La Ghemara aggiunge:
E secondo R'Yehuda che obbliga a risarcire i danni di oggetti
ricoperti e danneggiati dal fuoco, il fuoco di cui parla la
Tora viene a insegnare che cosa? [daf 6a]
.Il fuoco viene a insegnare che il
danneggiatore deve risarcire il danno anche nel caso in cui il fuoco
lambì
il suo campo già arato e annerì le sue pietre.
La Ghemara prende in considerazione
un altro passo della nostra Mishna e chiede:
IL LATO COMUNE AD ESSI È CHE SONO SON SOLITI RECAR DANNO
E TU DEVI AVERLI SOTTO CONTROLLO. Quindi tutti quelli che hanno tale peculiarità
- di esser soliti far danno e di dover essere tentui sotto controllo -
danno luogo a risarcimento. Quali altri casi del genere questa espressione
della nostra Mishna viene ad insegnare?
La Ghemara riporta l'interpretazione
di Abbaye:
Disse Abbaye: IL LATO COMUNE AD ESSI viene per insegnare
l'obbligo
del risarcimento nel caso in cui la suo pietra il suo coltello o il
suo carico che egli posò in cima al suo tetto caddero in presenza
di un vento normale e arrecarono danno.
La Ghemara esamina altre circostanze
rilevanti ai fini di stabilire l'obbligo del risarcimento:
Come sarebbe a dire? Se uno di questi oggetti ha arrecato
danno mentre cadeva - allora si tratta di un derivato del fuoco!
La Ghemara spiega l'implicazione
di quanto detto:
E i derivati del fuoco creano obbligo di risarcimento come il fuoco
stesso infatti in cosa è diverso il fuoco il quale arreca
danno
perché una forza estranea vi è implicata cioé
il vento ed è denaro tuo e tu sei tenuto alla sua custodia, anche
quelli la sua pietra il suo coltello o il suo carico arrecano danno
perché
una forza estranea vi è implicata cioé il vento e
son denaro tuo e tu sei tenuto alla loro custodia! Ritorna quindi la
domanda: Cosa ci insegna quell'espressione della nostra Mishna: IL LATO
COMUNE AD ESSI ecc.
La Ghemara esamina una seconda possibilità:
Ma invece se prendiamo in considerazione il caso in cui uno
di questi oggetti abbia recato danno dopo essersi posato sul terreno,
e qualcuno vi inciampò e ne ebbe un danno, se gli originali
proprietari li hanno abbandonati, sia per Rav che per Shmuel si tatta
di
un derivato del pozzo.
La Ghemara spiega l'implicazione
di quanto detto:
E i derivati del pozzo creano obbligo di risarcimento come il pozzo
stesso infatti in cosa è diverso il pozzo che fin dall'inizio
della sua esecuzione è tale da recar danno, è denaro tuo
e tu sei tenuto alla sua custodia, anche quelli la suo pietra il suo
coltello o il suo carico arrecano danno
fin dall'inizio della loro esecuzione
sono tali da recar danno cadendo dal tetto per un po' di vento,
son denaro tuo e tu sei tenuto alla loro custodia!Ritorna ancora la
domanda: Cosa ci insegna quell'espressione della nostra Mishna: IL LATO
COMUNE AD ESSI ecc.
La Ghemara esamina la secondo alternativa:
Invece se dobbiamo concludere che gli originali proprietari
non
li hanno abbandonati, per Shmuel che disse tutti gli arrecatori di
danni li impariamo dal pozzo, si tratta sempre di un derivato
del
pozzo!
La Ghemara conclude:
Resta fermo che si parla del caso in cui i proprietari li
hanno abbandonati, e ciò nonostante non sono simili al pozzo,
infatti
quando volessimo imparare dal pozzo le regole che regolano i danni da loro
arrecati, potremmo obiettare: cos'è che tu dici del pozzo,
in cui perché rechi danno non ci vuole alcuna forza estranea
come
il vento, che puoi dire di essi la suo pietra il suo coltello o
il suo carico nei quali perché rechino danno ci vuole
una forza estranea il vento che li fa cadere dal tetto?
La Ghemara risponde:
Il fuoco che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
che rechi danno con l'aiuto di una forza estranea, come il vento, dimostrerà
che
il danno da loro arrecato crea l'obbligo al risarcimento, anche se non
lo puoi imparare dal pozzo.
La Ghemara obietta:
Quando volessimo imparare le regole che regolano i danni da loro arrecati
dal fuoco, potremmo obiettare: cos'è che tu dici del fuoco,
che è solito propagarsi e far danno, che puoi dire di essi,
la suo pietra il suo coltello o il suo carico i quali non son soliti muoversi
per recar danno?
La Ghemara risponde:
Il pozzo che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
che non sia solito muoversi e recar danno, dimostrerà che
il danno da loro arrecato crea l'obbligo al risarcimento, anche se non
son soliti muoversi per recar danno. E il ragionamento ritorna su
sé stesso quando obietterai che dal pozzo non si può imparare
perché reca danno senza il coninvolgimento di forze estranee. Tuttavia,
benché dal fuoco e dal pozzo separatamente non possiamo imparare,
dal lato comune ad entrambi, che sono soliti recar danno, son denaro
tuo e tu sei tenuto alla loro custodia, puoi imparare che anche la suo
pietra il suo coltello o il suo carico, quando siano abbandonati dai loro
proprietari e recano danno, creano l'obbligo al risarcimento.
La Ghemara riporta l'interpretazione
di Rava:
Disse Rava: IL LATO COMUNE AD ESSI viene per insegnare
l'obbligo
del risarcimento nel caso in cui un pozzo che rotola tra le gambe della
gente e degli animali cioé un ostacolo, come un sasso, che fu
lasciato nel dominio pubblico, solo che nel posto in cui era stato messo
all'inizio non dava fastidio ad alcuno, ma rotolò tra le gambe dei
passanti e degli animali fino ad arrivare in un punto in cui un bue o un
asino vi inciamparono e vennero danneggati.
La Ghemara prende in esame
le circostanze rilevanti ai fini di stabilire l'obbligo del risarcimento:
Come sarebbe a dire? Se gli originali proprietari lo hanno
abbandonato, sia per Rav che per Shmuel si tatta
di un derivato del
pozzo.
La Ghemara spiega l'implicazione
di quanto detto:
E i derivati del pozzo creano obbligo di risarcimento come il pozzo
stesso infatti in cosa è diverso il pozzo che fin dall'inizio
della sua esecuzione è tale da recar danno e tu sei tenuto alla
sua custodia, anche quelli la suo pietra il suo coltello o il suo carico
arrecano danno
fin dall'inizio della loro esecuzione sono tali da recar
danno cadendo dal tetto per un po' di vento e tu sei tenuto alla
loro custodia! Ritorna ancora la domanda: Cosa ci insegna quell'espressione
della nostra Mishna: IL LATO COMUNE AD ESSI ecc.
La Ghemara esamina la secondo alternativa:
Invece se dobbiamo concludere che gli originali proprietari
non
li hanno abbandonati, per Shmuel che disse tutti gli arrecatori di
danni li impariamo dal pozzo, si tratta sempre di un derivato
del
pozzo!
La Ghemara conclude:
Resta fermo che si parla del caso in cui i proprietari li
hanno abbandonati, e ciò nonostante non sono simili al pozzo,
infatti
quando volessimo imparare dal pozzo le regole che regolano i danni arrecati
da questo sasso che rotolò tra le gambe di uomini e animale, potremmo
obiettare: cos'è che tu dici del pozzo, in cui le sue
azioni di colui che ha scavato quel pozzo gli hanno causato di
arrecar danno, potrai dire di quello il sasso che rotolò
tra le gambe di uomini e animali finché arrivò nel posto
in cui recò danno per il quale non furono le sue azioni di
colui che lasciò il sasso nella posizione iniziale a causargli
di
recar danno ma le azioni congiunte di tutti quelli che lo hanno spinto
nella posizione finale nella quale recò danno.
La Ghemara risponde:
Il toro che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
non siano le azioni del padrone ma quelle del toro a recar danno, dimostrerà
che
il danno arrecato da un sasso che rotola tra i piedi di uomini e animali,
crea l'obbligo al risarcimento, anche se non lo puoi imparare dal pozzo.
La Ghemara obietta:
Quando volessimo imparare dal toro le regole che regolano il danno
arrecato da un sasso che rotola tra i piedi di uomini e animali, potremmo
obiettare: cos'è che tu dici del toro, che è solito
camminare e far danno, che puoi dire del sasso in questione, il quale
non è capace di muoversi per recar danno?
La Ghemara risponde:
Il pozzo che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
che non sia solito muoversi e recar danno, dimostrerà che
il danno arrecato dal sasso rotolante crea l'obbligo al risarcimento, anche
se non è capace di muoversi per recar danno. E il ragionamento
ritorna su sé stesso quando obietterai che dal pozzo non si
può imparare perché esso è frutto dell'azione di chi
lo ha scavato mentre la pietra rotolante non danneggia a causa dell'azione
di chi la ha depositata. Tuttavia, benché dal toro e dal pozzo separatamente
non possiamo imparare, dal lato comune ad entrambi, che sono soliti
recar danno, son denaro tuo e tu sei tenuto alla loro custodia, puoi imparare
che anche il sasso rotolante, quando sia stato abbandonato da qualcuno
e reca danno, crea l'obbligo al risarcimento.
La Ghemara riporta l'interpretazione
di R'Ada bar Ahava:
R'Ada bar Ahava disse: IL LATO COMUNE AD ESSI viene per insegnare
l'obbligo
del risarcimento in un caso come quello di cui parla la Baraita:
TUTTI COLORO DI CUI DISSERO: APRONO I LORO SCARICHI E RIPULISCONO LE LORO
GROTTE - NELLA STAGIONE SICCITOSA NON NE HANNO IL PERMESSO, NELLA STAGIONE
DELLE PIOGGE NE HANNO IL PERMESSO, PERSINO QUANDO NE AVESSERO IL PERMESSO,
SE HANNO CAUSATO UN DANNO - SONO TENUTI AL RISARCIMENTO.
La Ghemara esamina le circostanze
ai fini di stabilire l'obbligo del risarcimento:
Come sarebbe a dire? Se questi scarichi hanno arrecato danno
mentre uscivano - allora si tratta della sua stessa forza cioé
della forza di un uomo che reca danno e questo certo non lo dobbiamo imparare
da IL LATO COMUNE AD ESSI!
La Ghemara esamina una seconda
possibilità:
Prendiamo invece in considerazione il caso in cui uno di questi
scarichi abbia recato danno dopo essersi depositato sul terreno,
e qualche animale vi inciampò e ne ebbe un danno.
La Ghemara esamina le circostanze:
Come sarebbe a dire? Se gli originali proprietari lo hanno
abbandonato, sia per Rav che per Shmuel si tatta
di un derivato del
pozzo.
La Ghemara spiega l'implicazione
di quanto detto:
E i derivati del pozzo creano obbligo di risarcimento come il pozzo
stesso infatti in cosa è diverso il pozzo che fin dall'inizio
della sua esecuzione è tale da recar danno, è denaro tuo
e tu sei tenuto alla sua custodia, anche quelli gli scarichi in questione
fin
dall'inizio della loro esecuzione sono tali da recar danno, son denaro
tuo e tu sei tenuto alla loro custodia!Ritorna quindi la domanda: Cosa
ci insegna quell'espressione della nostra Mishna: IL LATO COMUNE AD ESSI
ecc.
La Ghemara esamina la secondo
alternativa:
Invece se dobbiamo concludere che gli originali proprietari
non
li hanno abbandonati, per Shmuel che disse tutti gli arrecatori di
danni li impariamo dal pozzo, si tratta sempre di un derivato
del
pozzo!
La Ghemara conclude:
Resta fermo che si parla del caso in cui i proprietari li
hanno abbandonati, e ciò nonostante non sono simili al pozzo,
infatti
quando volessimo imparare dal pozzo le regole che regolano i danni arrecati
da questi scarichi, potremmo obiettare: cos'è che tu dici
del pozzo, che certo fu scavato senza permesso, che tu potrai dire
di questi gli scarichi in questione che furono depositati nel dominio
pubblico nei tempi delle piogge con permesso?
La Ghemara risponde:
Il toro che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
che il suo andare in giro è cosa permessa, dimostrerà
che
il danno arrecato da uno scarico, legittimamente depositato nel dominio
pubblico, crea l'obbligo al risarcimento, anche se non lo puoi imparare
dal pozzo.
La Ghemara obietta:
Quando volessimo imparare dal toro le regole che regolano il danno
arrecato dagli scarichi in questione, potremmo obiettare: cos'è
che
tu dici del toro, che è solito camminare e far danno, che
puoi dire degli scarichi in questione, i quali non sono capaci di muoversi
per recar danno?
La Ghemara risponde:
Il pozzo che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
che non sia solito muoversi e recar danno, dimostrerà che
il danno arrecato dagli scarichi crea l'obbligo al risarcimento, anche
se essi non son capaci di muoversi per recar danno. E il ragionamento
ritorna su sé stesso quando obietterai che dal pozzo non si
può imparare perché esso è stato scavato senza permesso
mentre gli scarichi sono stati depositati con permesso.. Tuttavia, benché
dal toro e dal pozzo separatamente non possiamo imparare, dal lato comune
ad entrambi, che sono soliti recar danno, son denaro tuo e tu sei tenuto
alla loro custodia, puoi imparare che anche gli scarichi in questione,
quando siano stati abbandonato da qualcuno e rechino danno, creano l'obbligo
al risarcimento.
La Ghemara riporta l'interpretazione
di Ravina:
Ravina disse: IL LATO COMUNE AD ESSI viene per insegnare
l'obbligo
del risarcimento in un caso come quello di cui parla la Mishna
(Baba
Metzya 117b): IL MURO E L'ALBERO CHE CADDERO NEL DOMINIO PUBBLICO E
FECERO DANNO - il loro proprietario È ESENTE DA RISARCIMENTO.
SE i giudici del Bet Din GLI STABILIRONO UNA DATA ENTRO LA QUALE
TAGLIARE QUELL'ALBERO O DEMOLIRE QUEL MURO, MA QUELLI CADDERO ENTRO QUELLA
DATA E RECARONO DANNO - È ESENTE, DOPO QUELLA DATA - È OBBLIGATO
al
risarcimento.
La Ghemara prende in esame le
circostanze rilevanti ai fini di stabilire l'obbligo del risarcimento:
Come sarebbe a dire? Se il proprietario dell'albero o del muro
lo
ha abbandonato, sia per Rav che per Shmuel si tatta
di un derivato
del
pozzo.
La Ghemara spiega l'implicazione
di quanto detto:
E i derivati del pozzo creano obbligo di risarcimento come il pozzo
stesso infatti in cosa è diverso il pozzo il cui danno è
comune e tu sei tenuto alla sua custodia, anche quelli l'albero e il
muro pericolanti
il loro danno è comune una volta che sono
caduti nel dominio pubblico, e tu sei tenuto alla loro custodia! Ritorna
ancora la domanda: Cosa ci insegna quell'espressione della nostra Mishna:
IL LATO COMUNE AD ESSI ecc.
La Ghemara esamina la secondo
alternativa:
Se invece diciamo che il proprietario
non li ha abbandonati,
per Shmuel che disse tutti gli arrecatori di danni li impariamo
dal pozzo, si tratta sempre di un derivato
del pozzo!
La Ghemara conclude:
Resta fermo che si parla del caso in cui il proprietario li
ha abbandonati, e ciò nonostante non sono simili al pozzo,
infatti
quando volessimo imparare dal pozzo le regole che regolano i danni arrecati
da un albero o un muro caduti nel dominio pubblico, potremmo obiettare:
cos'è
che
tu dici del pozzo che fin dall'inizio della sua esecuzione è
tale da recar danno, potrai dire di quelli l'albero e il muro
pericolanti
che non sono tali da recar danno fin dall'inizio ma
solo dopo che son caduti nel dominio pubblico?
La Ghemara risponde:
Il toro che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
non sia tale da recar danno fin dall'inizio, dimostrerà
che
il danno arrecato da un albero o da un muro pericolanti, crea l'obbligo
al risarcimento, anche se non lo puoi imparare dal pozzo.
La Ghemara obietta:
Quando volessimo imparare dal toro le regole che regolano il danno
arrecato da un albero o un muro pericolanti, potremmo obiettare: cos'è
che
tu dici del toro, che è solito camminare e far danno, che
puoi dire dell'albero o del muro in questione, i quali non sono capaci
di muoversi per recar danno?
La Ghemara risponde:
Il pozzo che dà luogo all'obbligo al risarcimento, nonostante
che non sia solito muoversi e recar danno, dimostrerà che
il danno arrecato dall'albero o dal muro pericolanti crea l'obbligo al
risarcimento, anche se non son capaci di muoversi per recar danno. E
il ragionamento ritorna su sé stesso quando obietterai che dal
pozzo non si può imparare perché esso è tale da recar
danno fin dall'inizio mentre l'albero o il muro pericolanti non sono tali
da recar danno fin dall'inizio. Tuttavia, benché dal toro e dal
pozzo separatamente non possiamo imparare, dal lato comune ad entrambi
puoi imparare che anche l'albero o il muro pericolanti caduti nel dominio
pubblico, quando siano stati abbandonati da qualcuno e recano danno, creano
l'obbligo al risarcimento.
La Ghemara osserva un particolare
nella formulazione della nostra Mishna:
E QUANDO ABBIANO FATTO DANNO, CHI NE È IL RESPONSABILE
È TENUTO.
La Ghemara si meraviglia sul linguaggio
della Mishna:
Il responsabile "è tenuto"? Il responsabile "è obbligato"
bisogna dire!
La Ghemara spiega:
Disse R'Yehuda in nome di Rav: Quel Tanna della nostra Mishna
era
certo
un
gerosolimitano, abituato a redigere il suo insegnamento
in un linguaggio
approssimativo.
La Ghemara prende in esame un
altro passo della nostra Mishna:
CHI NE È IL RESPONSABILE È TENUTO A PAGARE IL
RISARCIMENTO DEL DANNO CON LA MIGLIOR TERRA.
La Ghemara porta una Baraita
che tratta dell'argomento:
Rabbanan insegnarono in una Baraita: Quello che la Tora scrive
a proposito dei progenitori di danni il dente e lo zoccolo (Esodo
22, 4) CON IL SUO MIGLIOR CAMPO E CON LA SUA MIGLIOR VIGNA EGLI DOVRÀ
PAGARE
-
noi lo interpretiamo IL MIGLIOR CAMPO DEL DANNEGGIATO
E LA MIGLIOR VIGNA DEL DANNEGGIATO, PAROLE DI R' YISHMAEL. L'intenzione
di R'Yishmael, a questo punto della trattazione talmudica, è che
il danno venga calcolato prendendo in considerazione un appezzamento di
terra pregiata del danneggiato e calcolando il prezzo del degrado di tale
appezzamento. R'AKIVA DICE: LA SCRITTURA ALTRO NON VIENE AD INSEGNARE
CHE IL RISARCIMENTO DEI DANNI SI FA DALLA TERRA MIGLIORE cioé
che quando il danneggiatore vuol risarcire con un terreno, deve risarcire
con il migliore terreno in suo possesso E KAL
VACHOMER NEI RIGUARDI DELL'HEKDESH.
La Ghemara si chiede:
Ma R'Yishmael cosa pensa? Posso capire che se l'animale del
danneggiatore mangiò il raccolto del terreno grasso egli
il
danneggiatore deve pagare il danno arrecato ad un terreno
grasso,
ma
perché mai se mangiò il raccolto di un terreno
magro, deve pagare secondo il danno arrecato ad un terreno grasso?
La Ghemara offre una spiegazione:
Disse R'Idi bar Avin: Di quale caso ci stiamo occupando? Per esempio
del
caso in cui l'animale del danneggiatore mangiò
ilraccolto
di un appezzamento qualsiasi tra gli appezzamenti
di
proprietà del danneggiato, e noi non sappiamo se abbia mangiato
il raccolto di un appezzamento magro o se abbia mangiato
il raccolto di un appezzamento grasso, nel qual caso la Baraita
ci insegna che deve pagare con un appezzamento
grasso.
La Ghemara lancia la sua obiezione:
Disse Rava: Ma cosa - se sapevamo che mangiò il raccolto
di un appezzamento magro - non paga altro che con un appezzamento
magro,
ora che non sappiamo se abbia mangiato il raccolto di un
appezzamento
magro o se abbia mangiato il raccolto di
un appezzamento
grasso, paga uno grasso? Ma vige il principio
chi vuol far uscire
qualcosa
dalle mani di un altro, è lui che deve portare le prove che
la cosa in mano dell'altro gli appartiene!
La Ghemara propone una nuova
spiegazione:
Piuttosto disse R'Acha bar Ya'akov: Non è che R'Yishmael
sia dell'opinione che il danneggiatore debba pagare più di quanto
ha danneggiato, solo di quale caso ci stiamo occupando? Per esempio
del
caso in cui la terra pregiata del danneggiato valeva come la terra mediocre
del danneggiatore e su questo divergevano le opinioni di R'Yishmael
e R'Akiva, R'Yishmael pensava: Ci si deve basare in forza del versetto
della Tora, sulla terra del danneggiato, e il danneggiatore paga
in base ad un terreno che sia pregiato per il danneggiato, e non di più,
anche se presso di lui quel terreno è considerato mediocre. R'Akiva
pensava: Ci si basa sulla terra del danneggiatore.
La Ghemara chiede quale sia
la base del ragionamento di R'Yishmael:
Quale è il ragionamento di R'Yishmal? È detto nella
Tora (Esodo 22, 4) campo sotto alla fine del versetto, e
è detto campo sopra all'inizio del versetto, come
il campo nominato sopra appartiene al danneggiato, così il campo
nominato sotto dove si parla del risarcimento del danno arrecato appartiene
al danneggiato, e ciò si impara da una ghezera
shava.
La Ghemara chiede quale sia
la base del ragionamento di R'Akiva:
E R'Akiva? Quale è la base del suo ragionamento? Il versetto
sopra citato dice a proposito del risarcimento del danno con il suo
miglior campo e con la sua miglior vigna dovrà pagare - che
letteralmente vuol dire che il campo a cui ci riferisce per il risarcimento
del danno appartiene a quello che deve pagare e quindi al danneggiatore
e non al danneggiato.
La Ghemara sollecita una risposta
di R'Yishmael a R'Akiva:
E R'Yishmael cosa ha da rispondere a R'Akiva? Vale l'interpretazione
ottenuta grazie alla ghezera shava e vale il versetto nella
sua interpretazione letterale. Vale la ghezera shava - come abbiamo
detto sopra, e vale il versetto - come ad esempio nel caso in cui
il danneggiatore abbia terreni pregiati e mediocri e il danneggiato abbia
pregiati ma di valore inferiore ai pregiati del danneggiatore, e
il mediocre del danneggiatore non vale come il pregiato del danneggiato,
quindi
il danneggiatore non ha un terreno del valore del terreno pregiato del
danneggiato, e si potrebbe pensare che il danneggiatore non è tenuto
a pagare con un suo terreno pregiato che vale più del pregiato del
danneggiato. Il versetto dice che in tal caso il danneggiatore
lo
deve risarcire con un terreno pregiato in suo possesso, e non può
dirgli al danneggiato: Vieni a prenderti uno dei
terreni mediocri,
ma deve dirgli: Prenditi uno dei terreni
pregiati.
La Ghemara prende ora in considerazione
il seguito delle parole di R'Akiva nella Baraita:
R'AKIVA DICE: LA SCRITTURA ALTRO NON VIENE AD INSEGNARE CHE IL RISARCIMENTO
DEI DANNI SI FA DALLA TERRA MIGLIORE E KAL
VACHOMER NEI RIGUARDI DELL'HEKDESH.
La Ghemara chiede:
Cosa vuol dire: Kal vachomer nei riguardi dell'hekdesh?
Forse vuol dire che quando un toro nostro abbia incornato un toro
dell'hekdesh siamo esenti dal risarcimento, come impariamo dal
versetto (Esodo 21, 35) il toro del suo compagno ha detto il
Misericordioso - da cui si deduce e non il toro dell'hekdesh.
La Ghemara propone una soluzione
alternativa:
Piuttosto la frase "kal vachomer nei riguardi dell'hekdesh"
si riferisce a uno che dice: "Sia su di me l'obbligo di versare
un
mane al tesoro del
Tempio" che in tal caso viene il tesoriere e riscuote da un
suo terreno pergiato.
La Ghemara obietta:
Non può essere. Infatti in tal caso l'hekdesh non
sarebbe altro nei riguardi del privato che un creditore, |