni di riconoscimento
ai
fini della restituzione di un oggetto smarrito. Resta quindi inspiegabile
l'uso in questo contesto della parola agnello.
La Ghemara discute il valore minimo
che un oggetto deve avere per rientrare nelle leggi della restituzione:
Rabbanan insegnarono: Dice la Scrittura (Deuteronomio 22, 3):
E
lo stesso tu farai con ogni oggetto CHE SIA SMARRITO - ESCLUSO
L'OGGETTO SMARRITO CHE NON VALE UNA PRUTA
cioé che non vale abbastanza da essere considerato "uno smarrimento".
R'YEHUDA DICE: E TU LO TROVASTI - ESCLUSO L'OGGETTO SMARRITO CHE
NON VALE UNA PRUTA cioé che non vale abbastanza
da essere considerato "un ritrovamento".
La Ghemara chiede:
Quale è la differenza tra i due?
La Ghemara risponde:
Disse Abbaye: C'è tra loro di differente il sistema
interpretativo. Uno studioso deriva il valore minimo che un oggetto
deve avere per rientrare nelle leggi della restituzione dall'espressione
che
sia smarrito e uno studioso deriva da e tu lo trovasti.
In
effetti non vi è tra loro alcuna differenza pratica, solo la scelta
dell'espressione del versetto da interpretare.
La Ghemara chiede:
E secondo colui il Tanna Kamma che lo deriva da che sia
smarrito - quella espressione e tu lo trovasti a che cosa gli
serve?
La Ghemara spiega:
Gli serve per derivarne l'insegnamento di Rabbani, perché
disse Rabbani: E tu lo trovasti implica che esso l'oggetto smarrito
gli
era già capitato tra le mani e lui lo raccolse e lo conservò
per restituirlo, in tal caso la Tora insegna che le leggi di restituzione
si applicano, propriamente, soltanto ad ogni oggetto smarrito dal tuo
fratello ebreo e non ad oggetti smarriti da non ebrei. A lui li restiuirai
per l'obbligo di intrattenere con lui buone relazioni ma non per una specifica
ingiunzione della Tora.
La Ghemara chiede:
E secondo colui R'Yehuda che lo deriva l'esclusione di
oggetti che valgono meno di una pruta da e tu lo trovasti
- quella espressione che sia smarrito a che cosa gli serve?
La Ghemara spiega:
Gli serve per derivarne l'insegnamento di R'Yochanan, perché
disse R'Yochanan in nome di R'Shimon ben Yochai: Da dove deriviamo
che
quanto
all'oggetto smarrito che il fiume portò via, è permesso
a
chi lo rinviene tenerselo? Perché è detto
(Deuteronomio
22, 3) E lo stesso farai a tutti gli oggetti smarriti
del tuo fratello che gli siano andati smarriti e tu li trovasti
- da cui impariamo che quando un oggetto gli è andato smarrito
ma può trovarsi presso di tutti allora chi lo trova è
tenuto a restituirlo, resta escluso dall'obbligo della restituzione
questo
oggetto che è stato portato via dal fiume, che gli è
andato smarrito ma non può trovarsi presso di tutti
infatti
nessuno sa dove può essere andato a finire.
La Ghemara chiede:
E l'altro studioso cioé R'Yehuda quell'insegnamento
di Rabbani da dove gli deriva?
La Ghemara risponde:
Gli deriva dall'espressione e tu li trovasti.
La Ghemara chiede:
E l'altro studioso cioé Tanna Kamma quell'insegnamento
di R'Yochanan da dove gli deriva?
La Ghemara risponde:
Gli deriva dall'espressione E lo stesso farai a tutti
gli oggetti smarriti del tuo fratello che gli siano andati
smarriti e tu li trovasti.
La Ghemara conclude:
E l'altro studioso cioé R'Yehuda, perché non impara
anche lui da quel gli? E l'altro studioso cioé R'Yehuda,
non ritiene gli
tale da essere interpretato.
La Ghemara riporta un nuovo tentativo
di scoprire la differenza tra Tana Kamma e R'Yehuda:
Rava disse: C'è tra loro tra Tana Kamma e R'Yehuda la
differenza che riguarda un oggetto che vale meno di una pruta
che ha perso valore. Lo studioso che disse (Tanna Kamma) che noi deriviamo
l'esclusione dalle leggi della restituzione di oggetti che valgono meno
di una peruta dall'espressione che sia smarritodirà
che c'è l'obbligo di restituzione, perché al momento
dello smarrimento l'oggetto valeva ancora una peruta non svalutata,
e solo successivamente si svalutò, e se l'obbligo della restituzione
entra in vigore al momento dello smarrimento, quando la peruta si
svalutò, esso era già in vigore. Ma lo studioso che disse
(R'Yehuda)
che deriviamo la legge dall'espressionee tu lo trovasti dirà
che non c'è l'obbligo di restituzione perché al momento
del ritrovamento l'oggetto non valeva una peruta.
La Ghemara respinge questo ragionamento:
Ma anche per lo studioso che disse che deriviamo la legge
dall'espressione
che
sia smarrito ci vuole che si realizzi la condizione espressa
nell'espressione e tu lo trovasti
e cioé che l'oggetto
smarrito valga una peruta al momento del rinvenimento perché
vi sia l'obbligo di restituirlo
e nel caso in cui tale condizione
mancava già al momento dello smarrimento, manca
anche al
momento del rinvenimento, e quindi anche per questo studioso (Tanna Kamma)
non vi è obbligo di restituzione! Quindi sia per Tanna Kamma che
per R'Yehuda non vi è obbligo di restituzione di un'oggetto che
al momento del rinvenimento non vale più una peruta!
La Ghemara tenta di trovare un'altra
differenza tra Tanna Kamma e R'Yehuda:
Piuttosto, c'è tra loro tra Tana Kamma e R'Yehuda la
differenza che riguarda un oggetto che vale meno di una pruta
che aumentò di valore. Lo studioso che disse (R'Yehuda) che
noi deriviamo l'esclusione dalle leggi della restituzione di oggetti che
valgono meno di una peruta dall'espressione e tu lo
trovasti dirà che c'è l'obbligo di
restituzione, perché al momento del rinvenimento l'oggetto valeva
già una peruta, e nonostante che al momento dello smarrimento
non la valesse, siccome l'obbligo della restituzione entra in vigore al
momento del rinvenimento, quando la peruta si rivalutò, esso
entrò in vigore. Ma lo studioso che disse (Tanna Kamma) che
deriviamo la legge dall'espressione che sia smarrito dirà
che non c'è l'obbligo di restituzione perché al momento
dello smarrimento l'oggetto non valeva una peruta.
La Ghemara respinge questo ragionamento:
Ma anche per lo studioso che disse che deriviamo la legge
dall'espressione
e
tu lo trovasti ci vuole che si realizzi la condizione espressa
nell'espressione che sia smarrito
e cioé che l'oggetto
smarrito valga una peruta al momento dello smarrimento perché
vi sia l'obbligo di restituirlo
e nel caso in cui tale condizione
manca al momento del rinvenimento,
manca anche al momento dello
smarrimento, e quindi anche per questo studioso (R'Yehuda) non vi è
obbligo di restituzione! Quindi sia per Tanna Kamma che per R'Yehuda non
vi è obbligo di restituzione di un'oggetto che al momento dello
smarrimento non valeva una peruta!
La Ghemara propone una terza
differenza tra Tanna Kamma e R'Yehuda:
Piuttosto, c'è tra loro tra Tana Kamma e R'Yehuda la
differenza che riguarda un oggetto che vale meno di una pruta
che aumentò di valore e poi perdette di valore e infine
tornò
ad aumentare di valore. Lo studioso che disse (Tanna Kamma) che noi
deriviamo l'esclusione dalle leggi della restituzione di oggetti che valgono
meno di una peruta dall'espressioneche sia smarritodirà
che c'è l'obbligo di restituzione, perché si realizzano
sia la condizione espressa dalle parole che sia smarrito
che quella
espressa da e tu lo trovasti. Ma secondo lo studioso che
disse (R'Yehuda) che deriviamo la legge dall'espressionee
tu lo trovasti ci vuole che l'oggetto smarrito abbia il valore
di un oggetto ritrovato cioé una
peruta in maniera continuativa
dal
momento dello smarrimento fino al momento del rinvenimento e ciò
non è stato, essendovi in periodo intermedio in cui l'oggetto non
valeva una peruta.
La Ghemara prende in esame
il valore dei segni di riconoscimento nella restituzione di un oggetto
smarrito:
Fu portato dinnanzi a lui il seguente problema: La regola
per cui i segni di riconoscimento sono sufficienti per procedere
alla restituzione di un oggetto smarrito è deoraita
o derabbanan?
La Ghemara indaga sull'importanza
della questione:
Che differenza fa? [daf 27b] La
differenza vien fuori quando si ha da decidere se restituire un ghet
smarrito
di
una donna in base ai segni di riconoscimento
forniti da chi
ne reclama la restituzione. Se hai detto che tale regola èdeoraita
- restituiamo il ghet smarrito a chi ne fornisce i segni di
riconoscimento, ma se tale regola èderabbanan
non
lo dovremmo restituire perché se Rabbanan emisero la disposizione
che
un oggetto si può restituire quando uno ne fornisca i segni di riconoscimento,
lo
fecero in riferimento alle leggi pecuniarie, ma in riferimento alle leggi
delle proibizioni - Rabbanan non emisero tale disposizione che un oggetto
si può restituire quando uno ne fornisca i segni di riconoscimento.
La Ghemara cerca una prova
nella Mishna:
Vieni a sentire una prova dalla nostra Mishna: ANCHE "L'ABITO"
ERA NELL'INSIEME DI TUTTI QUELLI gli oggetti cioé che
debbono venir restituiti
E PERCHÉ ve ne USCÌ?
Infatti il versetto (Deuteronomio 22, 3), dopo aver accennato all'asino:
E
lo stesso farai al suo asino dice: e lo stesso farai al suo abito,
e poi continua: e lo stesso farai a tutti gli oggetti
smarriti del tuo fratello. PER INCLUDERE nelle leggi della restituzione
QUELLI
gli
oggetti SIMILI A LUI cioé PER INSEGNARTI: COME "L'ABITO"
È UNICO IN CIÒ CHE PORTA DEI SEGNI DI RICONOSCIMENTO E HA
CHI LO VIENE A CHIEDERE, COSÌ ANCHE OGNI OGGETTO CHE PORTA DEI SEGNI
DI RICONOSCIMENTO E HA CHI LO VIENE A CHIEDERE, UNO È TENUTO AD
ANNUNCIARE che è stato ritrovato e verrà restituito a
chi fornirà i segni di riconoscimento. Dal momento che è
un versetto della Tora a limitare la restituzione di un oggetto a chi ne
fornisca i segni di riconoscimento, è chiaro che la loro importanza
è deoraita.
La Ghemara respinge tale prova:
Forse al Tanna gli è necessario un versetto della Scrittura
per
dimostrare, agli effetti dell'applicazione delle leggi della restituzione,
la necessità di chi viene a reclamare l'oggetto smarrito,
dimostrando così che non ha disperato di ritrovarlo, ma
i segni
di riconoscimento li ha menzionati solo marginalmente
e la loro
validità non è deoraita.
La Ghemara porta un'altra prova:
Vieni a sentire una prova: Venne insegnato sopra (27a)
che la parola asino nel versetto (Deuteronomio 22, 3) insegna che
un
asino viene restituito persino in base a segni di riconoscimento
della sella da lui portata al momento del ritrovamento anche in assenza
di segni dell'asino stesso! Ciò dimostra che l'efficacia dei segni
di riconoscimento è deoraita.
La Ghemara respinge anche questa
prova:
Diciamo invece che la parola asino insegna che un asino
viene restituito in base a testimoni che conoscono il proprietario
della
sella ma i segni di riconoscimento della sella stessa sono validi a
dimostrare la proprietà solo derabbanan.
La Ghemara porta una terza prova:
Vieni a sentire una prova da una Baraita: Dice il versetto (Deuteronomio
22, 2) E RESTERÀ CON TE FINO A CHE IL TUO FRATELLO NON LO
CERCHERÀ, ORA POTRESTI PENSARE CHE il versetto insegna che
l'oggetto smarrito GLI VENGA DATO PRIMA CHE EGLI LO CERCHI? PIUTTOSTO,
il
versetto dice: INVESTIGA SU DI LUI SE È UN IMBROGLIONE O NO.
La Ghemara conclude la propria
prova:
Perché non attraverso i segni di riconoscimento? Se fornisce
validi segni di riconoscimento non è un imbroglione e si può
procedere alla restituzione. Siccome questo esame è richiesto da
un versetto, l'importanza dei segni di riconoscimento è deoraita!
La Ghemara respinge anche questo
ragionamento:
No, il versetto viene ad insegnare che l'accertamento ha da
farsi tramite testimoni che affermano che l'oggetto smarrito appartiene
al tale. I segni di riconoscimento non sono determinanti deoraita.
La Ghemara tenta ora di
dimostrare che i segni di riconoscimento non sono determinanti deoraita:
Vieni a sentire una prova da una Mishna (Yevamot 120a): NON
TESTIMONIAMO sull'identità di un cadavere CHE IN BASE AL
VISO CON IL NASO, BENCHÉ VI SIANO SEGNI DI RICONOSCIMENTO SUL SUO
CORPO O SUI SUOI INDUMENTI. Impara da qui: I segni di riconoscimento
non sono deoraita.
La Ghemara respinge tale
prova:
Potresti dire che vengono squalificati i segni di riconoscimento
sul suo corpo perché erano del tipo: era lungo
o era corto, in quanto si addicono a molte persone, e i segni di riconoscimento
dei suoi indumenti vengono squalificati perché temiamo
che fossero presi a prestito.
La Ghemara lancia una sua obiezione:
Se temiamo che gli indumenti fossero presi a prestito, un
asino tramite i segni di riconoscimento della sella come lo restituiamo?
Perché
non temiamo che la sella sia stata presa a prestito?
La Ghemara risponde:
Potresti dire: Una sella non la sospettiamo che sia stata presa
a prestito, perché la gente non prende a prestito una sella,
perché provoca delle spellature all'asino non essendo della
sua misura. Gli abiti tuttavia possono esser presi a prestito.
La Ghemara fornisce una ragione
alternativa per la squalificazione degli indumenti:
Ma se lo preferisci di': I segni di riconoscimento dei suoi
indumenti vengono squalificati quando sono del tipo: erano
bianchi o erano rossi, in quanto si addicono a molte persone.
La Ghemara obietta alla generale
assunzione che gli indumenti siano presi a prestito:
Ecco invece una Baraita che dice: Se un shaliach
che fu incaricato di consegnare un ghet
e lo perse e poi LO RITROVÒ LEGATO AD UNA BORSA O AD UN BORSELLINO
O AD UN SIGILLO O LO RITROVÒ TRA I SUOI OGGETTI PERSONALI - PERSINO
DOPO MOLTO TEMPO - È KASHER.
E se tu credi che temiamo un prestito, quando lo trovarono il ghet
legato
alla borsa, perché il Tanna dice che il ghet
è
kasher? Temiamo che quella borsa sia stata presa a prestito
e il ghet lo abbia legato lì il prestatore!
La Ghemara risponde:
Potresti dire: Una borsa un borsellino e un sigillo, la gente non
li dà a prestito. Una borsa e un borsellino - perché la
gente crede che ciò è un segno che, prestando il borsellino,
la buona sorte del prestatore passa a colui che lo prende a prestito. Un
sigillo la gente non lo dà a prestito perché permette
le falsificazioni dei documenti. Chi lo prende a prestito può
infatti farne fare una copia per falsificare i documenti del prestatore.
orna a prendere in considerazione il problema
se i segni di riconoscimento siano deoraita
o derabbanan e
tenta di vedervi una diatriba di Tannaim:
Diciamo che si tratta di una discussione tra Tannaim infatti
così imparammo da una Baraita: NON SI TESTIMONIA in modo
valido sulla morte di un uomo in modo che la moglie possa risposarsi IN
BASE AD UNA VERRUCA che si trovava sul corpo del morto. MA ELAZAR
BEN MAHAVAI DICE: SI TESTIMONIA e si consente ad una donna di risposarsi
IN
BASE AD UNA VERRUCA. Perché non dire che divergono su questo
punto e che il Tanna Kamma era dell'opinione: I segni di riconoscimento
sono derabbanan, e Elazar ben Mahavai era dell'opinione: I segni
di riconoscimento sono deoraita.
La Ghemara respinge questa
spiegazione:
Disse Rava: Perché può anche darsi che tutti
concordano che i segni di riconoscimento sono deoraita, e qui Tanna
Kamma ed Elazar ben Mahavai discordano su una verruca, se sia
comune che una verruca identica e nello stesso posto si trovi in
un individuo nato nello stesso giorno, uno studioso Tanna Kamma pensava
che
una verruca è comune in un individuo nato nello
stesso giorno, uno studioso Elazar ben Mahavai pensava
che
una simile verruca non è comune in un individuo nato nello
stesso giorno e quindi è un un segno valido per il riconoscimento
del cadavere di un uomo e la liberazione di sua moglie dallo stato di donna
sposata.
La Ghemara propone un altro
modo di interpretare la machloket:
E se vuoi di': Perché può anche darsi che tutti
concordano che una verruca identica e nello stesso posto
non è comune in un individuo nato nello stesso giorno, e qui Tanna
Kamma ed Elazar ben Mahavai discordano sui segni di riconoscimento,
se
essi siano soggetti a cambiare dopo la morte, uno studioso
Tanna
Kamma pensava che i segni di riconoscimento sono soggetti a cambiare
dopo la morte, uno studioso Elazar ben Mahavai pensava
che
i segni di riconoscimento non sono soggetti a cambiare dopo la morte.
La Ghemara propone un
terzo modo di interpretare la machloket:
E se vuoi di': Perché può anche darsi che tutti
concordano che una verruca non è soggetta a cambiare dopo
la morte e che i normali segni di riconoscimento sono derabbanan,
e qui Tanna Kamma ed Elazar ben Mahavai discordano su una verruca,
se
essa sia un segno di riconoscimento particolare tale che ci si possa
basare su di esso anche deoraita mentre i segni normali non hanno
valore che derabbanan. Uno studioso Elazar ben Mahavai pensava
che una verruca è un segno di riconoscimento paricolare e
uno studioso Tanna Kamma pensava che una verruca non è
un segno di riconoscimento paricolare.
La Ghemara ritorna sul problema
dei segni di riconoscimento, se siano deoraita o derabbanan:
Disse Rava: Se dirai che i segni di riconoscimento non sono deoraita
com'è che restituiamo un oggetto smarrito in base ai segni di riconoscimento?
La Ghemara risponde:
Perché è conveniente a chi rinviene un oggetto smarrito
restituirlo in base ai segni di riconoscimento, in modo che quando egli
stesso smarrisce qualcosa, anche a lui si restituisca in base ai segni
di riconoscimento.
La Ghemara obietta:
Disse R'Safra a Rava: Forse
che uno fa il bene di sé stesso con il denaro che non è suo?
Che
ci importa l'opinione del rinvenitore? É il proprietario dell'oggetto
smarrito che deve essere d'accordo che l'oggetto venga restituito a chi
ne fornisce i segni di riconoscimento!
La Ghemara modifica la propria
risposta:
Piuttosto: É conveniente a chi ha smarrito l'oggetto fornire
i segni di riconoscimento e riprenderselo. Egli sa bene di non avere testimoni,
e dice tra sé: La gente non conosce i segni particolari di esso
oggetto smarrito, io invece fornirò i suoi segni particolari
e me lo riprenderò. Ne risulta che il provvedimento rabbinico
che un oggetto smarrito venga restituito a chi lo reclama in base ai segni
di riconoscimento è conveniente a coloro che smarriscono un oggetto.
Infatti se dovessero portare testimoni, nella maggior parte dei casi non
recupererebbero l'oggetto smarrito, mentre è abbastanza raro che
un truffatore conosca i segni di riconoscimento e se lo porti via.
La Ghemara dubita che sia
sempre conveniente allo smarritore che l'oggetto smarrito sia restituito
in base ai segni di riconoscimento:
Ma, in considerazione di quello che insegnò la Mishna (sopra
daf 20a) RABBAN SHIMON BEN GAMLIEL DICE: Se uno trovò tre
documenti di debito di UNO CHE PRESE A PRESTITO DA TRE - RESTITUISCA
AL LOVE,
di TRE CHE PRESERO A PRESTITO DA UNO - RESTITUISCA AL MALVE,
è conveniente al love che si restituisca al malve?
La Ghemara risponde:
Gli disse Rava a R'Safra: Là nel caso dei tre
documenti, si va secondo la logica, la Mishna prescrive che se sono
di UNO CHE CHE PRESE A PRESTITO DA TRE - RESTITUISCA AL LOVE -
perché presso il love sono comuni vari certificati di
pagamento di debiti contratti con diversi malvim, presso il malve
non sono comuni diversi certificati di uno stesso love, impara
da qui che son caduti al love. Se i tre documenti trovati sono
di TRE CHE PRESERO A PRESTITO DA UNO - RESTITUISCA AL MALVE-
perché presso il malve sono comuni vari certificati di
diversi lovim, presso il love non sono comuni infatti
essi appartengono a lovim diversi ed è strano che si trovino
assieme presso di uno. |