a
Debra

      in occasione del suo Bat Mitzva
     
auguriamo, con tanto amore, una stagione felice
      in cui crescere nella comprensione della Tora'
  e nella gioiosa applicazione
dei suoi insegnamenti


mamma e papa'
Dany e Giulio Barki

9 Kislev 5768


 

Daf 8

MEGHILLA NIKRET

CAPITOLO PRIMO

MEGHILLA

È permesso copiare e divulgare la presente pagina a condizione che a capo pagina sia riportata la scritta: da "Chavruta" di Rav Mordechai Goldstein
 
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Mishna
8a

Non vi è differenza tra uno che è proibito da un voto di trar beneficio da un altro, e uno che è proibito da un voto di trar benefici alimentari da lui, fuor che il metter piede nella sua proprietà e l'uso di utensili con cui non si prepara il cibo. 
 

Ghemara La Ghemara deduce:
[Ne deduciamo che] nei riguardi degli utensili con cui si prepara il cibo questo, il proibito "totale"e quello, il proibito "alimentare", sono pari, cioè entrambi proibiti allo stesso modo.
La nostra Mishna  afferma che il proibito "totale" è proibito dal:
METTER PIEDE nella proprietà dell'autore del voto.
La Ghemara chiede:
Ma la gente non vi fa caso. Perchè dovrebbe essere proibito?
La Ghemara risponde:
Disse Rava: [La Mishna di cui sopra], di chi riflette l'opinione? Di R'Eliezer, che disse: al proibito da un voto di trar beneficio, anche "la cosa a cui non si fa caso" è proibita.
Mishna Non vi è differenza tra le offerte da voto e le offerte da dono, salvo che nei riguardi delle offerte da voto se ne contrae la responsasbilità mentre nei riguardi delle offerte da dono non se ne contrae la responsasbilità. 
Ghemara La Mishna ha stabilito che l'unica differenza tra voti e doni sta nella responsabilità. La Ghemara fa notare l'implicazione:
[Ciò implica che] quanto alla proibizione di "non ritardare" l'adempimento del voto, questo [voto] e quello [dono] sono pari, e non vanno posticipati.
La Ghemara cita una Mishna che spiega la differenza tra voto e dono: 
Là in una Mishna ci insegnarono: CHE COS'È UN OFFERTA VOTIVA? UNO CHE DICE: "ECCO CHE SU DI ME vi è l'obbligo di recare UN' 'OLA". CHE COS'È UN DONO? UNO CHE DICE: "QUESTO animale qui, E` INVERO UN' 'OLA".  E CHE differenza C'È TRA OFFERTE VOTIVE E DONI? Nel caso delle OFFERTE VOTIVE, se gli animali MUOIONO O VENGONO RUBATI O VANNO PERDUTI, [L'AUTORE DEL VOTO] È RESPONSABILE PER ESSI e deve rimpiazzarli. Nel caso dei DONI, se gli animali MUOIONO O VENGONO RUBATI O VANNO PERDUTI, [IL DONATORE] NON È RESPONSABILE PER ESSI e non è tenuto a rimpiazzarli.
La Ghemara indaga sulle fonti scritturali:
Quale è l'origine di tali insegnamenti?
La Ghemara fornisce la risposta:
Come Rabbanan insegnarono in una Baraita: il versetto dice: E SARÀ BENACCETTO  PER LUI, PER ESPIARE PER LUI. R'SHIMON DICE: COLUI CHE il sacrificio incombe "SU DI LUI", NE PORTA LA RESPONSABILITÀ, E COLUI CHE il sacrificio non incombe "SU DI LUI", NON NE PORTA LA RESPONSABILITÀ.
La Ghemara indaga:
Come mai questo è il significato, cioè che dalle parole "su di lui" impariamo la responsabilità? Disse R'Yzchak bar Avdimi: Dal momento che ha detto "su di me",  è come  se lo lo avesse caricato sulle spalle. L'espressione "su di me" è un esplicito caricarsi della resposabilità.
Mishna Non vi è differenza tra un zav (persona di sesso maschile che sperimentò emissione gonorroica) che vide due polluzioni ed uno che ne vide tre, salvo che per l'obbligo di portare il sacrificio.
Ghemara La Mishna affermò non esserci differenza tra un zav di due polluzioni e uno di tre polluzioni se non per la richiesta di portare un sacrificio. La Ghemara fa notare l'implicazione:
[Ciò implica che] quanto alla impurità connessa al suo giaciglio e al suo sedile e alla conta dei sette giorni "puliti", questo [lo zav da due] e quello [lo zav da tre] sono pari.
La Ghemara indaga sulle fonti scritturali:
Quale è l'origine di tali insegnamenti? Dove questa regola è insegnata nella Scrittura?
Perchè Rabbanan insegnarono in una Baraita: R'SIMAI DICE: LO SCRITTO CONTÒ DUE polluzioni  E LO CHIAMÒ IMPURO, TRE polluzioni E LO CHIAMÒ IMPURO. E COME MAI? Se la Scrittura aveva detto che è impuro dopo due polluzioni, perchè ripetere che lo è dopo tre? DUE, PER contrarre lo stato di IMPURITÀ E TRE, PER contrarre l'obbligo di portare IL SACRIFICIO.
La Ghemara mette in discussione la spiegazione del versetto e ne porta una alternativa:
E se dicessimo: due [polluzioni] per l'impurità ma non per il sacrificio, tre [polluzioni] per il sacrificio ma non per l'impurità. Da dove sappiamo che lo zav dopo tre polluzioni è soggetto ad entrambe le definizioni?
La Ghemara respinge tale alternativa:
Avresti detto: Finchè egli non vide tre polluzioni, ne vide due! Alla terza polluzione aveva già contratto lo stato di impurità ed è difficile pensare che la vista della terza porti ad una sospensione dello stato di impurità.
La Ghemara continua ad interrogare:
E se dicessimo: due per il sacrificio ma non per l'impurità, tre anche per l'impurità? Forse che due polluzioni creano l'obbligo del sacrificio e solo la terza completa lo stato di impurità grave propria dello zav?
La Ghemara risponde:
Non metterti in testa una simile possibilità. Perchè fu insegnato in una Baraita: Il versetto dice: ED ESPIERÀ SU DI LUI IL KOHEN DI FRONTE A HASHEM, DALLA SUA POLLUZIONE. Si impara dalla limitazione introdotta dalla parola "dalla". ALCUNI "degli" ZAVIM, enon tutti gli zavim, PORTANO IL SACRIFICIO E ALCUNI "degli" ZAVIM NON PORTANO IL SACRIFICIO. COME SAREBBE? SE HA VISTO TRE polluzioni PORTA il sacrificio, DUE, NON PORTA. O NON È FORSE HA VISTO DUE, PORTA, HA VISTO TRE, NON PORTA? PUOI DIRE: PRIMA DI AVERNE VISTE TRE NE HA VISTE DUE.
La Ghemara osserva:
Ed è necessario [il ragionamento] di R'Simai ed è necessario [il ragionamento] a partire dall'espressione "dalla sua polluzione". Perchè se esistesse solo il ragionamento di R'Simai, potrei pensare nel senso degli argomenti contrastanti che gli sono stati sollevati contro, cioè che la distinzione tra zav di due e zav di tre stabilisca gradi di impurità, ma non dice niente sull'obbligo del sacrificio. Perciò viene il ragionamento "dalla sua polluzione" che ci informa che la distinzione tra i due tipi di zavim riguarda il sacrificio. E se avessimo avuto solo il ragionamento "dalla sua polluzione" non sapremmo a quante polluzioni accenna il versetto. Perciò viene il ragionamento di R'Simai e ci informa che le Scritture distinguono tra un zav di due polluzioni e uno di tre polluzioni.
La Ghemara chiede:
Ora che hai detto che l'espressione "dalla sua polluzione"viene per essere interpretata come una limitazione da cui dedurre un ordinamento, quale ordinamento impari dalla stessa espressione del versetto: E quando lo zav si purifica "dalla sua polluzione"?
La Ghemara risponde:
Essa è necessaria per quanto è insegnato in una Baraita: E QUANDO LO ZAV SI PURIFICA significa QUANDO CESSA DALLA SUA POLLUZIONE, immediatamente comincia a contare i giorni puliti.La seconda parte del versetto: [DALLA SUA POLLUZIONE] questo insegna: DALLA SUA POLLUZIONE, cioè dalla fine della sua polluzione, E NON DALLA fine della SUA POLLUZIONE E DALLA fine della SUA PIAGA, in altre parole: se lo zav è anche lebbroso può contare i sette giorni puliti dalla polluzione anche quando dal punto di vista della lebbra è ancora impuro. DALLA SUA POLLUZIONE EGLI CONTERÀ INSEGNA SULLO ZAV DI DUE sole POLLUZIONI, che si sta purificando "da" la sua polluzione, cioè un condizione di zav limitata, CHE GLI È RICHIESTA LA CONTA DI SETTE giorni puliti prima che possa immergersi nel mikve. 
La Baraita, tuttavia, mette in dubbio la necessità di una fonte scritturale per insegnare che uno zav di due polluzioni necessita i sette giorni puliti:
MA NON È ESSA UNA DERIVAZIONE LOGICA? SE CONTAMINA GIACIGLIO E SEDILE, caratteristici di impurità grave, NON SARÀ RICHIESTO DI CONTARE SETTE giorni puliti?

8b

La Baraita risponde che la conta di sette giorni per lo zav di due polluzioni non è derivabile logicamente dalla gravità dell'impurità:
LA DONNA CHE CUSTODISCE UN GIORNO IN CORRISPONDENZA DI UN GIORNO DIMOSTRA, che impurità e conta dei sette non sono connessi, PERCHÈ LEI CONTAMINA GIACIGLIO E SEDILE E TUTTAVIA NON LE È RICHIESTA LA CONTA DEI SETTE giorni puliti per purificarsi. E ANCHE TU NON MERAVIGLIARTI DI QUESTO zav di due polluzioni, CHE BENCHÈ CONTAMINI GIACIGLIO E SEDILE E TUTTAVIA NON GLI È RICHIESTA LA CONTA DEI SETTE giorni puliti per purificarsi. Così senza un versetto non potremmo includere uno zav di due polluzioni nell'obbligo di contare i sette giorni puliti. Perciò LA TORA AFFERMA riguardo ai sette giorni dello zav: DALLA SUA POLLUZIONE ED EGLI CONTERÀ i sette giorni puliti, che implica che anche quando vuole purificarsi DA UN PO' DI POLLUZIONE, solo due emissioni, egli dovrà contare i sette giorni puliti. QUESTO INSEGNA CHE ALLO ZAV DI DUE POLLUZIONI È RICHIESTA LA CONTA DEI SETTE giorni puliti.
La Ghemara domanda:
Gli disse Rav Pappa ad Abbaye: Che differenza c'è tra quel "dalla sua polluzione", che include lo zav di due polluzioni nella conta di sette, e quel "dalla sua polluzione" che esclude lo zav di due polluzioni dall'obbligo di portare un sacrificio?
La Ghemara risponde:
Gli disse [Abbaye a Rav Pappa]: Se tu  ammetti che quel "dalla sua polluzione" viene ad escludere lo zav di due polluzioni dalla necessità di contare i sette puliti invece che venire ad includervelo,lascia che il versetto taccia di lui. Uno zav di soltanto due polluzioni non avrebbe bisogno di un versetto "escludente" per non dover contare i sette giorni puliti.
La Ghemara fa anticipare ad Abbaye una possibile domanda:
E se tu dici che se il versetto non avesse riportato l'espressione "dalla sua polluzione", si sarebbe derivato con un procedimento logico che lo zav di due polluzioni deve contare i sette puliti, allora l'espressione "dalla sua polluzione" sarebbe necessaria per escluderlo da quest'obbligo. Questo non è un valido argomento, lo dimostra la donna che custodisce un giorno in corrispondenza di un giorno che grado di impurità e obbligo di contare sette giorni puliti, non sono correlati tra loro.
La Ghemara fa anticipare ad Abbaye un'altra possibile domanda:
E se tu dici che l'espressione "dalla sua polluzione" è richiesta per insegnare: "dalla sua polluzione" e non dalla sua polluzione e dalla sua piaga della lebbra. Questo non è un valido argomento, perchè se così fosse, che il versetto vuol solo insegnare che uno zav lebbroso può contare i sette giorni puliti mentre è ancora lebbroso, lascia che il versetto scriva: E quando lo zav si purifica e poi taccia. L'espressione "dalla sua polluzione", a cosa mi serve? Tu devi concludere che insegna che lo zav di due polluzioni ha l'obbligo della conta dei sette giorni puliti per potersi purificare, come risulta dalla Baraita su riportata. 
 

Mishna Un mezora, un lebbroso, è una persona affetta da una malattia della pelle, zara'at, che deve essere valutata dal Kohen. Se ad un primo esame, il Kohen non nota tutti i segni necessari per dichiarare la malattia, il mezora viene isolato, musgar, per essere controllato nuovamente dopo sette giorni di confino, hesgher. Se dopo sette giorni il Kohen nota che il mezora presenta ora tutti i segni della zara'at, lo dichiara definitivamente lebbroso, mezora muchlat.
Non vi è differenza tra un mezora musgar e un mezora muchlat, salvo il lasciarsi crescere i capelli e lo stracciarsi le vesti . Non vi è differenza tra uno che si è verificato puro dopo il periodo di confino e uno che si è purificato dopo esser stato mezora muchlat, salvo la rasatura e il rito degli uccelli. 
Ghemara La Mishna afferma che il lasciarsi crescere i capelli e lo stracciarsi le vesti sono l'unica differenza tra il lebbroso dichiarato e il lebbroso in osservazione. La Ghemara deduce:
Però quanto all'estromissione fuori dalle mura della città e le complicazioni dello stato di impurità, questo, il lebbroso dichiarato,  e quello, il lebbroso in osservazione, sono pari.
La Ghemara indaga sulle fonti scritturali:
Quale è l'origine di tali insegnamenti? Dove è indicato nelle Scritture che il lasciarsi crescere i capelli e lo stracciarsi le vesti non sono richiesti al lebbroso in osservazione?
La Ghemara risponde:
Come Rav Shmuel bar Yizchak insegnò da una Baraita alla presenza di Rav Huna: Il versetto afferma che un lebbroso in osservazione che si verifichi puro: ALLORA IL KOHEN LO DICHIARERÀ PURO, SI TRATTA DI MISPACHAT, EGLI IMMERGERÀ LE SUE VESTI ED EGLI SI È PURIFICATO. Cioè EGLI ÈPURO FIN DALL'INIZIO DA necessità di LASCIARSI CRESCERE I CAPELLI E STRACCIARSI LE VESTI.
La Ghemara respinge questa prova:
Gli disse Rava: Ma allora da qui, se la parola "vetaher", ed egli si è purificato, implica purità fin dall'inizio, riguardo allo zav, per cui è scritto: Ed egli immergerà le sue vesti e immergerà le sue carni nell'acqua sorgiva,ed egli si è purificato, quale "ed egli si è purificato fin dall'inizio" c'è da dire là? Piuttosto, tu devi spiegare l'espressione "ed egli si è purificato" nel contesto dello zav e dire: Egli è puro da ora dalla complicazione di rendere impuro un utensile di terracotta per averlo mosso.Cioè, anche se tornerà a vedere una polluzione nei sette giorni dopo l'immersione, non trasmette l'impurità retroattivamente per aver mosso un oggetto. Qui, anche, nel contesto del mezora, l'espressione "ed egli si è purificato" insegna che il mezora, dopo l'immersione, è puro da ora dalla complicazione di rendere retroattivamente impura una abitazione con l'entrarvi, , anche se le sue macchie poi crescono e viene dichiarato impuro dal Kohen.
Dunque, la fonte scritturale della Baraita insegnata da Rav Shmuel bar Yizchak per esentare il lebbroso in osservazione dal lasciarsi crescere i capelli e dallo stracciarsi le vesti, risulta inaccettabile, perchè l'espressione "ed egli si è purificato" non si riferisce a una purità fin dall'inizio.
La Ghemara presenta un'altra fonte scritturale:
Piuttosto, disse Rava la fonte scritturale che esenta il mezora in osservazione dal lasciarsi crescere i capelli e dallo stracciarsi i vestiti è presa da qui: Il versetto dice: E la persona afflitta da lebbra, "nel quale" l'afflizione dimora, i suoi abiti saranno stracciati, i capelli del suo capo saranno intonsi. Ciò implica che il mezora che deve far crescere i capelli e stracciare le vesti è colui in cui la lebbra è dipendente dal suo corpo, cioè il lebbroso confermato, che non esce dal suo stato finchè il suo corpo non guarisce. Vi è escluso questo, il lebbroso in osservazione, in cui la lebbra non è dipendente dal suo corpo ma dai giorni del suo confino.
La Ghemara mette in discussione la prova di Rava: 
Gli disse Abbaye: Ma allora da qui, se l'espressione "nel quale" indica il lebbroso confermato, dovremmo applicare ciò al versetto: Tutti i giorni che la lebbra è "in lui", egli sarà impuro ...la sua abitazione sarà al di fuori dell'accampamento, e così interpretare: Colui nel quale la lebbra è dipendente dal suo corpo, cioè il lebbroso confermato, è lui che deve essere estromesso dalle mura della città, ma colui nel quale la lebbra non è dipendente dal suo corpo, cioè il lebbroso in osservazione, non deve essere estromesso dalle mura della città.Ma fu insegnato nella nostra Mishna: NON VI È DIFFERENZATRA UN MEZORA MUSGAR E UN MEZORA MUCHLAT, SALVO IL LASCIARSI CRESCERE I CAPELLI E LO STRACCIARSI LE VESTI. Ciò implica: Però quanto all'estromissione fuori dalle mura della città e la trasmissione  dello stato di impurità ad oggetti entrando in casa, questo, il lebbroso dichiarato,  e quello, il lebbroso in osservazione, sono pari. Quindi l'espressione "in lui" non si riferisce esclusivamente al lebbroso confermato come asserì Rava!
La Ghemara riporta la risposta di Rava:
Gli disse [Rava ad Abbaye]: Il versetto sull'estromissioine dalla città avrebbe potuto dire semplicemente "i giorni", ma invece aggiunse "Tutti" i giorni, ciò per includere il lebbroso in osservazione nell'estromissione dalle mura della città.
La Ghemara chiede:
Se è così, che il lebbroso in osservazione è incluso in tutte le leggi del lebbroso a meno che non venga escluso in modo specifico da un versetto, per quale ragione rasatura e rito degli uccelli non si eseguono anche per il lebbroso in osservazione come insegna la nostra Mishna: NON VI È differenza TRA UNO che si è verificato PURO DOPO IL PERIODO DI CONFINO E UNO che si è PURIFICATO DOPO ESSER STATO mezora MUCHLAT, SALVO LA RASATURA E il rito deGLI UCCELLI. Perchè non si eseguono sul lebbroso in osservazione dal momento che non c'è un versetto che lo esclude?
La Ghemara risponde:
Disse Abbaye: Disse il versetto: E il Kohen uscirà dall'accampamento; il Kohen guarderà, ed ecco la piaga della lebbra "è guarita". Ciò implica che il versetto parla solo di uno per cui la lebbra è dipendente da guarigione, cioè il lebbroso confermato. Uscì questo, la cui lebbra non dipende da guarigione ma dai giorni del suo confino.
Mishna Non vi è differenza tra le leggi concernenti i Libri delle Scritture e le leggi concernenti tefillin e mezuzot, salvo che i Libri delle Scritture possono essere scritti in tutte le lingue, mentre tefillin e mezuzot non si possono scrivere che in Ashurit, cioè in Ebraico. Rabban Shimon ben Gamliel dice: Anche i Libri delle Scritture essi [i Chachamim] non permisero che si scrivessero altro che in Greco.
Ghemara La Mishna disse che l'unica differenza tra Libri delle Scritture e tefillin e mezuzot consiste nella lingua in cui possono essere scritti. La Ghemara deduce:
Ma quanto a cucirli con tendini e a rendere impure le mani toccandoli, questi e quelli sono pari.
La nostra Mishna disse:
LIBRI delle Scritture POSSONO ESSERE SCRITTI IN TUTTE LE LINGUE ecc.
La Ghemara mette in discussione questo ordinamento:
Essi indicarono una contraddizione a ciò dalla seguente Baraita: UN TESTO EBRAICO di un qualsiasi libro delle Scritture SCRITTO IN ARAMAICO, o UN TESTO ARAMAICO di un qualsiasi libro delle Scritture SCRITTO IN EBRAICO, E una qualsiasi parter delle Scritture scritto IN SCRITTURA IVRI, [I ROTOLI] NON RENDONO IMPURE LE MANI che li toccano, perchè difettano della santità dei rotoli propriamente scritti FINCHÈ NON SIANO SCRITTI IN SCRITTURA ASHURIT SU PERGAMENA E CON INCHIOSTRO NERO.Ma la nostra Mishna disse che i libri delle Scritture possono essere scritti in ogni lingua!
La Ghemara risponde:
Disse Rava: Nessuna difficoltà.
 
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